Autore Topic: Il lavoro  (Letto 1953864 volte)

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Offline alexross

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Re: Il lavoro
« Risposta #20130 il: 22 Lug 2022, 09:13 »
quanto qualunquismo, come se in Italia non ci fosse gente che si fa il culo al lavoro. Poi le tutele ci son per chi riesce a farsi tutelare, quando interi settori, e ti faccio l'esempio del mondo degli studi professionali e delle società di ingegneria, si basano sull'assumere false partite iva a costo zero e tutela ancora meno...

Offline pedro

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Re: Il lavoro
« Risposta #20131 il: 22 Lug 2022, 19:45 »
Io non ho detto che chi lavora non si fa il culo. Semplicemente se lo fanno per meno giorni degli altri.
Le tutele poi riguardano ovviamente chi è in regola, che discorsi; mica puoi giudicare l’irregolarità.
«Allora dev'essere molto pericoloso essere un uomo.» «Lo è, signora. E solamente pochi ce la fanno. È un mestiere difficile, e al fondo c'è la tomba.»

Offline alexross

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Re: Il lavoro
« Risposta #20132 il: 24 Lug 2022, 11:11 »
irregolarità... pensa che alle società di ingegneria per partecipare ai concorsi pubblici è chiesto di dichiarare quante persone vengono impiegate. E pensa un pò ti dicono che puoi considerare i collaboratori che fatturano più del 50% alla società alla stregua dei dipendenti.
Quindi è lo stato stesso che non solo ti consente ma a questo punto ti suggerisce di fare società dove hai solo false partite iva che tanto per loro è uguale.
Alla faccia della tutela del lavoratore. Quindi no le tutele non ci sono per tutti e non tutti i lavoratori sono tutelati allo stesso modo.

Offline pedro

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Re: Il lavoro
« Risposta #20133 il: 24 Lug 2022, 19:28 »
Ma in che modo le partite IVA sono lavoratori dipendenti, che è quello di cui parlavo io?
«Allora dev'essere molto pericoloso essere un uomo.» «Lo è, signora. E solamente pochi ce la fanno. È un mestiere difficile, e al fondo c'è la tomba.»

Offline alexross

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Re: Il lavoro
« Risposta #20134 il: 25 Lug 2022, 09:16 »
Ma in che modo le partite IVA sono lavoratori dipendenti, che è quello di cui parlavo io?

se fai più del 50% del fatturato per un unico soggetto per lo stato li puoi considerare alla stregua dei dipendenti ai fini degli appalti pubblici. Però di fatto non hai nessuna tutela, niente permessi, niente ferie e da un giorno all'altro possono farti svolare. Ad oggi non conosco studi di architettura che abbiano molti dipendenti (e non sto parlando solo dei piccoli ma anche di tante archistar che operano a livello internazionale) e degli studi/società di ingegneria anche lì quelli che fan contratti sono molto molto pochi.

Offline atchoo

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Re: Il lavoro
« Risposta #20135 il: 05 Ago 2022, 20:07 »
In questo articolo non si parla direttamente di quanto costi un dipendente all'azienda, ma comunque...

Citazione
In Italia il cuneo fiscale è molto alto: secondo i dati diffusi annualmente dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), che considerano la retribuzione media di un lavoratore single, l’Italia è il quinto paese con il cuneo fiscale più alto, pari al 46,5 per cento del costo complessivo del lavoro, a fronte di una media del 34,6 per cento. Questo significa che se il costo complessivo del lavoro è pari a 100 euro, il dipendente percepisce come retribuzione netta solo 53,5 euro. La restante parte, 46,5 euro, ossia il cuneo fiscale, è a carico di dipendente e datore di lavoro: l’azienda paga 24 euro e il lavoratore 22,5.

E anche

Citazione
Si può pensare al cuneo fiscale anche in rapporto alla retribuzione netta: se lo stipendio netto è di 100 euro, a questi vanno sommati altri 42 a carico del lavoratore e 45 a carico dell’impresa. Il cuneo fiscale è quindi di 87 euro in Italia, quasi quanto un’altra retribuzione intera.

Addirittura

Citazione
Secondo i calcoli di Enzo De Fusco e Giorgio Pogliotti sul Sole 24 Ore, il cuneo fiscale reale in Italia è ben più alto del calcolo OCSE, che si basa solo su una media. Analizzando i bollettini delle entrate fiscali, a fronte di 300 miliardi di salari lordi corrisposti in media ogni anno nel settore privato, lo stato incassa circa 100 miliardi di contributi previdenziali e 80 miliardi di imposta sul reddito (IRPEF), per un totale di 180 miliardi di euro a carico dei datori di lavoro e dei lavoratori. Il cuneo fiscale reale nel settore privato si attesta quindi al 60 per cento.

Da qui si vede che il calcolo "netto x 2" per vedere quanto costa il dipendente all'azienda non è così campato per aria.

TFP Link :: https://www.ilpost.it/2022/08/05/italia-riduzione-cuneo-fiscale/?homepagePosition=0
« Ultima modifica: 05 Ago 2022, 20:43 da atchoo »

Online Ivan F.

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Re: Il lavoro
« Risposta #20136 il: 05 Ago 2022, 20:30 »
Dal basso della mia ignoranza in materia, mi sembra un'assurdità.
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Offline Ryo_Hazuki

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Re: Il lavoro
« Risposta #20137 il: 05 Ago 2022, 22:51 »
@atchoo che è quello che si è sempre detto, più o meno, in base anche a quello che si può trovare cercando on line.

Quello che non ho mai avuto in risposta sono i dati che dovrebbero "smentire" quello che mediamente di sa.


Offline eugenio

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Re: Il lavoro
« Risposta #20139 il: 02 Set 2022, 12:25 »
Citazione
Ci sono tanti motivi per promuovere il remote working. Si inquina meno, si risparmia in tutto. Spende meno anche l’azienda, soprattutto considerando i tempi oscuri (ancora più oscuri) che ci attendono: se non c’è ufficio, non c’è affitto né bollette, non c’è aria condizionata né riscaldamento. Il remote working, però, è meno democratico. Io, ad esempio, sono relativamente fortunata: vivo da sola in una casa spaziosa, non ho compagni né figli che mi disturbano. La mia abitazione non è dotata, però, di aria condizionata. Motivo per cui, nell’estate bollente appena trascorsa, la redazione appariva davanti a me come un’oasi, allo stesso modo in cui, forse, è stata un’oasi per i miei colleghi con una casa molto piccola, o quelli pieni di figli. Paradossalmente, nella vita da ufficio siamo tutti uguali: non importa cosa ci aspetta dopo, se una cena in un ristorante stellato o una pasta in bianco, se un monolocale di 17 metri quadri o un enorme attico con tutti comfort. Non importa se abbiamo 3 case al mare o nessuna. Per 8 ore al giorno abbiamo condiviso lo stesso spazio. E forse è questo un rischio del remote working: perdere la possibilità del dialogo (o perlomeno la compresenza) tra classi sociali e situazioni esistenziali diverse. Ritrovarci blindati nel nostro status, senza vie di fuga.

TFP Link :: https://www.rivistastudio.com/smartworking/

Offline Grendel

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Re: Il lavoro
« Risposta #20140 il: 02 Set 2022, 13:05 »
Ci sono tanti motivi per promuovere il remote working. Si inquina meno, si risparmia in tutto.
Al netto degli altri spunti condivisibili dell'articolo, dire che col remote working "si risparmia in tutto" è una puttanata.
Se non altro è discutibile.
L'azienda risparmia in costi diretti, quello sì.
Ma il dipendente non sono convinto.
Risparmia i tempi di trasferimento (le spese di trasferimento possono variare da zero ad elevate).
Risparmia il "costo del lavoro" (per i miei colleghi che lavorano nelle succursali di una banca, banalmente gli abiti).
Ci rimette sulle spese delle utenze.
Ci rimette sul buono pasto (se dipendente).
E questi sono gli impatti diretti.

Ma parliamo delle conseguenze dell'isolamento lavorativo.
Nell'articolo si parla di questo mancato contatto sociale come un qualche principio bucolico a cui si rinuncia, in realtà può avere impatti ben più tangibili, che possono sfociare in problemi di salute, e quindi spese sanitarie, e quindi erosione di efficienza e produttività.
Che poi si ribalta negativamente sull'azienda.

Io bacio le mani per aver potuto e poter lavorare da casa quando ne ho avuto bisogno, ma è necessario fare attenzione ad incensare uno strumento che può essere estremamente vantaggioso, ma che deve essere ponderato alle specificità del lavoro e dei lavoratori, altrimenti rischia di coprire problemi grossi con un velo di soddifazione sottile.
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Offline peppebi

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Re: Il lavoro
« Risposta #20141 il: 02 Set 2022, 13:08 »
Da quello che vedo qui in UK in generale si alterna lavoro da casa a quello in ufficio. Per esempio un paio di amici che lavorano in banca fanno due giorni a casa e il resto in ufficio. Però l'azienda da loro un bonus per pagare le spese del lavoro fatto a casa.
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Online Cryu

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Re: Il lavoro
« Risposta #20142 il: 02 Set 2022, 13:12 »
Anche io penso che, tolte talune personalità eremitiche, l'isolamento già nel medio termine sia una catastrofe. Prima ancora di sfociare in problemi di salute, manca lo scambio energetico con gli altri. Poi se gli altri son pezzi di merda è un problema a parte, ma non siam fatti per alzarci, fare due metri e inchiodarci a un computer.
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Offline slataper

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Re: Il lavoro
« Risposta #20143 il: 02 Set 2022, 13:35 »
Abbiamo sperimentato il lavoro in loco per generazioni, forse sarebbe sensato sperimentare il lavoro agile per qualche decennio prima di sancirne la pericolosità.
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Offline Shiryu

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Re: Il lavoro
« Risposta #20144 il: 02 Set 2022, 14:47 »
Ci sono tanti motivi per promuovere il remote working. Si inquina meno, si risparmia in tutto.
Al netto degli altri spunti condivisibili dell'articolo, dire che col remote working "si risparmia in tutto" è una puttanata.
Se non altro è discutibile.
L'azienda risparmia in costi diretti, quello sì.
Ma il dipendente non sono convinto.
Risparmia i tempi di trasferimento (le spese di trasferimento possono variare da zero ad elevate).
Risparmia il "costo del lavoro" (per i miei colleghi che lavorano nelle succursali di una banca, banalmente gli abiti).
Ci rimette sulle spese delle utenze.
Ci rimette sul buono pasto (se dipendente).
E questi sono gli impatti diretti.

Ma parliamo delle conseguenze dell'isolamento lavorativo.
Nell'articolo si parla di questo mancato contatto sociale come un qualche principio bucolico a cui si rinuncia, in realtà può avere impatti ben più tangibili, che possono sfociare in problemi di salute, e quindi spese sanitarie, e quindi erosione di efficienza e produttività.
Che poi si ribalta negativamente sull'azienda.

Io bacio le mani per aver potuto e poter lavorare da casa quando ne ho avuto bisogno, ma è necessario fare attenzione ad incensare uno strumento che può essere estremamente vantaggioso, ma che deve essere ponderato alle specificità del lavoro e dei lavoratori, altrimenti rischia di coprire problemi grossi con un velo di soddifazione sottile.

Nella mia azienda pagano il buono pasto pieno anche a chi è in full remote.
La regola è due giorni in smart e tre in ufficio, ma sono previste esenzioni per i pendolari come me (che infatti faccio 1 giorno in ufficio e 4 in smart).
Devo dire che anagraficamente sono i boomers ad essere attaccati all'ufficio, mentre i colleghi più giovani sono più contenti di lavorare da casa (la mia postazione casalinga è super confortevole ad esempio). Non so perchè questa preferenza, anche se un paio di loro lo fanno per non vedere tutto il giorno la moglie/marito o per non incidere troppo sulla bolletta dell'elettricità o gas se siamo in inverno.
E' vero comunque che la soluzione ideale per tutti non c'è, io sono molto soddisfatto della soluzione 4/1 così posso godermi la crescita di mia figlia neonata a casa!