Ci sono tanti motivi per promuovere il remote working. Si inquina meno, si risparmia in tutto.
Al netto degli altri spunti condivisibili dell'articolo, dire che col remote working "si risparmia in tutto" è una puttanata.
Se non altro è discutibile.
L'azienda risparmia in costi diretti, quello sì.
Ma il dipendente non sono convinto.
Risparmia i tempi di trasferimento (le spese di trasferimento possono variare da zero ad elevate).
Risparmia il "costo del lavoro" (per i miei colleghi che lavorano nelle succursali di una banca, banalmente gli abiti).
Ci rimette sulle spese delle utenze.
Ci rimette sul buono pasto (se dipendente).
E questi sono gli impatti diretti.
Ma parliamo delle conseguenze dell'isolamento lavorativo.
Nell'articolo si parla di questo mancato contatto sociale come un qualche principio bucolico a cui si rinuncia, in realtà può avere impatti ben più tangibili, che possono sfociare in problemi di salute, e quindi spese sanitarie, e quindi erosione di efficienza e produttività.
Che poi si ribalta negativamente sull'azienda.
Io bacio le mani per aver potuto e poter lavorare da casa quando ne ho avuto bisogno, ma è necessario fare attenzione ad incensare uno strumento che può essere estremamente vantaggioso, ma che deve essere ponderato alle specificità del lavoro e dei lavoratori, altrimenti rischia di coprire problemi grossi con un velo di soddifazione sottile.