Io mi ritrovo nella definizione di mog_tom: Mother è un JRPG fatto da gente che pensa che i JRPG siano un po' una minchiata.
L'esasperazione di alcuni elementi JRPG classici (i combattimenti casuali di frequenza da crisi isterica) contrasta con aperte prese in giro al genere, creando una miscela snervante.
Certo, è perfettamente logico e realistico che ogni piano del centro commerciale venda oggetti diversi, perché la botteguccia "qui trovi tutto" del tipico JRPG fantasy è assurda. Ma che due palle scalare tutto il centro commerciale.
Certo, perché non dovresti prenderti il raffreddore parlando con un raffreddato? E andare dal medico per curarti? La combo scazzo + parcella salata è saldamente radicata nella realtà... ma in un videogioco è tremendamente irritante.
La presa in giro al teletrasporto è da antologia. Anche questa, però, fa un tale attrito con tutto ciò che oggi chiamiamo quality of life, che volano scintille dal pad.
Mother è un'improbabile sintesi di tesi e antitesi del JRPG, e forse del videogioco in senso globale.
È un'enciclopedia di meme sulla "videogame logic" che anticipa di molto l'epoca dei meme internettiani.
È un gioco odioso, ma anche affascinante per mille motivi che vanno meditati a lungo prima di essere compresi.
È pazzesco come Itoi e Nintendo avessero così ben compreso il fenomeno Dragon Quest già nel 1989, creando qualcosa che non potrebbe esistere senza il template di Dragon Quest, eppure è lontanissimo da DQ.
Riguardo a quanto scriveva
@Laxus91 nell'altro thread: per Mother 1 versione NES, per Mother 2 versione SNES. Inutile arrabattarsi con le patch per la versione GBA dei primi due giochi quando ne esistono versioni ufficiali, che godono di miglior risoluzione. Inoltre mi pare che la versione GBA di Mother 2 non abbia una patch per l'inglese.
Non è per nulla imprescindibile partire dal primo episodio, comunque. L'occidente ne ha atteso per oltre 20 anni una versione ufficiale, il che non ha impedito a Earthbound di diventare un cult. E Mother 1 è un gioco davvero pesante per gli standard odierni. Vale soprattutto la pena per la musica e per le sue bizzarrie.