Finita la prima di Outlander. Copio-incollo quanto scritto su faccialibro.
Lo iniziai un po' così, tanto per fare pratica di listening inglese/scozzese, ed invece mi sono gradualmente scoperto rapito e del tutto affascinato da questo Outalnder, serie TV ideata da Ronald Moore (Battlestar Galactica) e basata sulla saga letteraria di Diana Gabaldon.
Superato lo scoglio di un'opening girata su misura per casalinghe sfigate ed un pilot suggestivo ma non del tutto indicativo della cifra stilistica delle serie, mi son ritrovato trascinato nel viaggio per la Scozia settecentesca più finemente cesellato di cui abbia memoria.
Outlander è un'intelligente miscela di romantico, storico, folk, fantasy, erotico e, a tratti, orrorifico, giocato in larga parte sui lunghi e BEN scritti dialoghi, ora divertenti, ora tesi, ora letteralmente al cardiopalma (alcune scene lunghissime, a volte quasi intere puntate, involgono al più due personaggi ed una stanza, alimentando l'attesa per un qualcosa di desiderato/indesiderato).
L'aspetto più chiacchierato sul web, prevedibilmente, è risultato essere la sovraesposizione del nudo, della carne umana e della sfera sessuale. La questione non può e non deve lasciare indifferenti; urge una presa di posizione, qualunque essa sia. Personalmente, reputo sia stato fatto l'uso più intelligente possibile di tali espedienti visivi: l'incidere medico sulle ferite, l'inesorabile incalzare della tortura, la suadente normalità di Claire, il marmoreo fisico di Jamie, la passionale unione dei loro corpi e la non banalità della messa in scena tutta fanno di Outlander una sublimazione del corpo umano e dei suoi modi d'essere, che rifugge la rappresentazione "per gusci vuoti" gratuitamente sensazionalistica di altra TV contemporanea. "The Wedding" e "To Ransom a Man's Soul", per ragioni diametralmente opposte, incarnano i due poli estremi della suddetta tematica.
Ma Outlander, fortunatamente, non è solo uno show atto a rinverdire un certo orgoglio femminista e a distanziarsi da certa misoginia televisiva, è bensì, in larga parte, una sentita lettera d'amore alla cultura e al folklore della Scozia che fu e degli "Highlanders", scritta per immagini e sulle note di una ispiratissima soundtrack (The Search è forse l'apice, in tal senso). Davvero, la rappresentazione audiovisiva allestita da Outlander sta alla Scozia come il corrispettivo in The Witcher sta alla Polonia.
Non è esente da critiche, né in qualche modo angolare rispetto alla storia dei TV Dramas, ma davvero sa scaldare il cuore e avvinghiare le viscere come poche robe in giro di questi ultimi 2/3 anni.