The Descent: Are you afraid of the dark? Uhm… direi di sì!
Ci saranno sicuramente modi più adatti per spiegarvi cosa susciti nello spettatore questo film, io ne ho trovato giusto uno. Dolore di stomaco. Forte dolore di stomaco. Perché se avete mai preso una ginocchiata nelle palle, sapete già cosa si provi nel vedere i titoli di coda in The Descent. Se siete una donna invece, niente paura, basterà che vi immedesimiate in una delle 6 protagoniste per stare già abbastanza male. Omaggiando allora una nota barzelletta di leoni e gazzelle che, capirete guardando, c’entra eccome, non importa se siate uomini o donne, alla fine l’importante è che starete male comunque.
Quello che parte come un possibile Open Water nelle viscere della terra, si tramuta non troppo presto in qualcosa di ben diverso. Le sei atletiche ragazze che si riuniscono per l’annuale discesa nella roccia avranno ben altro infatti da affrontare che una semplice frana. Intrappolate in claustrofobici cunicoli di roccia, uno scomodo passato riaffiorerà nei peggiori dei modi, per dividerle, quando non lo faccia già letteralmente qualcos’altro. Perse, tradite da loro stesse ed infine dalle loro forze, nascerà nello spettatore l’angosciante certezza che quel noioso inizio pregno di luce, era un po’ la boccata d’aria prima di una nefasta immersione. E giusto quando ci si ferma a pensare che già l’ambiente e le atmosfere di quelle grotte siano di per sé abbastanza angoscianti per portarsi in spalla l’intera vicenda, il film ti pugnala da dietro per trascinarti in luoghi di cui avresti fatto volentieri a meno.
Esiste una costante nei film horror, che divide la feccia dai film essenziali, il tempismo. The Descent non perde un colpo che sia uno, proprio mai. Certo lo sappiamo tutti che in quell’istante succederà qualcosa, c’è dell’ottima musica ad indicarcelo, o un ancor più inquietante silenzio, ma cosa succede se in quelle due o tre occasioni vieni preso alla sprovvista? Se non hai il solito gruppo d’amici con cui scherzarci sopra? Se non hai nemmeno le grida della tua ragazza a coprire il sobbalzo del tuo braccio? Succede che qualcuno ti toglie la sedie da sotto il culo. Succede che provi terrore. Succede che questa volta hai trovato l’horror più cazzuto di te, cresciuto a pane e L’Esorcista, o qualsiasi sia l’unico film che ammetterai averti scosso dentro. Neil Marshall è proprio un gran bastardo. Senza alcun preavviso ha compiuto un balzo qualitativo enorme dal suo recente debutto, lasciandosi definitivamente alle spalle quella ‘b’ dalle sue produzioni, e spiazzando lo spettatore che si aspettava un ‘tranquillo’ seguito a Dog Soldiers. Capace non solo di farmi distogliere lo sguardo dallo schermo, ma anche di incollarmici sempre di più, in una sequenza, proprio sul finire, che vi farà annaspare per una boccata di ossigeno.
Ma questo talentuoso Neil Marshall resterà un regista-sceneggiatore inglese sconosciuto dai più in Italia. Il già citato Dog Soldiers, tappa fondamentale per un qualsiasi amante di licantropia, lo potrete solo trovare direttamente in DVD. Ed è un peccato non tanto perché è un ottimo b-movie da recuperare, ma perché una sorte analoga sembra attendere questo suo nuovo The Descent. Le similitudini fra i due finiscono qui però, a puzzare di cheap questa volta c’è solo il titolo stesso, più ridicolo di una qualsiasi traduzione italiana. O quasi. Se Danny Boyle ha rivisitato in chiave british il genere degli zombie-movie con il suo 28 Days Later, e più in generale mostrato al mondo che comunque il cinema inglese non è morto, Marshall ne ha sì raccolto il testimone, ma non sembra volerlo ridare indietro, né tanto meno allontanarsi da uno specifico genere. The Descent non è solo un gran ritorno dei brit horror movies, è ancor prima una lampante dimostrazione di come, lontano dal rating americano, si possa ancora creare materiale per veri appassionati.
Se non volete prendere la vostra prima ginocchiata nelle palle, allora badate bene di evitare The Descent. Sicuri sicuri, però, di non voler sapere cosa si provi?