Forse l'avevo già scritto, o forse sono vittima di prepotente desgiavù. Nel caso scusate. Comunque...
Tutte queste polemiche sui profilattici, il Papa dice, il Papa sbaglia, sono fumo negli occhi, a uso e consumo esclusivo di noi occidentali. Agli Africani di quello che dice il Papa non importa una ciccha. La Chiesa è forte laggiù, perché è uno dei pochi irradiatori di benessere, al pari di qualche Cooperazione (francese, franco-tedesca, americana). Ma la Chiesa sono sopratutto preti con la barba incolta che induce al rispetto, con accenti bislacchi, con frequenti attacchi di diarrea, e soprattutto con enorme spirito critico rispetto a quanto dice il Papa. Ne ho conosciuti un po', in Ciad.
Ora, la situazione (ancora, in Ciad, ma mezza Africa non è molto diversa) è questa: la capitale (nei piccoli villaggi rurali non conoscono neanche i pantaloni) è tappezzata di murales e manifesti che pubblicizzano marche di preservativi, mitici i preservativi Prudence e ancora più mitico lo slogan "Tous ensemble, avec Prudence", che a me mi ha sempre fatto sbellicare.
Poi la situazione è anche questa: in un mese là, non ho visto un luogo o un negozio che potesse vagamente ricordare qualcosa dove si vendono o si distribuiscono preservativi.
Perché la situazione è anche questa: agli Africani puoi dire quello che vuoi, e capiranno qualcos'altro. Molti sono convinti che siano proprio i profilattici che causano la malattia. Non perché l'ha detto il Papa, ma perché non c'è un impostazione logica simile alla nostra: i pensieri là si affiancano, più che concatenarsi. Davvero, ci sono i padri che ti strappano via i figli di sotto la macchina fotografica, perché le fattucchiere sono convinte che tu stia rubando la loro anima. E ci sono cristiani con quattro mogli che parlano arabo e se hanno la febbre si incidono gli zigomi per una qualche macumba.
Ripeto, il Papa può dire quello che vuole. Ma lo sta dicendo a noi. Agli Africani, nel breve periodo, non cambierà nulla.