Autore Topic: I tempi e il gioco  (Letto 1516 volte)

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Offline cateye10

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I tempi e il gioco
« il: 18 Dic 2004, 09:12 »
Ieri mio padre vedendomi giocare ad HL2 mi ha quasi commosso con una sua frase:"... e pensare che da piccolo eravamo noi la generazione sbagliata che giocava alla guerra con i fucilini...ora la guerra sull computer si fa davvero...in modo iperrealistico".

Non ho potuto replicargli perkè mi sono sentito veramente schiacciato da questa vera verità: manifestiamo contro la guerra e poi la usiamo come divertimento virtuale...tra i due mondi c'è una grossa differenza, ma uccidere un soldato in hl2 non stimola forse i nostri + bassi istinti?

Cos'è cambiato dal gioco"simulato" di mio padre (ha 60 anni e io 30), fatto di fucilini, soldatini ed indiani (giudicati oggi politically scorrect) e il nostro modo di giocare, dove fucilini & co. sono stati sostituiti da simulacri dietro i quali, nei giochi online, si nascondono persone "vere", alle quali proviamo una sorta di sadico piacere ad infilare una lama energetica nella pancia.

Forse è vero quello che DevilNeverCry ha scritto nella signa....la guerra ci ha sempre aspettato...il binomio uomo/soldato è inscindibile??

Ciauzzz
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Offline AIO

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I tempi e il gioco
« Risposta #1 il: 18 Dic 2004, 10:59 »
Rispondo così:

Magari la guerra e la violenza rimanessero circoscritte solamente in uno spazio virtuale!

Considero i videogames un'immane perdita di tempo, un veicolo di fuga dal reale, nonché un pericoloso generator

Offline cateye10

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I tempi e il gioco
« Risposta #2 il: 18 Dic 2004, 11:27 »
Citazione da: "AIO"
Rispondo così:

Magari la guerra e la violenza rimanessero circoscritte solamente in uno spazio virtuale!


E' vero, ma cmq tutto questo è un sintomo...cioè se nn ci fosse nell'uomo la necessità di primeggiare sugli altri, allora nn avrebbero senso molte cose, tra le quali anche i vg basati su eventi bellici.
Cioè i media sono lo specchio delle nostre "necessità", per cui se ci sono giochi come halo 2 dove si massacrano altri giocatori, vuol dire che c'+ comunque una pressante richiesta di questo tipo di svago, da cui si deduce che la forma mentis bellica è insita nella nostra società e affiora dai giochi.

E nn solo dai VG, ma anche dai giocattoli con i quali giocano e hanno giocato generazioni di bambini: mio zio in casa ha un carrarma to di latta della guerra del ciad che sprizza scintille, mio cugino ha l'intera armata di Action man con armi e accessori letali...

E mio malgrado ammetto di divertirmi a cecchianare e a spadare ad halo, ma rimango al tempo stesso inorridito dalle scene di guerra "vera" che passano ai tg...mi piace pianificare una campagna a Axis and allies, ma poi penso al dolore dei soldati buttati nellamischia che si vedono nei documentari d'epoca...

Alla fine mi rendo conto di essere pervaso da una sorta di dualismo, di cercare la catarsi, la liberazione di un peso eccessivo sfogandomi proprio con giochi violenti, quasi a dire "se lo faccio sullo schermo nn lo faccio nella realtà"....non so se sono riuscito a spiegarmi!

Ciauzz
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Offline Daimon

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I tempi e il gioco
« Risposta #3 il: 18 Dic 2004, 11:50 »
Ogni tanto riaffiora questo tema, sopratutto in concomitanza con
guerre che in un modo o nell'altro ci toccano.
E vedi gente che smette di giocare pure ad age of empires per
protesta.

In sostanza e' vero, piu' che uomo soldato direi uomo egoista,
la normale tensione a prevalere sopratutto sui nostri simili che
istintivamente, ma anche razionalmente, ci appare la prevaricazione
piu' alta.
Quindi ci piace, e il corollario di questa prevaricazione e' la violenza,
perche' nella soddisfazione mentale c'e' quella quasi fisica
e ancestrale della modalita', violenta appunto.

Non credo pero' che questo  voglia dire assolutamente, ne non giocare
con i fucili finti ne con i videogiochi, gli attacchi fatti a questi
"passatempi" sono, come tanti altri, frutto di superficialita.
E' solo importante  che ci sia una buona educazione a seguire tutti
questi passi.

Chi veramente riesce a eliminare  queste componenti inutili sara'
vittorioso al massimo, ma anche chi riesca ad incanalare solamente
e soltanto in pratiche derivate e stigmatizzanti l'atto violento vince.

Possono essere soft air gun, fps, strategici, warhammer, pugilato
lotta greco romana...
Sanctus, sanctus, sanctus, Dominus Deus Sabaoth.<br />Hosanna in excelsis.<br />Benedictus qui veni

Offline EGO

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Re: I tempi e il gioco
« Risposta #4 il: 18 Dic 2004, 19:22 »
Citazione da: "cateye10"
Cos'è cambiato dal gioco"simulato" di mio padre (ha 60 anni e io 30), fatto di fucilini, soldatini ed indiani (giudicati oggi politically scorrect) e il nostro modo di giocare, dove fucilini & co. sono stati sostituiti da simulacri dietro i quali, nei giochi online, si nascondono persone "vere", alle quali proviamo una sorta di sadico piacere ad infilare una lama energetica nella pancia.


E' cambiato che ora ci sono tanti interessi politici e sociali dietro. E' diventato politicamente e moralmente scorretto che i bambini giochino a cowboy ed indiani, perché gli indiani oggi vengono visti come esseri umani e non sono più il tradizionale nemico, ed in più i bambini a giocare alla guerra rischiano di farsi male. Molto meglio sbatterli davanti alla tele, dove giocano senza tirarsi frecce e darsi bastonate in testa, e magari sparando a nazisti o vietcong (che non esistendo più ed essendo il male incarnato sono bersagli ottimali) oppure agli arabi (per motivi che non ho bisogno di spiegare) o agli alieni (che vanno sempre bene perché non esistono e se esistessero sarebbero IL nemico per eccellenza). Inoltre si guadagna meglio a vendere VG di guerra che a vendere fucili e archi di plastica. Ed il messaggio trasmesso è molto più efficace.

Io poi onestamente provo sadico piacere anche a mangiare la regina ad un avversario a scacchi, o ad infilare un gol in una partita di calcio, o a vincere la mano a poker. E' il gusto di vincere la sfida, mica quello di ammazzare qualcuno, reale o simulato che sia. E' un gioco e quello è l'obiettivo. Posso capire se si parla di GTA, dove ti è permesso di ammazzare in mille modi e senza una reale necessità a livello di gioco, ed allora sì che lì stai facendo leva sui bassi istinti. Ma se il gioco è "vince chi ammazza l'altro, e nessun altro", allora non è una questione di morale. Se invece in un gioco ti è permesso di evitare il combattimento contro un avversario, allora fallo e vivi felice, ma ti accorgerai presto che il gioco non va come dovrebbe.

E comunque basta con l'ipocrisia: se il concetto di vita dev'essere "ama il prossimo tuo come te stesso", allora eliminiamo lo sport perché se vinci rendi triste l'altro e tu non vorresti certo essere nei suoi panni. Ed eliminiamo tutti i giochi che non siano girogirotondo.

Offline cateye10

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Re: I tempi e il gioco
« Risposta #5 il: 20 Dic 2004, 00:32 »
Citazione da: "EGO"


E comunque basta con l'ipocrisia: se il concetto di vita dev'essere "ama il prossimo tuo come te stesso", allora eliminiamo lo sport perché se vinci rendi triste l'altro e tu non vorresti certo essere nei suoi panni. Ed eliminiamo tutti i giochi che non siano girogirotondo.


Io pernso che alla fine si tratti proprio di questo...ipocrisia e una morale di facciata!

Non penso e mai penserò che il gioco violento faccia diventare violenti, altrimenti io dovrei essere in una cella con centinaia di omici sulle spalle, visto che ho iniziato ad "ammazzare" gente da Wolfstein 3d.

Penso che nella nostra società il gioco, così come lo era nella società di mio padre, sia un modo di divertirsi simulando fatti reali, ma con la giusta distanza...la guerra c'è, si può ripudiare, ma c'è e sempre ci sarà perkè è il momento massimo diella competizione tra gli uomini...nn sto dicendo che la guerra sia necessaria, ma millenni di storia ci dimostrano che siamo fatti per cercare di prevalere gli uni sugli altri.
Giocare alla guerra, giocare a scacchi o a calcio sono modi di cercare la soddisfazione di questo bisogno di affermazione personale nel modo meno cruento possibile.
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Offline slataper

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Re: I tempi e il gioco
« Risposta #6 il: 20 Dic 2004, 18:04 »
Citazione da: "EGO"
E comunque basta con l'ipocrisia: se il concetto di vita dev'essere "ama il prossimo tuo come te stesso", allora eliminiamo lo sport perché se vinci rendi triste l'altro e tu non vorresti certo essere nei suoi panni. Ed eliminiamo tutti i giochi che non siano girogirotondo.


In effetti la competitività è un oggetto guardato con sospetto da più parti. Ricordo una polemica scatenata, qualche tempo fa, dalla proposta di Blair di istituire nelle scuole inglesi attività per rinforzare lo spirito competitivo degli studenti.

Tornando ai vg, il combattimento è il modo più semplice e immediato per rappresentare il conflitto alla base di qualsiasi gioco competitivo, quindi è quasi ovvio che la violenza proliferi nei vg. Prova a immaginare un gameplay che rappresentasse il conflitto morale interno a una persona... molto difficile e molto astratto. Puoi raccontarlo in una cut scene, ma metterlo in gameplay sarebbe una vera sfida.

Ovviamente nulla vieta a uno sviluppatore di proporre un messaggio di non violenza, però deve farlo in modo coerente. Per esempio, a me il messaggio ecologista di Snake in MGS ha fatto un po' ridere, detto da uno che per mestiere ammazza le persone.
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Offline master of puppets

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Re: I tempi e il gioco
« Risposta #7 il: 25 Dic 2004, 22:06 »
Citazione da: "cateye10"
Ieri mio padre vedendomi giocare ad HL2 mi ha quasi commosso con una sua frase:"... e pensare che da piccolo eravamo noi la generazione sbagliata che giocava alla guerra con i fucilini...ora la guerra sull computer si fa davvero...in modo iperrealistico".

Non ho potuto replicargli perkè mi sono sentito veramente schiacciato da questa vera verità: manifestiamo contro la guerra e poi la usiamo come divertimento virtuale...tra i due mondi c'è una grossa differenza, ma uccidere un soldato in hl2 non stimola forse i nostri + bassi istinti?

Cos'è cambiato dal gioco"simulato" di mio padre (ha 60 anni e io 30), fatto di fucilini, soldatini ed indiani (giudicati oggi politically scorrect) e il nostro modo di giocare, dove fucilini & co. sono stati sostituiti da simulacri dietro i quali, nei giochi online, si nascondono persone "vere", alle quali proviamo una sorta di sadico piacere ad infilare una lama energetica nella pancia.

Forse è vero quello che DevilNeverCry ha scritto nella signa....la guerra ci ha sempre aspettato...il binomio uomo/soldato è inscindibile??

Ciauzzz
Pensa se tuo padre ti avesse visto mentre investi i pedoni a gta, facendoli volare. Molte volte mia madre guarda un videogioco e dice "che minchiata", ma io mi sono sempre opposto alla sua affermazione. Solo che, di fronte a queste particolari attività di gta, non posso fare altro che darle ragione. In generale, se la violenza in un videogioco è dettata da un contesto, se è funzionale al proseguimento nel gioco, alla meccanica, può essere spiegata in qualche modo. Il gusto sadico viene meno, perchè devi farlo per forza. E' quando si tratta di violenza gratuita, inserita come puro cazzeggio, fine a se stessa, che la situazione cambia. Forse gta trova la sua fortuna principalmente in questo. Forse non avrebbe venduto così tanto. Insomma, gta è stato, continua ad essere, un punto positivo per l'evoluzione dei vg, oppure no?

Offline cateye10

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Re: I tempi e il gioco
« Risposta #8 il: 27 Dic 2004, 09:03 »
Citazione da: "master of puppets
Insomma, gta è stato, continua ad essere, un punto positivo per l'evoluzione dei vg, oppure no?


Non posso esprimere un giudizio di merito su Gta, ma ti posso dire che per me rimane un titolo quasi liberatorio, nel senso che la libertà che mi trasmette, la possibilità di compiere atti fuori dalle regole, l'anarchia....sono tutti elementi che cmq mi porto dentro ma nn sono in grado (fortunatamente, grazie alla nostra morale ed etica che è forte, ma che a volte viene menop come nel caaso dei ragazzi di Columbine) di rendere espliciti e attraverso un gioco come questo posso(parlo al singolare perkè nn voglio generalizzare) rompere le regole, sempre consapevole che sto agendo in un recinto protetto dove questo mi è permesso.

Uccidere pedoni e passanti nel gioco per me nn rappresenta però una rappresentazione della realta, sono consapevole che quelle "persone" sono finte, sono manichini, così come sono finte le macchine di GT o i covenant di Halo...per cui nn faccio certo un paragone con la realtà e con questa mi confronto giocando: prendo il gioco per quello che è , come prendo per quello che è la violenza verbale di alcune trasmissioni tv, dove sia che si parli di tv, di calcio o di soubrette, si cerca sempre la rissa, lo scontro...secondo me noi possiamo tranquillamente vivere su due piani separati la nostra vita, senza bisogno di porci troppe domande sul ruolo sociale di un GTA, visto che se siamo abbastanza stabili, lo capiamo benissimo che si tratta di un videogioco, con nessuna pretesa simulativa...come mai non ci siamo mai posti lo stesso problema su Jungle Strike dove con l'elicottero si bombardavano villaggi e templi, oppure con Rapage dove distruggevamo palazzi, mangiavamo uomini....o ancora con MK dove infliggiamo al nostro avversario possenti mutilazioni con il solo fine di far skizzare il sangue più lontano possibile??

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