Autore Topic: [politica] Il Cav. taglia le tasse (questa volta é vero)  (Letto 23856 volte)

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Offline ZionSiva

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[politica] Il Cav. taglia le tasse (questa volta é vero)
« Risposta #150 il: 16 Feb 2005, 13:26 »
Citazione da: "mimir"


A mio avviso sì, sono due volte che facciamo le stesse affermazioni. Prediamo atto che non la pensiamo allo stesso modo, non è grave ;-)

Non è questione di pensarla diversamente e basta, se parli di logiche lavorative e commerciali esistono dei meccanismi ineludibili che servono a mandare avanti concretamente un'azienda. E se ti metti nelle condizioni di danneggiare il cliente di proposito non vai da nessuna parte.

Citazione da: "ZionSiva"





ZionSiva, tu descrivi l'EDEN ma io sono un evoluzionista  :D


Nessun eden, è una realtà che esiste e che prende in considerazione praticamente qualunque azienda del mondo occidentale. Basta pensare appunto all'assistenza medica, assicurazione contro i rischi, viaggi premio, tredicesima... è tutta logica di benessere per il dipendente che si risolve in maggiore serenità e produttività per un'azienda. Per evitare un sistema del genere e non considerare queste esigenze mutuali tra impiegato e azienda devi costruire un regime come in Cina, in occidente ormai è difficilmente praticabile a larga scala.
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Offline slataper

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[politica] Il Cav. taglia le tasse (questa volta é vero)
« Risposta #151 il: 16 Feb 2005, 18:25 »
Citazione
Secondo gli esperti del ministero dell'Economia, le nuove deduzioni offrono uno sconto più contenuto ad alcune categorie
Secit, la riforma fiscale svantaggia le famiglie a reddito medio-basso

Danneggiati dalle nuove norme anche i separati e i divorziati
ROMA - La riforma fiscale, tra primo e secondo modulo, "ha comportato una significativa riduzione dell'Irpef": i benefici totali sono pari a 11,7 miliardi di euro. Lo afferma il Secit, il Servizio consultivo e ispettivo tributario del ministero dell'Economia, in uno studio sul trattamento fiscale del reddito familiare e sulle relative politiche di sostegno. Ma, riconosce lo stesso Secit, ci sono delle categorie che dalla riforma otterranno pochissimi vantaggi, se non degli svantaggi. A cominciare dalle famiglie nella fascia di redditi medio-bassi: le nuove deduzioni per il coniuge e i figli a carico, introdotte con la Finanziaria 2005, comportano in alcuni casi un "più contenuto sconto fiscale rispetto a quello assicurato dalle preesistenti detrazioni di imposta per carichi di famiglia". A essere penalizzate anche le famiglie monoparentali, nei casi in cui ci sia stata una separazione o un divorzio.

Con le nuove deduzioni (che comportano un taglio della base imponibile e non uno sconto fiscale progressivo come nel caso delle detrazioni) "il risparmio d'imposta per carichi familiari - rileva il Secit - è talora inferiore a quello assicurato dalle preesistenti detrazioni di imposta; per larghi tratti, poi, esso risulta significativamente maggiore per i redditi più elevati".

Secondo il calcolo degli esperti fiscali del ministero, "nel caso di un figlio a carico, ma il ragionamento è lo stesso con un coniuge o più figli a carico, lo sgravio assoluto più significativo si realizza ad un livello di reddito di 32.500 euro". Mentre per la fascia di contribuenti con un reddito fra i 21.000 e i 28.000 euro "il nuovo sistema delle deduzioni assicura uno sgravio inferiore a quello derivante dalle superate detrazioni per carichi di famiglia". In altri termini si verificano "effetti regressivi" e tra le soluzioni proposte dal Secit figura anche "il ritorno al sistema delle detrazioni d'imposta". Anche se "tale opzione - commenta il Secit - sarebbe al di fuori dei criteri fissati dalla delega di riforma dell'Irpef".

Gli sconti fiscali accordati alle famiglie monoparentali, poi, penalizzano i casi in cui ci sia stata una separazione o un divorzio. Nel caso di famiglie con un solo genitore sono infatti riconosciute maggiori agevolazioni "ma con una duplice limitazione: la maggiore deduzione - evidenzia il Secit - è accordata solo per il primo figlio; dall'accezione di nucleo monoparentale, utile per beneficiare della maggiore agevolazione, sono state escluse le famiglie monoparentali da separazione o divorzio, anche quando il coniuge assente non corrisponda alcun assegno".
(16 febbraio 2005)


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Offline Darkside

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[politica] Il Cav. taglia le tasse (questa volta é vero)
« Risposta #152 il: 16 Feb 2005, 18:29 »
Oh, ma che bello

Offline Seppia

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« Risposta #153 il: 16 Feb 2005, 18:34 »
godo: tra due anni il mio reddito italiano sarà probabilmente sui 30.000€, ovvero quelli che risparmiano di più :D
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Cit. Vn Vomo Givsto

Offline Giobbi

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[politica] Il Cav. taglia le tasse (questa volta é vero)
« Risposta #154 il: 16 Feb 2005, 18:48 »
Citazione da: "Seppia"
godo: tra due anni il mio reddito italiano sarà probabilmente sui 30.000€, ovvero quelli che risparmiano di più :D


Stiamo preparando il Barilla-gate qui a Parma...


 :wink:

Offline mimir

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[politica] Il Cav. taglia le tasse (questa volta é vero)
« Risposta #155 il: 16 Feb 2005, 19:28 »
Citazione da: "ZionSiva"
E se ti metti nelle condizioni di danneggiare il cliente di proposito non vai da nessuna parte.


Quando mai ho detto che si deve lavorare a costo di danneggiare il cliente?

Citazione da: "ZionSiva"
Nessun eden, è una realtà che esiste e che prende in considerazione praticamente qualunque azienda del mondo occidentale


L'efficacia del risultato è l'eden. Nelle strutture pubbliche, purtroppo, vige l'inefficienza, la scarsa voglia di fare, il diritto allo stare male per tutto il tempo che lo stato ha previsto, il diritto del non licenziamento per assenteisti e fannulloni. Grazie a DIO, di gente che lavora seriamente poiché comprendew la dignità e respoinsabilità del lavoro ce n'è abbastanza da tirare avanti e mantenere anche le varie zavorre.
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Offline ZionSiva

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« Risposta #156 il: 17 Feb 2005, 00:13 »
Citazione da: "mimir"

Quando mai ho detto che si deve lavorare a costo di danneggiare il cliente?

Se non permetti ai dipendenti di considerare l'assenza dal lavoro in caso di malattia una parte del loro lavoro (e quindi la rendi praticabile senza danni eccessivi, ma non la incoraggi) questi si possono trovare in situazioni in cui lavorano anche in condizioni non adatte a offrire un buon servizio, e finisce che tutta l'impresa ne risente.
Citazione


L'efficacia del risultato è l'eden. Nelle strutture pubbliche, purtroppo, vige l'inefficienza, la scarsa voglia di fare, il diritto allo stare male per tutto il tempo che lo stato ha previsto, il diritto del non licenziamento per assenteisti e fannulloni. Grazie a DIO, di gente che lavora seriamente poiché comprendew la dignità e respoinsabilità del lavoro ce n'è abbastanza da tirare avanti e mantenere anche le varie zavorre.


Questo non ha nulla a che fare con il discorso che facevo io. In Italia c'è un senso dell'etica lavorativa che va a pari passo con quello dello stato, praticamente non esiste. Togliere alcuni privilegi può essere un modo per spronare la gente a lavorare, ma non ci credo troppo. E' un problema che va combattuto lentamnente, con piani a lungo termine.
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Offline mimir

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« Risposta #157 il: 17 Feb 2005, 01:13 »
Citazione da: "ZionSiva"
Citazione da: "mimir"

Quando mai ho detto che si deve lavorare a costo di danneggiare il cliente?

Se non permetti ai dipendenti di considerare l'assenza dal lavoro in caso di malattia una parte del loro lavoro (e quindi la rendi praticabile senza danni eccessivi, ma non la incoraggi) questi si possono trovare in situazioni in cui lavorano anche in condizioni non adatte a offrire un buon servizio, e finisce che tutta l'impresa ne risente.


Capisco il tuo punto di vista e in parte lo trovo condivisibile. Il problema è che tutto questo non si applica ai lavoratori autonomi che dallo stato (troppo in mano ai sindacati) sono tuttora trattati uno schifo: tasse altissime, pensione scarsa, supporto nullo.

Citazione da: "ZionSiva"
In Italia c'è un senso dell'etica lavorativa che va a pari passo con quello dello stato, praticamente non esiste.


Sarò ripetitivo, ma trovo che l'Italia sia troppo sindacalizzata, con il lavoratore contro il posto di lavoro in luogo del lavoratore parte del posto di lavoro.
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Offline ZionSiva

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« Risposta #158 il: 17 Feb 2005, 01:53 »
Citazione da: "mimir"


Sarò ripetitivo, ma trovo che l'Italia sia troppo sindacalizzata, con il lavoratore contro il posto di lavoro in luogo del lavoratore parte del posto di lavoro.


Concordo. E' un problema biunivoco, che si è radicato in tutto il secondo dopoguerra tra la voglia di emanciparsi da un mondo lavorativo opprimente e la seguente voglia di ottenere il massima facendo il meno possibile, e alla fine è diventato costume... però trovare una soluzione qualunque comporta per forza un disequilibrio, almeno nel primo periodo: se si cerca di agire in modo che sia soffice per gli impiegati si rischia che non abbia effetto o che lci si mettano millenni a cambiare le cose, dall'altra parte agire in maniera più dura potrebbe significare un sacco di disagi tra scioperi boicottaggi e tutto. E' una situazione sicuramente complicata, molto ambigua.
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Offline mimir

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« Risposta #159 il: 17 Feb 2005, 02:17 »
Citazione da: "ZionSiva"
trovare una soluzione qualunque comporta per forza un disequilibrio, almeno nel primo periodo


un primo passo dovrebbe essere l'eliminazione della (iniqua) regola per cui se ti iscrivi una volta al sindacato, tale iscrizione è tacitamente riconfermata fino a che non si muore (pensione completa).

Pare nulla, ma considerando che i vari sindacalisti tendono a tenere in vita anche le tessere dei morti è già qualcosa.
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