Il tema di fondo è sempre il medesimo, ma traslato nel mondo del cinema e dello show business, abbiamo un fantino di colore che rappresenta il primo soggetto cinematografico della storia, e dalla storia scompare, per lasciare spazio solo a chi lo abbia ripreso.
Da soggetto, diventa oggetto di quella spettacolarizzazione, esattamente come annunciato dalla citazione biblica ("farò di te uno spettacolo"), umiliato e dimenticato.
E da qui la riflessione si concentra sulle modalità dello show business di oggettivizzare ciò che riprende, dando importanza primaria all'occhio che riprende prima che a quanto venga ripreso, con conseguenze drammatiche quando questa oggettivizzazione raggiunga l'estremo (e qui, di nuovo, la scimmia nello show di bianchi, è nuovamente un riferimento alla condizione della gente di colore). L'entrata in scena dell'antagonista segna la materializzazioe di questo assunto, la creatura è un enorme occhio (nota la struttura interna, quando mostrata, che ripropone quella di una telecamera) che osserva immobile dall'alto, e divora i suoi spettatori, che sono coloro che dovrebbero osservare, ma che facendolo senza rispettare l'oggetto della ripresa e la sua "etologia", ne scatenano la reazione (il cavallo ad inizio film, ma, in maniera speculare, anche i "Nope" del protagonista a certe proposte che, appunto, vadano oltre il cuore delle cose, per ridurre tutto ad oggetto di spettacolo). Il gioco stesso di rimandi tra telecamere che vogliano riprenderne una più grande, e destinate ad "abbassare lo sguardo" al suo passaggio, sono un richiamo a questo gioco di specchi (Us) in cui gli sguardi diventano un gioco di preda e predatore (l'ossessione del regista per i filmati di animali predatori e predati, la cui stessa osservazione e ripresa diventa la predazione estrema, perchè toglie ad entrambi i soggetti ripresi il loro posto nella catena, come al fantino di colore fu tolto il suo).
Persino la caduta di dollari sonanti e ciarpame è una immagine fantastica di cosa quell'occhio mostruoso (cinema, televisione) restituisca in cambio delle vittime sacrificali della sua osservazione continua.
Lo stesso fantino di colore divorato dalla macchina distruttrice dello show business, la abbatte mostrandole ciò che non era stato mostrato a lui ai tempi: il rispetto dell'abbassare lo sguardo, interrompere l'atto cannibale dell'osservazione continua, che di fatto ne disinnesca la voracità, perchè è di attenzione bulimica (share?audience?) che si nutre, di sguardi che ne confrontino il suo come nell'adagio di Nietzsche.
Tutto questo, che detto a parole fa cagare, nel film trovo sia realizzato da dio, persino il tipico sguardo sbarrato del protagonista diventa funzionale alla narrazione, e ogni singolo dettaglio, fotografia soprattutto, sono incredibilmente suggestive di una narrazione che è principalmente visiva e sonora, creando, al di là dei significati sottesi, una atmosfera di incombenza che è la sintesi perfetta del tema che racconta.
Per me è il suo capolavoro, continuo a pensarci...