(https://i.imgur.com/PHCrb5d.jpg)
Già che siamo in tema, debbo ammettere, però, che, limitatamente al discorso dei model kit, la Fewture dei tempi d'oro (che comunque adoravo) era un filo sopravvalutata. I kit griffati Yasushi Nirasawa e Takeyuki Takeya erano insuperabili a livello di dettagli e design, ma dal punto di vista della qualità del molding e confezionamento dei pezzi erano un incubo.
Nel caso di Phancure (il kit dedicato al protagonista del pazzesco manga Phantom Core dello stesso Nira) ci voleva parecchio di lavoro extra per risagomare i bordi di alcune parti che altrimenti non collimavano e tappare un sacco di buchi nella resina, che comunque, in qualche caso, obliteravano/sfregiavano diversi dettagli, trattandosi di un kit assai particolareggiato.
A meno di non acquistarli già assemblati e dipinti (spendendo cifre assurde, da asta d'arte contemporanea), era praticamente impossibile ottenere una resa finale come quella mostrata sulle pagine dei mitologici inserti a colori “Creature Core” di Hobby Japan -__-.
[/OT]
Purtroppo tutto il materiale di Kinutani non è strettamente canonico e non fa parte della storia di Devilman.
Nagai l'ha ribadito in molte occasioni. Si tratta di versioni alternative, che i fan posso ritenere "parte" dell'universo, ma che alla fin fine non fa parte di quasi nulla.
Infatti ho parlato di
lore, non di
canon.
Il Devilman nagaiano conclude la vicenda principale lasciando indizi su un disegno generale più ampio, che possono essere utilizzati per 'colmarep creativamente i vuoti narrativi, in maniera coerente con la poetica dell'opera ispiratrice.
In tal senso, quella di Kinutani con Amon è, a mio parere, un'operazione ispirata, riuscita e assolutamente eccellente nell'estrinsecare la radice gnostica di Devilman, esplicitata dallo stesso Nagai in Devilman Lady (IMO in maniera non altrettanto efficace, con tutto il rispetto che nutro per il Maestro).
L'OAV di Amon, aggiunge qualche ulteriore riferimento temporale alle situazioni del Devilman nagaiano per rendere gli eventi inediti più agilmente correlabili con quelli narrati nell'originale (e che non vengono né riraccontati né stravolti in Darkside e Apocalypse, quindi considerabili per inferenza immutati rispetto al canon).
Per stabilire ciò, in maniera definitiva, Nagai ha scritto il prequel (Demon Knight 3 volumi) Di Devilman, che narra la storia di Silen e compagnia cantante, e non c'è nessuna tribù di demoni arpie, giusto per dire, mi pare che la seconda serie di Kinutani si concentri a dare un background ai demoni.
Attenzione a non confondere la timeline ufficiale di Devilman con la continuity.
Anche se inserito nella timeline ufficiale, Demon Knight non è stato dichiaratamente canonizzato come prequel diretto di Devilman (il manga del 1972, intendo).
Molto probabilmente è un universo alternativo, che, a giudicare da contenuti e lineamenti estetici, potrebbe essere, piuttosto, il prequel di Devilman Saga. Avrai notato, infatti, che la civiltà dei demoni descritta in Demon Knight è del tutto diversa e per molti aspetti incompatibile con quella presentata da Satana nel Devilman originale, mentre sembra del tutto in linea con la rilettura del soggetto offerta in Devilman Saga.
Ricorda, in tal senso, che finanche la serie TV per ragazzini degli anni Settanta rientra nella timeline ufficiale di Devilman, ma è ambientata in un universo alternativo. Anche Yuasa ironizza a modo suo su questo aspetto in Crybaby.
L'universo Nagaiano è difficile da seguire perché si spinge su più fronti, ma è canonico solo quello uscito dalla penna/mente del sommo Nagai. Almeno credo che sia da ritenere tale.
Dal mio punto di vista, approfondire in maniera strettamente filologica, sulla base del canon, la saga di Devilman (ma anche buona parte della produzione nagaiana) non ha molto senso, rischia finanche di far perdere significato alle singole opere.
Non che non possa trovare interessanti in sé i varie soluzioni di collegamento, ma, soprattutto nel caso di Nagai, non riesco a lasciarmi coinvolgere più di tanto, principalmente per due ragioni:
- Ciò che è canon lo decide Nagai in quanto autore-creatore e su questo non ci piove, that's it. Ma canon e continuity sono due elementi che fanno spesso a schiaffi tra loro nella produzione di Nagai, oggettivamente, proprio (esempi in tal proposito ne hai riportati anche tu).
Questo non è un problema in sé (né per lui come autore, né per il lettore), in quanto la compiutezza della singola opera e la sua potenza comunicativa si esprimono benissimo al di fuori di tali concetti. Il problema nasce quando il concetto di canon diventa uno strumento utilizzato dal fan per voler correlare tutte le opere che ufficialmente vi appartengono per mezzo di una (presunta) chiave di continuty unica, costringendole all'interno di un processo logico non necessario alla comprensione del testo e talvolta finanche estraneo alle volontà dell’autore.
Paradossalmente, Amon è più pertinente alla continuity del Devilman originale, piuttosto che un Demon Knight o lo stesso Violence Jack, su cui si possono solo tirare in ballo le teorie più arbitrarie per creare una correlazione solida. Così facendo, si rischia solo di snaturare le opere in quanto tali, sulla base di congetture aleatorie, senza aggiungere molto all'esegesi del testo nel suo complesso.
- L'atteggiamento di Nagai verso il manga è assai istintivo e metatestuale.
Le sue opere migliori sono evidente frutto di un impulso creativo molto viscerale e grezzo nel suo essere puro, poco celebrale, da qui (almeno a mio avviso) la sua grande potenza di autore e disegnatore.
Al fine di esplicitare alcuni aspetti funzionali alla narrazione (e.g. necessità di presentare in dettaglio alcuni personaggi e il loro ruolo nel contesto), senza per questo addomesticare la turbolenza del flusso creativo, Nagai si affida all'iconografia da lui stesso creata, trasmettendo tali messaggi in poche battute.
L'utilizzo dei medesimi personaggi che ricorrono in manga totalmente slegati tra loro serve principalmente a presentarli a colpo d'occhio, senza troppe digressioni esplicative, lasciando che il riferimento grafico all'opera in cui erano stati introdotti originariamente ne definisca grosso modo ruolo/personalità/carattere/funzione narrativa. È una sorta di doubling shakespeariano applicato al manga, ampiamente utilizzato anche da altri grandi, come Tezuka.
Interpretare questo approccio sotto forma di necessario legame/sovrapposizione tra i personaggi 'omozigoti-omonimi' delle varie opere, mi sembra più fuorviante che funzionale all'esegesi del testo.
Mi fermo qui ché mi sono dilungato e sono comunque piuttosto OT, sorry ^___^.