Per "scavare a fondo" della questione, ho visto il quinto episodio della seconda stagione. #taac
Finalmente, qualcosa succede. Ma la sceneggiatura l'ha scritta il figlio di dodici anni dello sceneggiatore precedente.
Perso il fascino della novità, del mistero originario, della speranza narrativa, questa seconda stagione è in assoluto il motivo per cui non guardo le seconde stagioni. Perché perlopiù, se non c'era un progetto iniziale, le ricavano dalle bucce della prima stagione, quella in cui avevano qualcosa da raccontare.
Ma non voglio esagerare. Come nella prima, anche qui qualcosa sta iniziando ad accadere, e sebbene si tratti di intrattenimento a tratti pneumatico (in puro stile anni 80, un decennio artisticamente e culturalmente quasi inutile), confido che fino alla fine si lascerà guardare.
D'altra parte, Ghezzanti insegna che quando ci sono gli UFI che sparano i spinaci da 'e dita non puoi non divertirti.