Oggetto:Le carte di Guariniello
19 Aprile 2003 - 12:10
Verso Juventus - Roma
Le carte di Guariniello
dal settimanale L'Espresso - articolo di giovedì 29 Giugno 2000
Un Cagliostro dei tempi moderni si aggira nello spogliatoio della Juventus
Football Club. Una sorta di alchimista del doping, che ancor prima di
gonfiare i muscoli dei giocatori, ne manomette le menti, il sistema
nervoso,
insomma la psiche. Per renderli più aggressivi e meno sensibili alla
fatica.
È questa, a spulciare le carte dell'inchiesta, la vera novità delle accuse,
ancora tutte da dimostrare, che il procuratore aggiunto di Torino Raffaele
Guariniello ha mosso ai vertici della Juventus - e nella fattispecie al
capo
dello staff medico bianconero Riccardo Agricola - nelle 16 pagine e mezza
di
«avviso agli indagati della conclusione delle indagini», dopo quasi due
anni
di lavoro iniziato con l'ormai famosa intervista di Zdenek Zeman
all'"Espresso". Agricola - ricorda con una punta di malizia Guariniello - è
uno «specialista in neuropsichiatria e in medicina dello sport, altresì
operante nella casa di cura Villa Cristina di Collegno, autorizzata,
accreditata e convenzionata esclusivamente per attività
neuropsichiatriche».
E in questa doppia veste è accusato, insieme all'amministratore delegato
Antonio Giraudo, di una lunga lista di reati, sette per la precisione: il
più grave è la violazione dell'articolo 1 della legge numero 401 del 1989
(la legge Carraro), che punisce anche penalmente la «frode in competizioni
sportive»: pene fino a due anni di reclusione per chiunque compia «atti
fraudolenti» per alterare il normale risultato di una gara sportiva
riconosciuta dal Coni.
Quattro campionati in forse (dal '94 - 95 al '97 - 98). Secondo il pm,
supportato da varie consulenze mediche e farmacologiche dei professori
Gianmartino Benzi dell'università di Pavia e Adriana Ceci dell'università
di
Genova (entrambi consulenti del Coni), Giraudo e Agricola avrebbero «in
concorso fra loro, al fine di raggiungere un risultato differente da quello
conseguente a quello derivante dal corretto e leale svolgimento delle
competizioni sportive organizzate dalla Figc (Campionato di calcio e Coppa
Italia), compiuto una pluralità convergente di atti fraudolenti,
consistenti
nel procurarsi, detenere, somministrare ai calciatori trattati specialità
contenenti sostanze rientranti nell'elenco formulato dal Cio relativo alle
"Classi di sostanze proibite e dei metodi proibiti" in materia di doping,
deliberato dal Coni e recepito dalla Federazione Italiana Gioco Calcio». Il
che, se fosse vero, significherebbe che dal 1994 al 1998 - cioè dall'arrivo
dei fedelissimi di Umberto Agnelli al posto della vecchia guardia di
Giampiero Boniperti - la Juventus mandò in campo giocatori dopati nel
cervello e nei muscoli, per alterare a proprio vantaggio il normale
svolgimento dei tornei. E, se si pensa che le annate più brillanti della
Juve "umbertiana" risalgono proprio a quel quadriennio magico (tre
scudetti,
una coppa Italia, tre finali di Champions League di cui una vinta), ben si
comprende la portata di questo processo. Che potrebbe portare al rinvio a
giudizio del vertice bianconero già prima della pausa estiva, e svilupparsi
in aula nel pieno del prossimo campionato. Non solo per doping. Ma anche
per
altri sei presunti reati: ricettazione, truffa e detenzione vietata di
farmaci procurati con false ricette da un farmacista compiacente;
somministrazione di farmaci pericolosi per la salute; detenzione non
autorizzata di centinaia di medicinali; violazione della legge 626 sulla
sicurezza dei lavoratori, per non aver redatto (il solo Giraudo) il
«documento di valutazione dei rischi» per i giocatori, equiparati agli
altri
lavoratori dipendenti; violazione della legge sull'Aids, per avere Agricola
sottoposto i calciatori a test anti-Hiv, anziché dirottarli presso
laboratori autorizzati. Poi viene l'accusa più grave: frode sportiva
mediante doping.
DOPING CEREBRALE. Tra i farmaci somministrati «ripetutamente ai calciatori»
della Juventus, ci sarebbero «specialità medicinali al di fuori dalle
indicazioni autorizzate dal ministero della Sanità, nel convergente intento
di attuare nei confronti dei calciatori trattati percorsi farmacologici di
attivazione biochimica, bioenergetica, neurotrasmettitoriale, a livello
cerebrale e/o muscolare e/o cardiaco e di incrementarne le prestazioni». Il
tutto «senza la prescritta ricettazione», e «senza una apposita indicazione
prescrittiva nelle relative cartelle sanitarie». Sapevano qualcosa i
calciatori? Niente, dice il pm: venivano imbottiti di quei farmaci da
strizzacervelli, come se fossero tutti malati di depressione, «senza il
loro
consenso informato». E giù una lista di medicinali proibiti. Per esempio il
"Samyr", «autorizzato dal ministero per il trattamento delle sindromi
depressive, data la sua interferenza a livello cerebrale», tranquillamente
«somministrato a calciatori in piena attività agonistica, non affetti da
sindrome depressiva, con la giustificazione che si trattava di un farmaco
"disintossicante"... con la finalità di incrementarne le prestazioni».
Più che una squadra di atleti robusti e pieni di salute, la Juventus è
descritta dal pm come una sorta di lazzaretto di malati di nervi e di
depressione, o affetti da «turbe neuroendocrine» curabili soltanto con il
"Liposom Forte", altro «attivatore neurochimico» vietato perché dopante, e
somministrato surrettiziamente agli ignari calciatori. Altri medicinali
"incriminati" farebbero pensare a un'epidemia di patologie cardiache, se è
vero che nella Premiata Farmacia Bianconera il "Neoton" andava via come il
pane, spacciato agli atleti per un normale "ricostituente": invece è
autorizzato dal ministero «per la cardioprotezione nella chirurgia cardiaca
e contro la sofferenza metabolica del miocardio in stati ischemici».
Secondo
il pm, il dottor Agricola lo «somministrava per via endovenosa mediante
fleboclisi a calciatori in piena attività agonistica», sani come pesci, per
ottenere «un'efficace attivazione bioenergetica a livello della muscolatura
cardiaca e scheletrica e di modificarne le proprietà psicofisiche e
biologiche». E figurarsi lo stupore dei consulenti di Guariniello quando
hanno scoperto, nella sterminata valigetta del pronto soccorso di Agricola,
la "Esafosfina": un farmaco per malati gravi sottoposti a trasfusioni, o su
chi è in forte debito di fosfati a causa di «etilismo cronico,
malnutrizione
protratta, insufficienza respiratoria cronica, miocardiopatie ischemiche».
DOPING MUSCOLARE. Negli scaffali della farmacia bianconera e nelle
dichiarazioni dei giocatori sorteggiati dopo le partite per l'antidoping,
Guariniello e i suoi uomini hanno trovato tracce evidenti di una dozzina di
«farmaci e metodi» proibiti dalle liste Cio, Coni e Figc per la loro
«azione
dopante». Quelli sempre e comunque vietati sono il Liposom Forte, il
Bentelan compresse, il Flantadin compresse, il Felebocortid fiale e il
SoluMedrol fiale. Quelli «a restrizione d'uso» - cioè somministrabili solo
a
giocatori malati, solo con iniezioni locali e solo previa «notifica prima
della competizione» alla Figc (notifica che «non risulta» essere mai stata
fatta dalla Juventus) - sono due "anestetici locali": Lidocaina e
Xylocaina;
e sei "corticosteroidi": Depo-medrol fiale, Depo-medrol con Lidocaina,
Bentelan fiale, Deflan compresse e Tricortin 1000 (cocktail di anestetici e
stimolanti). Sarebbero stati gli stessi giocatori a dichiarare di aver
assunto queste sostanze in forma vietata e senza notifica, e dunque: Didier
Deschamps, Gianluca Vialli, Paolo Montero, Michelangelo Rampulla, Moreno
Torricelli, Manuel Dimas e Attilio Lombardo.
Poi c'è la famigerata creatina, rifilata ai giocatori «a dosaggi
giornalieri
superiori ai sei grammi» (inizialmente fra i 10 e i 30 grammi), addirittura
«negli intervalli delle partite»: dosaggi vietati dal ministero della
Sanità, col rischio di «sovraccarichi renali o effetti collaterali tipo
diarrea o incremento ponderale», e sempre «con l'intento di potenziare le
prestazioni degli atleti» gonfiandone la muscolatura. Senza contare gli
altri farmaci non di per sé vietati, ma usati per «mascherare le forme
morbose di patologie inabilitanti» e mandare ugualmente in campo i
giocatori
infortunati: come il Voltaren, «somministrato anche a ridosso o nel corso
della competizione», addirittura nell'intervallo fra un tempo e l'altro,
«nel convergente intento di alterare le prestazioni degli atleti».
Poi ci sono due prodotti - l'Orudis (contro le infiammazioni e i dolori
all'apparato muscolo scheletrico) e il Mepral (contro gastriti, ulcere
duodenali, esofagiti e altri gravi problemi gastrici) - che non dovrebbero
mai uscire, per legge, «da ospedali e case di cura», e che invece Agricola
avrebbe detenuto illecitamente in casa Juve e somministrato ai calciatori.
Infine, l'ombra dell'eritropoietina, mai esplicitamente nominata, ma
chiaramente evocata dal pm a proposito degli «intensi incrementi dei valori
di ematocrito» (la parte solida del sangue): sbalzi in avanti «sino a 8-9
punti, con punte oltre il 50 per cento». Nella consulenza Benzi-Ceci, gli
ematocriti sospetti sono indicati con nome e cognome: Alessandro Del Piero,
Antonio Conte, Zinedine Zidane, più gli ex juventini Didier Deschamps,
Angelo Di Livio e Moreno Torricelli. I loro ematocriti vicini o superiori
(nei casi di Deschamps e Di Livio) al 50 per cento, insieme «all'aumento
dal
valore medio dei globuli rossi» sono compatibili «con una stimolazione
farmacologica del midollo eritroide e la necessità di preparati a base di
ferro ai fini della sintesi dell'emoglobina per i globuli rossi in
eccesso»........