Non esiste nessun gruppo identitario costante, come non esiste una cucina identitaria, una lingua identitaria, etc, se non per gruppi molto piccoli in unità di tempo e luogo ben specifiche. Dunque nessuno è meglio di un altro.
Sostenere il contrario è propaganda da Decima Mas (o da Pol Pot, fai un po' tu).
Se tu mi difendessi l'identità culturale, chessò, sarda, o della specificità della Val Brembana, in quanto minacciate di estinzione, ti darei pure ragione. Ma a quel punto il primo nemico invisibile è proprio lo stato-nazione, che tutto schiaccia e tutto appiattisce. Come il Piddì, o Erdogan, o Napoleone, Carlo Magno e Papa Gregorio...
Se vogliamo parlare più terra a terra: i tuchi migliori sono quelli che accolgono i cambiamenti e l'incontro con gli italiani migliori. Gli uni hanno bisogno degli altri. Ne conosco qualcuno, ottime persone.
Il miglior modo è viaggiare, e accogliere chi viaggia. L'umanità è cambiata sempre attraverso le miscele, mai con la conservazione del sangue. Quella produce solo deformità, genetiche o ideologiche che siano.
Sulle navi di chi viaggia salgono anche i delinquenti? Certo. La peste ha falcidiato milioni di persone usando come principale vettore i ratti da stiva, e la cosa non ci ha mai fermato dal condurre commerci. I cambiamenti migliori richiedono sacrifici e compromessi, le cose buone hanno un prezzo, e blablabla