Pick, va bene tutto, ma NON PUOI NON AVERLA GIOCATA.
Cioè.
Non puoi e basta.
Faccio un lungo respiro e faccio Coming Out
Per spiegare il fattaccio, credo che sia necessario una precisazione d'obbligo, tendente al patetico.
Ma ci provo. Il tempo onestamente non c'entra poi molto, avrei tempo per vivere B&W, ho una specie di blocco emotivo, te lo spiego con tante parole, spero capibili e non volatili
Del resto i forum stanno per questo.
1986 D.C.
~ Uno inizia a giocare ai videogiochi, in anni lontani, oserei dire remoti.
È un ragazzino. Si diverte, vive il mondo, cresce, gioca a Shenmue. E per anni ed anni procede verso questo senso, videogioca a tantissima roba con spade e draghi, dalle picchiate in Shadow over Mystaria, alle prime esperienze di orecchie con Diablo e Ultima. Nel mentre, cresce a vista d'occhio. A Natale si fa regalare delle miniature della Marauder di piombo, recanti una carrozza di scheletri, passa sempre più tempo dentro i negozi dei grandi e guarda con ammirazione quelle scatole colorate con su scritto "Warhammer" e pensa "Un giorno...giocherò a quella roba"
Nel mentre continua a videogiocare.
Ma cresce ed iniziano i primi problemi.
Il videogioco continua (salvo rari casi) a conservare quel linguaggio
"save the world my Hero" che a 12 anni lo esaltava, ma a 20 gli fa pensare
"Ma che stronzata. Possibile che sia sempre e solo io il prescelto?"Tuttavia, continua a giocare, ha preso in mano il manuale di D&D, ha comprato quelle scatole colorate. È in fissa dura. E continua a videogiocare. Si rende conto che le avventure dei giochi di carta sono migliori di quelle dei videogiochi. Stabilisce una regola, decide di non giudicarli poi troppo.
Così per forza d'inerzia questo giocatore continua il suo percorso, è convinto che i videogiochi possono essere qualcosa di più ma nessuno ha mai il coraggio di trovalo quell'addendo che manca. Lascia correre dentro e fuori di se, decine di storie, non si fa certo il sangue amaro se la maggioranza di queste storie, una volta vissute, ed interpretate, sono un massimo deludendo. Lo fa perché pensa "
Vabbè, è un videogioco, cosa pretendi pure te..." Gli anni intanto diventano mattoni, è adulto, ormai gioca a "Fantasy Games" quasi per forza d'inerzia. Ha sempre il trasporto delll'86, ma pensa che tante siano occasioni sprecate. Oltre ai videogiochi legge dozzine di libri fantasy, tra il brutto e l'osceno, tra il passabile e il figo, gioca meno ai giochi da tavolo e di ruolo e matura sempre di più l'idea che i videogiochi non possono arrivare a quel tanto di più che lui vorrebbe.
È chiaro che per lui il mondo non è più quello di Zelda, è quello di GOT.
Ai suoi occhi niente è esattamente semplice, tutto è complesso. Inizia a leggere e vedere anche altro. ormai è adulto.
I videogiochi intanto possono arrivare, al massimo, a Skyrim. A voler esser generosi, o DAO oppure Morrowind o anche Gothic. Sì ma
"di più no". Non è possibile dai. Cerca di essere realista. Per anni ed anni, sogna di vivere un'avventura indimenticabile, qualcosa di serio, adulto, romantico, profondo, ma anche minuzioso, dettagliato, medioevale, realista (non realistico) come pochi scenari possono vantare di essere, nel mentre, mastica anche altri generi, ma si rende conto che
"non ha i denti per quella roba" e che le sue spade e i suoi draghi per lui sono e restano il top.
Così continua a sperare che qualcuno
prima o poi faccia qualcosa di epico, romantico, sofisticato, con un protagonista che non è il Campione o Il Prescelto, ma un reietto. Sogna un gioco in cui piova mentre con un cavallo arriviamo in un villaggio fiocamente illuminato, o che una voce leggiadra lo accompagni nelle terre nordiche, un gioco serio, eurocentrico, che non ti prenda per il culo. Dove se decidi qualcosa, hai conseguenze, come nei giochi da tavolo o di ruolo che si rispettino. Ha fortuna, perché prima con The Witcher e poi con The Witcher 2, assaggia quel mondo, seppur per poco tempo.
In cuor suo spera che qualcuno faccia qualcosa di simile, prima o poi ma Maxato all'ennesima potenza.
E intanto aspetta.
Sta sulla riva con quel contadino che aveva catturato una lepre per cena, ammutolito di fronte a quello che incede. La tecnologia intanto avanza, le AI diventano superiori a roba come Beyond Good And Evil. Il mondo dei videogiochi, dopo il 2012, diventa cinema. Grande cinema. Cinema interattivo in grado di emozionare, commuovere, esaltare, raccontare storie che il cinema non può semplicemente raccontare.
I Cathiers du Cinema sono lapidari: Il Videogioco ha superato il cinema. E se lo dicono loro.
O quantomeno, il media è maturo, così si dice. Poi succede verso il 2015 qualcosa di abbastanza unico.
Succede che arriva TW3, che è in pratica un'avventura indimenticabile, non un gioco trascendentale, ma un'avventura indimenticabile. Qualcosa che, se si è giocato per anni a D&D e tutto il resto, non può non lasciare il segno e non entrare dentro. Ed entra dentro come il burro, con l'aggravante di leggere i libri del Sap quasi all'unisono, temendo spoiler (che poi nel gioco ci sono) Il gioco quindi penetra come un coltello caldo il cuore di burro e svetta sul resto, tranne Castlevania, ovvio.
Non scherziamo.
Al punto però di provare quasi un morboso innamoramento, di non voler "chiudere" con questi personaggi ma lasciare un spiraglio aperto, i famosi dieci cm.
Quindi è come se B&W fosse la mia casa di villeggiatura, posso andarci anche tra 2 anni, tanto so che quella è casa mia, so dove è l'ingresso, so che mobili ci sono, conosco i vicini, e so perfettamente che la casa si manterrà intonsa fino al mio arrivo.
Ecco il punto, non riesco a pensare che sia l'ultima avventura.
Preferirei temporeggiare ancora un po' di tempo.
Qualche secolo, tipo