Scroscianti applausi per l'analisi di Zerocalcare...
"Ciao, siccome ho fatto un intervista (settimane fa, ma uscita oggi) in cui sostanzialmente dicevo "NON MI CHIEDETE COSE SULLA GUERRA, NON NE SO UN CAZZO, SONO CONFUSO, PREFERISCO ASCOLTARE ANZICHE PARLARE”, ma al momento tra virgolettati decontestualizzati e operazioni de gadget di dubbio gusto (il giorno in cui mi spingerò una qualsiasi bandiera nazionale sapete che mi hanno sostituito con un clone) sta uscendo una cosa che è praticamente il contrario di quello che è il senso dell'intervista e del disegno. La verità è che non mi fido della sintesi delle interviste e quindi non ci provo neanche in quella sede a fare ragionamenti complessi sapendo che saranno ridotti perché non cè spazio per riportarli. Per evitare però che si pensi che è paraculaggine, e per chi si chiede quali sono i miei dubbi, qui metto 8 punti che per me sono il minimo sindacale della complessità necessaria a parlare di questa cosa
1)Putin non è un personaggio qualsiasi e nella sua bocca non ha alcun senso il termine “denazificare”. Non solo perche ha foraggiato l'estrema destra di tutta europa e oltre negli ultimi decenni, ma anche perché chi ha avuto la fortuna e l’opportunità di conoscere gli antifascisti russi negli anni 2005-2010, che vennero anche in Italia a raccontare la loro esperienza, sa benssimo che la stagione delle bande neonaziste in russia, che ha contato centinaia di omicidi di migranti, giornalisti, oppositori del governo, e “antifascisti di strada” della scena skin e punk, è stata efferatissima e sanguinosa. Compagne e compagni ammazzati a coltellate, sparati in testa, aspettati sotto casa, omicidi di stranieri anche bambini brutali e crudeli. Tutto nell’impunità e nella copertura garantita dalle istituzioni, nella fase in cui questo tipo di bande faceva comodo, per poi essere represse quando non servivano più. Bande di nazisti, con diverso inquadramento, continuano ad operare sotto le dirette indicazioni del Cremlino, come il gruppo Wagner o altri meno noti. Gli antifascisti in Russia continuano ad essere repressi e sepolti in galera.
2)L’Ucraina è un paese in cui la questione nazionalista (e nazista) è reale, pur senza essere la caricatura generalizzata che ne fanno tanti (e senza essere la stessa del 2014).
Nel 2014 i moti di Euromaidan che hanno rovesciato il precedente regime filorusso, a prescindere dalla loro legittimità o meno, sono stati egemonizzati almeno dal punto di vista militante/militare dalla componente neonazista, con tanto di partecipazione dei nazisti nostrani. Questo ha determinato un peso politico forte dei neonazisti nello stato e nel governo ucraino, che però si è ridimensionato dopo le elezioni del 2019.
I neonazisti sono stati marginalizzati dalla vita politica ma sono rimasti invece molto forti nelle forze armate, specialmente dentro a sto cazzo di Battaglione Azov che opera prevalentemente nelle zone russofone e che sono oggettivamente dei nazisti maledetti che si sono macchiati di crimini di guerra efferati e violenti in Donbass, dal 2014 ad ora.
Qualcuno dice "eh, prendono il 2% alle elezioni come in Italia, e nel battaglione Azov sono solo 3000". E’ vero, infatti è demente dire che la società ucraina, come quella italiana, sia nazista. Ma in Italia quel 2% è composto da scoreggioni nostalgici frustrati che perlopiù scrivono su internet, più qualche gruppone di mostri cocainomani che effettivamente se li incontri la sera sbagliata rischi di farti molto male, o anche di lasciarci la pelle. Lì invece parliamo di un 2% composto da militari addestrati, invasati e dediti a stragi e stupri etnici. Non è esattamente la stessa cosa.
3)A fronte di questo, la resistenza ucraina è legittima? Per me, regà, sì. Ogni resistenza di un popolo che viene invaso e bombardato è legittima, a prescindere se il suo governo mi sta simpatico o no.
4)E’ giusto dargli le armi o no? Non lo so. Onestamente. Da una parte, se pensiamo che quella resistenza è legittima, capisco la postura etica di chi dice che allora bisogna aiutarli o quantomeno dargli gli strumenti per difendersi. Dall’altra, armare fino ai denti un esercito, che nel suo interno ha una componente nazista (regolare e inquadrata), mi sembra una grossa responsabilità e ignoro che tipo di effetto possa produrre. Un paese con bande di nazisti elevati a eroi e armati di tutto punto: se sostituiamo il termine nazisti con jihadisti abbiamo la storia della Siria e dell’Afghanistan, che non mi sembrano esempi virtuosi.
Dall’altra parte, è lecito chiedergli di arrendersi, per risparmiare ulteriori carneficine? Per me onestamente no. Se il metro secondo cui uno si dovrebbe arrendere è l’eventuale sofferenza connessa alla resistenza e al prolungamento del conflitto, allora dovrebbe valere per i curdi, per i palestinesi, per tutti i popoli che resistono ad un oppressore più forte. Quindi dobbiamo sostenerli tutti? Per me la risposta, ancora, è no. Dobbiamo sostenere i progetti di società che ci piacciono e in cui vediamo un orizzonte auspicabile e se possibile comune. Per me i curdi sono un opzione sufficientemente affidabile, rappresentativa, e condivisibile su cui vale la pena scommettere e con cui impegnarsi. In Ucraina io un’opzione simile onestamente non la vedo. Ma non penso che il fatto che io non mi senta di condividere un orizzonte ideale con loro mi autorizzi a dire che si devono arrendere.
5)Chi sostiene che il Donbass dev’essere indipendente è stronzo o filoputin? Per me no, nel senso: capisco chi si occupa della questione da 8 anni, ha conosciuto quella guerra da vicino, e ora gli rode il culo perché all’improvviso tutti scoprono l’Ucraina cancellando quasi un decennio di sofferenze dall’altro lato. Io sono dell’idea che alle comunità che richiedono autonomia con qualche fondamento (linguistico, culturale ecc) quest’autonomia vada riconosciuta, all’interno di quelli che sono i paletti che secondo me rendono un progetto politico sostenibile. Ammetto che non sono mai stato in Donbass e quindi ignoro con esattezza che tipo di società vogliano sviluppare gli indipendentisti oltre lo stato di guerra permanente in cui si trovano, ma mi fido della buona fede di compagni e compagne che conosco da una vita e che lì hanno un intervento da anni, per cui non ho motivo di pensare che non sia un’aspirazione legittima.
6)La NATO è una parte di quest’equazione per me? Boh, non direttamente perché oggettivamente stanno dicendo in tutti i modi che non vogliono entrare in guerra, ma altrettanto oggettivamente in un mondo ormai multipolare la Nato ha continuato dopo il crollo del muro di Berlino a ragionare in termini di guerra fredda, continuando una politica militarista ed espansionistica che di fatto nutre e perpetua queste relazioni internazionali fondate sull’eterno scontro tra blocchi.
7)Cosa si può fare ? Ma che cazzo ne so? Comunque non contiamo un cazzo, è un dato di fatto molto triste ma ci consente un lusso: quello di non dover per forza prendere parola sui social e ripetere slogan preconfezionati perché non saremo noi coi nostri social infuocati a modificare le sorti del conflitto. Credo però che ci sta almeno una cosa che non ha rischi “etici” per quella che è (era? Dovrebbe essere?) la nostra cultura politica: la solidarietà almeno con le popolazioni colpite. Accogliere, sostenere chi scappa, cercare di sfruttare le maglie che si allargano per generalizzare le politiche di accoglienza che si stanno attuando per i profughi ucraini anche a chi viene da altri paesi… Qui mi sembra che dei valori condivisi ce li abbiamo, almeno quelli potremmo provare a praticarli.
8)In generale, anche se negli ultimi anni è stato difficile per il covid (e anche prima non è che brillassimo), per me un modo per contribuire a formarci una lettura della situazione è cercare degli interlocutori e delle interlocutrici che abbiano la nostra sensibilità, il nostro orizzonte politico e culturale. Ha senso formarsi e stare nel dibattito ascoltando i compagni e le compagne che stanno in Russia o in Ucraina, cercare di creare contatti e di capire chi sono, cosa rappresentano e cosa chiedono (scontando il terribile ritardo di doverlo fare ora, che è tutto più difficile, anziché avere già delle relazioni coltivate fatte di scambi e confronti negli anni). Per me comunque è cento volte più interessante leggere un comunicato dei Moscow Death Brigade, piuttosto che elevare a nostri eroi individui che sguazzano nei salotti televisivi, solo perché dicono qualcosa che somiglia a quello che vorremmo sentirci dire noi in questo momento. Vale pure per chi vorrebbe farsi dare la linea da un fumettista che in Ucraina non ci ha mai messo piede."