Da piccolo cercavo i mostri.
No aspetta, rettifico, da piccolo assieme a molti miei amici, spesso vicini di casa, compagni inseparabili di scuola, andavo a caccia di mostri. Esploravamo case abbandonate, spesso dopo aver noleggiato nella nostra biblioteca favorita racconti della paura o testi occulti, che leggevamo assiduamente, cercando di fabbricare talismani di protezione, tranne quelli con l'oro e l'argento, anche se avevamo provato a fondere un paio di orecchini d'oro della sorella di un mio amico, rubandoli ovviamente, per fabbricare un talismano di protezione contro i demoni. Puntualmente beccati ci ha sagagnati di botte, visto che faceva pure karate shotokan. I lividi sarebbero comunque guariti, e noi non avevamo certo desistito dalle nostre ricerche. Cercavamo dentro i cantieri abbandonati, che non erano affatto abbandonati, casomai chiusi naturalmente durante i festivi, case abbandonate, macchie boschive, case di campagna...Cercavamo in ogni modo di vivere avventure spaventose, come i perdenti di Derry.
Prima di leggere il voluminoso tomo di Stephen King. L'adattamento televisivo se non ricordo male, lo avevamo visto. Spirito blando di emulazione? Forse, non ho ricordi precisi in merito, ma mi sembra che non fossimo così stupidi da avere una fionda in 4. Prendevamo la bici e partivamo per spedizioni assurde, riempivamo gli zaini con snack dolci e salati, e quando riuscivamo, qualche bottiglia di Fanta, da condividere. E poi le armi. Quelle erano immancabili. Le mitiche pistole Condor a pallini gialli di plastica, armi a soft-air o gas, coltelli e coltellacci, bastoni, mazze, e manganelli "presi in prestito" da qualche papà che faceva la guardia giurata, qualche stiletto comprato direttamente a San Marino. I più badass, una spada, rimediata chissà dove. Quanto lavoro davamo ai carabinieri che ci piluccavano sempre.
C'erano le zone calde nella mia città, che il nostro club, ovviamente il
Dylan Dog Horror Club, monitorava attentamente, scrivendo lunghi report su spostamenti, eventi, personaggi, attenzionando per ore i luoghi d'interesse. Per esempio, alla vecchia polveriera reggiana c'era uno scimmione, nero ed enorme, evocato da un gruppo di maghi malvagi del circondario. Era un edificio fatiscente, ex luogo di prigionia dei partigiani, e covo delle infami SS reggiane. Non era uno scimmione vero, ovviamente. Era un potente demone che aveva preso le sembianze di un demone. E il mago Antares, che viveva poco lontano era il responsabile di questa incarnazione dei cerchi infernali che aveva invaso il nostro mondo.
Antares era un Mago vero. Un operatore dell'occulto che operava in zona, con tanto di campanello dedicato
"Mago e Cartomante Antares - Suonare - Per Appuntamenti - " Lo stregone venne pedinato a lungo, utilizzando il binocolo del padre di Claudio-kun, fino a quando lo scoprimmo che dava da mangiare allo scimmione infernale. Che poi erano gatti. Ma non è importante. A noi bastava che Antares avesse superato la sottile linea di confine della Polveriera, e avesse preso contatto con il male ultraterreno, alimentandolo con carne umana!
C'era anche la casa della Noce, un vecchia casa dispersa nella zona collinare, la si raggiungeva dopo una pedalata lunga, e dopo almeno due fermate di rito, al bar Giglio Magico e al bar Nore. Entrambi i bar avevano un riciclo costante di cabinati, al Bar Nore, giocai per la prima volta a quel picchiaduro con gli animali (Metamorphic Force) e liquirizie sfuse, in pacchetti da 3,000 milalire. Poi si arrivava alla fatidica casa della Noce, non superavamo l'olmo alla terza curva, perché c'era il pericolo dell'attacco di cuore, se superato l'olmo si moriva. Stavamo quindi a debita distanza. Per noi i mostri esistevano davvero, erano nelle case abbandonate, nei garage poco illuminati, nella viuzze con i campanelli strani martellate da raffiche di vento, erano nelle scoperte più semplici, come le fogne a cielo aperto, nelle zone di campagna o i pineti della zona collinare.
Gli sviluppatori di
Spike Chunsoft devono aver pensato la stessa cosa quando pensarono di sviluppare questo titolo per PSX, le avventure dell'infanzia alla fin fine, sono realmente indimenticabili e forse confidano in una memoria collettiva mondiale, non limitata territorialmente.
YuuYami Doori Tankentai"Se stai leggendo un libro nel cuore della notte da solo, quando nessun altro è sveglio, sarai perso nel suono delle pagine che girano. Se fai attenzione, puoi sentire un lamento che proviene da dietro, girati...ma nessuno è lì"Yuuyami Doori Tankentai è un'avventura meravigliosa, romantica e graficamente smascellante.
Si tratta di un gioco side-scroller, con una grafica digitalizzata, raffinatissima e molto stilosa. Artisticamente è un gioco che potevano fare solo i giapponesi. “Twilight street group expedition” è un'avventura a tema horror, sviluppato e pubblicato da Spike Chunsoft per PlayStation. Essenzialmente si gioca in modo simile alla celebre serie di
Twilight Syndrome di Human Entertainment, e segue una storia di giovani studenti giapponesi che esplorano leggende metropolitane paranormali nel loro quartiere.
Per questo gioco ho solo amore incondizionato, nonostante abbia solo una misera copia, la custodisco gelosamente e l'ho negata spesso ad amici, ricevendo molte maledizioni. Curiosamente la mia ISO è perfetta, quelle sulla rete invece sono spesso dunpate male. Questo gioco, venni a sapere poi, è genuinamente idolatrato in Giappone, considerato un capolavoro di realismo e una profonda riflessione sulla società giapponese, è implicito che la città di Harumi, dove si svolge il gioco, sia nata dal boom economico del Giappone durante gli anni '80 e che da allora sia caduta in rovina. In ogni caso, queste sono considerazioni che non posso confermare, non avendo potuto leggere la storia nel dettaglio, perché questo gioco è avvolto in un ermetico mistero. Questo gioco infatti non è mai stato tradotto, ci sono stati molti tentativi e diversi progetti, ma si sono tutti arenati. Però d'altro canto, è possibile (e lo ripeto, giocarlo in JAP) perché è molto intuitivo.
La storia segue da vicino tre studenti delle scuole medie che esplorano le leggende metropolitane nella loro città, in genere con un tematica di fondo che vira sul paranormale. Gli studenti sono un ragazzo di nome Nao e il suo cane Meros e due ragazze, Kurumi e Osango. Queste info le ho raccolte molto tempo dopo, a lungo li ho chiamati Akira, Megumi e Ryoko.
Ogni capitolo consiste in due fasi: prima si raccolgono le voci nella scuola e poi esamineremo le diverse zone in città con il gruppetto di affiatati amici. La scuola è il primo punto su cui ci si può soffermare, con il senno di poi, ovvio. Uno studente giapponese passa gran parte della sua vita in classe. Le attività scolastiche lo tengono impegnato (per me giustamente) per molte ore durante una giornata. È quindi logico che le leggende nascano sui banchi di scuola, e spesso gli stessi edifici scolastici siano forieri di paure irrazionali. Come dimenticare del resto la leggenda di Hanako, la bambina che appare nelle toilette delle scuola, oppure la leggenda dei manichini della sala d'arte, il quadro cannibale, il professore assassino, e così via. Ci sono dozzine di leggende che nascono tra le aule giapponesi, non solo la leggenda della terribile Sadako.
Come accennato, in questo gioco dovremo compiere diverse investigazioni, lo scopo principale è quello di ottenere attraverso voci ed indizi sparsi nella città la soluzione per 100 giorni di misteri (non di tempo reale). A seconda del personaggio che scegliamo, le voci che possiamo ottenere o i misteri che possiamo risolvere sono diversi. Questo aspetto offre una notevole varietà di gioco.
Oltre che compiere le investigazioni possiamo vivere la vita del nostro personaggio selezionato per tutta la giornata, potremo svolgere attività scolastiche e piccole romance, e potremo svagarci come meglio crediamo fino a quando non decideremo di andare a letto. Puoi persino giocare a Mario Kart con tua sorella, sì sulla PSX. A mezzanotte inoltre, possono verificarsi fenomeni diversi eventi psichici a seconda del grado di disturbo accumulato durante la giornata, che è una sottile linea rossa a bordo schermo. Il giocatore può scegliere uno dei tre personaggi da giocare, una scelta che influirà sul modo in cui procede la storia, al giocatore vengono assegnati cinque minuti per ascoltare e raccogliere le voci a scuola. Ogni personaggio ha amici diversi, quindi potremmo sentire voci diverse voci sulle leggende. Il gioco è straordinariamente intuitivo, quindi è possibile giocarlo anche senza capire il testo, lo ripeto. Dopo questa raccolta di indizi, che è sempre variabile, il giocatore ha dieci minuti per indagare su eventuali voci esplorando la città, cercando luoghi, oggetti e persone sospette, alcune possono far partire piccole sequenze animate, inoltre se usiamo Nao con il suo cane, quest'ultimo ci trascinerà, facendoci risparmiare del tempo prezioso per la nostra indagine.
Quella di YuuYami è un tipo di paura tipicamente non visiva, non c'è nulla di orribile o splatter, nulla di particolarmente disturbante, ma come adolescenti delle medie, basterà poco per farcela addosso.
Il diario di gioventù composto da questi sensibili studenti di una scuola media si configura come una avventura pop e horror deliziosa, un ibrido che contiene piccoli inserti di avventura punta e clicca ed in prima persona. Una curiosità, il gioco è stato sviluppato nell'arco di due anni dall'ex staff Human che aveva lavorato proprio a Twilight Syndorme. Fu pubblicato il 7 ottobre 1999 in seguito di una tendenza marcata e popolare dell'horror nei media giapponesi, in particolare, i videogiochi horror. Era l'epoca giusta del resto.
Giocai a questo gioco in un famoso recupero, dal mio solito spacciatore, scervellandomi per un paio di sere, ricordai il suo nome Massimino Messaiah. Massimino era ovviamente un diminutivo e Messaiah era il suo nick quando giocava a Doom ed Unreal. O almeno così mi disse. In ogni caso, era così che lo chiamavo.
Rompiamo ulteriori indugi, il gioco è giocabile, anche se è completamente in idioma nipponico. È ambientato alla fine degli anni '90 nella città immaginaria citata ma più che
"uno stereotipo del quartiere giapponese con quartieri dello shopping, ospedali, cantieri e parchi" cit.wiki si tratta proprio di una amabile, deliziosa, colorata cittadina, che sembra direttamente uscita da Maison Ikkoku, le ragazze hanno persino le salopette e vedrete così tante divise marinarette da sentirvi a casa.
Durante lo svolgersi del gioco è possibile consultare gli altri personaggi in qualsiasi momento e visualizzare le informazioni sulle investigazioni raccolte nel proprio diario. Possiamo inoltre esplorare una mappa della città all'interno del gioco per facilitare l'esplorazione o utilizzare una mappa fisica fornita con il gioco, nel caso in cui abbiate la fortuna di possederlo, visto che costa più di 10,000 yen o 700$.
Al di fuori di queste informazioni aggiuntive, qualcuno, dovrebbe davvero tradurlo
TFP Link :: https://www.youtube.com/watch?v=mfJlXevN0xw