Finito ieri dopo circa un 11 ore secondo la console.
Ringrazio di nuovo tutti per la raccomandazione. Mi sarebbe veramente dispiaciuto essermelo perso.
Per quanto concerne lo svolgimento della mia personale partita;
Come dicevo, nel primo atto avevo incolpato Ferrec, ma più per esclusione e sulla base delle mie simpatie personali.
Ma ero anche abbastanza convinto che fosse stato lui, ed ho molto apprezzato il modo in cui il gioco ha poi ricontestualizzato sia la sua persona che le mie certezze in materia.
Col senno di poi, è probabilmente l'omicidio in cui più mi pesa aver portato all'esecuzione di qualcuno dei quattro sospettati. Alla luce dei crimini e della malvagità del Barone, è un caso in cui avrei preferito che tutti la facessero franca, ma apprezzo che il gioco non offra tale scappatoia.
Nel secondo caso tra i tre volevo incolpare Guy, ma è successa una cosa strana per la quale pur avendo trovato tutte le prove che dimostrano i suoi furti, il fatto che Otto ne fosse venuto a conoscenza dandogli quindi un movente e il suo ruolo preponderante nell'aver incancrenito i rapporti tra l'abbazia ed i contadini, il gioco non mi ha permesso di sceglierlo come indiziato alla resa dei conti.
Ho ripiegato su Hannah, ma è un momento in cui non credo che il gioco sia stato del tutto "corretto" nelle sue meccaniche. Però paradossalmente ciò si sposa così bene con le tematiche che non me la prendo troppo.
Ho apprezzato molto il terzo atto a differenza di molti.
Già dal primo omicidio il gioco fa intendere che c'è un appunto un burattinaio che tira i fili, e qualcosa di misterioso nel passato del villaggio, quindi credo che un finale che cerchi di sbrogliare la matassa ci volesse, e chi può condurre tale indagine di una che è autoctona del luogo, ma allo stesso tempo non può avere reali certezze a causa della sua età?
Passando ad un giudizio più complessivo, da un punto di vista meccanico la mia critica principale è quanto tempo ho passato a girare per ogni singola location a parlare con tutti per vedere se avevano cose nuove da dire, ricavandone magari una o due conversazioni in un mare di "Dio ti benedica".
Credo sia qualcosa che diluisce in maniera veramente eccessiva il gioco e mi sarebbe piaciuto i designer avessero escogitato qualche modo di evitarlo, anche se così su due piedi non so quale possa essere.
Sono anche leggermente dubbioso sugli speech checks, soprattutto quando sono incentrati su un NPC con il quale abbiamo avuto due minuti di conversazione.
La loro visualizzazione a schermo mi è sembrata un pò artificiosa ed avrei preferito fossero invisibili, con il gioco che fa i suoi calcoli nel background e prosegue la conversazione di conseguenza, senza far vedere gli ingranaggi al giocatore.
Lato tematiche e narrativa, ho adorato Pentiment. Sono un appassionato del giallo storico e de Il nome della rosa come dicevo qualche post fa, ed il gioco riesce veramente con efficacia a rendere omaggio alle sue fonti di ispirazione senza farsene soffocare.
E' si un murder mistery, ma questo come nei migliori esponenti del genere è quasi secondario rispetto all'usare l'indagine come una lente di ingrandimento da centrare sulla vita e sul percorso storico di un piccolo pezzo di geografia, e sulle persone che lo abitano.
Non tutte queste persone escono dalla pagina in maniera prorompente, ma riescono tutti a sembrare persone verosimili, con desideri e personalità credibili, seppur sballottati in un fiume di circostanze a volte aldilà del loro controllo.
Da appassionato anche se non esperto di storia, apprezzo molto anche la non uniformità di queste persone.
Siamo abituati a pensare a chi abitava momenti storici così lontani come ad una massa uniforme alla quale attribuiamo macro-definizioni, definizioni e convinzioni che ci aiutano ad inquadrarle, spesso in contrasto a noi, ma raramente o quasi mai è così.
Gli abitanti di un piccolo villaggio bavarese del 16° secolo sono probabilmente nel complesso devoti ed osservanti della loro fede, ma non possiamo ridurli a ciò e non sono uniformemente ciò. Come ai nostri tempi, vi sono persone più scettiche, persone che alla pubblica manifestazione preferiscono un'espressione più intima della fede, e coloro che seppur religiosi cozzano contro le istituzioni e la sovra-struttura.
Un villaggio bavarese del 16° secolo non è probabilmente un bastione di femminismo, ma ciò non significa che le donne che vi abitano siano tutte soddisfate di questo stato di cose e delle prospettive a loro offerte. Non significa che non aspirino ad altro e che non riconoscano e a volte combattano questo stato di cose.
E se la maggior parte degli uomini probabilmente non discute e forse nemmeno si rende conto di tale stato di cose strutturale, non significa che qualcuno non lo faccia.
E così via. La storia è fatta di persone, e queste persone sono molto più simili a noi di quanto crediamo.
Dipingerli come fosse un unicum fa loro torto, e Pentiment evita accuratamente di farlo.
E nel complesso, dopo averci ragionato un paio di giorni, credo che la mia lettura di Pentiment è che questo sia un gioco sulla storia e sulla Storia, e su quanto sia complicato il lavoro dell'osservatore che si propone di narrarla ed analizzarla.
Che si tratti di risolvere un omicidio senza abbastanza tempo e con elementi limitati, o di raccontare la storia anche recente di un piccolissimo pezzo di terra, Pentiment mi sembra dire che dobbiamo rinunciare alla pretesa dell'obiettività, ed evidenzia quanto sia facilone ridurre questa analisi ad una singola lente.
Anche per valutare cose successe 15 anni ci piace poter scavare e tirare fuori quella singola Verità che illuminerà e spiegherà tutto. Ma la realtà è che quella rivelazione spesso non esiste.
Possiamo spiegare perché alcune cose siano successe, ma le stesse persone che l'hanno causata farebbero fatica a tracciare la linea che da una loro decisione ha portato ad un determinato fatto.
Tutti pensano di poter dire perché una rivolta scoppi, di chi sia la colpa e se fosse stata o meno giustificata. Ma anche chi vi era in mezzo detiene solo un frammento di verità, plasmato dalle proprie convinzioni, rancori e speranze.
Ed in questo contesto, pretendere di raccontare la Verità è futile. Possiamo solo sposare l'interpretazione che più ci piace o che ci fa più comodo, senza pretendere di capirla realmente.
Chiudo con Andreas;
Apprezzo molto il fatto che sia un personaggio a sé stante, anche lì dove il gioco da al giocatore la possibilità di plasmarlo in qualche modo. Sopratutto nel secondo atto, c'è una netta cesura tra Andreas avatar del giocatore, ed Andreas personaggio con una sua storia, ed è elegantissimo il modo in cui Pentiment rappresenta e spiega questa distinzione.
Giocatore ed Andreas non hanno nemmeno le stesse motivazioni nel risolvere gli omicidi.
Anzi, si potrebbe dare che il giocatore fornisca ad Andreas un perfetto alibi. Il nostro obiettivo è risolvere un omicidio, perché questo è un gioco, e dobbiamo raggiungere certi obiettivi, ed è la scusa perfetta che Andreas ha bisogno di raccontarsi per non dover tornare a casa dove lo attende un matrimonio profondamente infelice e disfunzionale, ed un lettino vuoto.
Ed in tal senso, il cambio di protagonista nel terzo atto è perfetto.
Non so, è parecchio che un videogioco non mi offriva così tanti spunti di riflessione.
Fa freddo nello scriptorium, il pollice mi duole. Lascio questa scrittura, non so per chi, non so più intorno a che cosa.Consigliatissimo.