Alcuni pensieri:
1. Quella che sta accadendo è una sfida all'autocontrollo civile, se così si può dire, dell'Occidente che è imperativo vincere. Omuncoli come Belpietro, non so se per stupidità o per cupidigia da bottegaio, lavorano in perfetta continuità con l'Isis, un duetto da medaglia d'oro. Sarebbe oscurantismo impedire a Libero ecc. di scrivere ciò che vogliono, ma sarebbe davvero un bel segnale se una bella folla si radunasse davanti alla loro redazione e li ricoprisse di pomodori.
2. L'Isis va meticolosamente distrutto e al più presto. È una sfida militarmente abbordabile, a cui va però creato attorno un solido contesto politico internazionale e che va eseguita con abbondanza di mezzi, senza le inutili attuali mezze misure (NATO in generale) e i puri atti di presenza (Italia in particolare).
3. L'aspetto positivo è che un soggetto politico così evidentemente inumano e impresentabile si è manifestata in un momento in cui molti attori del medio-oriente classicamente ostili all'Occidente (Iran in primis) sono ora un minimo più morbidi e inclini al confronto, al di là delle consueta comunicazione “apocalittica”. Non è per nulla il miglior momento per disegnare un medio-oriente stabile e “fair” di comune accordo con gli interessati. Decisamente più semplice sarebbe stato farlo nel 1918, a Battaglia di Megiddo appena vinta. Ma è forse l’ultima occasione, prima che Isis fortifichi la sua posizione di “dream job” nei cuori e nelle menti di tutti i dementi, i misogini e i violenti che si nascondono in tutta la popolazione islamica mondiale (così come si nascondono in tutte le altre, naturalmente). Può essere invece un “fantasma del natale futuro” grazie al quale ricondurre tutti alla ragione e pianificare un ambizioso riassetto della regione che raddrizzi più torti storici possibili (reali o percepiti che siano). Un nemico comune può fare miracoli.