Ma chi si è ritrovato a smartworkare, ha avuto ripercussioni negative sui tempi o la qualità del lavoro?
Insomma, qual è la vostra esperienza?
Da noi c'è la storica ritrosia padronale a non agevolare lavoro agile e telelavoro; ma di fatto, essendo una software house estremamente specializzata e con progetti ampiamente pianificabili, l'attività in presenza potrebbe ridursi giusto alla cena aziendale. E l'esperienza del lockdown l'ha confermato: siamo stati lontani dall'ufficio per tre mesi - e da giugno 2020 facciamo turni per ridurre il numero di compresenze giornaliere -, eppure il lavoro è andato avanti lo stesso. Inoltre, se consideriamo indicativo l'aumento del numero di contratti aperti, direi che pure la qualità del lavoro sia rimasta la stessa.
Riguardo i tempi, si tratta di ritarare l'ansia e di chiedersi se sia sempre davvero necessario avere una risposta immediata. Sicuramente qualcuno ha vissuto e vive male la lontananza fisica, ma la vive male per indole personale, non perché il tipo di lavoro la richiederebbe. Dopotutto, noi lavoriamo o su attività personali pianificate o su assistenze; e pure per le segnalazioni bloccanti - esempio estremo, la rottura contemporanea di un server e del suo backup -, i tempi di intervento contrattuali sono ininfluenti rispetto a dove fisicamente ci si trovi, poiché comunque tutta la nostra infrastruttura è in hosting remoto.
Insomma, in sintesi: altro che smartworking, si potrebbe già fare tutto in telelavoro.
Per quanto mi riguarda, tenendo conto di quanto sopra e del fatto che ho la socialità di un orso del Kentucky, dov'è che firmo?