A Good Marrige (Peter Askin, 2014)
Un thriller molto semplice, basato su un racconto di Stephen King dove naturalmente il buon matrimonio del titolo verrà smentito.
2 bravi attori protagonisti, un ottimo colpo di scena “particolare” (che ribalta tutto il classico schema dei thriller) e uno sviluppo per niente banale. 1 ore e mezzo di intrattenimento senza pretese ma dal risultato convincente. Consigliato, anche se è dura scrivere di più, anche solo per paura di spoilerare cose.
Cold In July (2014, Jim Mickle)
Anche qui siamo sul thriller americano anche se le pretese sono più alte.
La storia è di Richard, che trovando di notte un ladro in casa, pur senza presentare minaccia, gli spara. Da lì si sviluppa la storia che coinvolge il padre del ladro che sembra cercare vendetta, puntando soprattutto al figlio di Richard.. Thriller fatto a regola d’arte (basta vedere come entrano in scena i vari personaggi), che non lesina di mostrare la violenza quando deve come nel finale ed ha alcune soluzioni visive meravigliose (come gioca con le luci nella parte della ferrovia). E’ anche ben scritto, riuscendo a rendere credibile il personaggio di Don Johnson nelle sue particolarità (super texanone "puro").
Un ottimo film anche se alla fine mi è risultato un pò
“antipatico”, un pò impersonale.
Disney Anni ‘50Il 17 luglio 1955 il parco Disneyland aprì i battenti ad Anaheim in California. Inoltre la produzione di contenuti si stava sempre più allargando a nuovi media come la televisione, in cui la Disney creava dei programmi tv veri, e nuove tecniche come i live-action di cui
L’isola del tesoro è il primo del 1950. Insomma la Disney dopo l’ottima partenza dei 30 e la caduta dei 40, nei 50 stava diventando quello che tutt’oggi è: una multinazionale basata sui sogni della giovane età.
In tutto questo espansionismo, che cosa ci propinavano nel vecchio mezzo, i film d’animazione?
5 classici Disney, usciti tra il 1950 e il 59. E almeno 4, a suo modo, delle vere e proprie bombe.
A partire proprio dal primo,
Cenerentola. Visto oggi, questo film è più di un punto di non ritorno, è uno schiaccia-sassi, un carrarmato. Da qui in poi un certo tipo di animazione è così. Il castello è quello, la principessa e il principe sono così, i comprimari sono così. Le storie si narrano così. Il bene e il male sono separati. Che si nota soprattutto dal colore degli abiti che si indossa, viola dominante per la matrigna, colori acidi per le sorellastre. Io lo odio tantissimo ma è come odiare la Bibbia. Soprattutto odio quei comprimari, quei topolini che danno così fastidio nel loro voler essere buffetti. Speriamo vi mangi il gatto, Lucifero, che tra l’altro naturalmente è completamente nero, figuriamoci. Cenerentola ha rovinato tutto o quasi. Ma è talmente tutt’oggi potente che non riesci ad odiare neanche chi lo ha adorato e ancora lo adora.
Che poi Disney si fa subito perdonare, appena l’anno dopo.
Avete visto la fiaba più classica possibile raccontata nel modo più classico (che poi è un modo che, ripeto, si è praticamente inventato da sè, vabbè) possibile? Ecco,
Alice nel paese delle meraviglie è l’incontrario assoluto. E’ il modo meno classico di raccontare una storia meno classica possibile. E’ prendere un libro filosofico travestito da favola per bambini e farlo diventare un film d’animazione filosofico travestito da favola per bambini. poi naturalmente all’epoca ci sono stati parecchi che dissero
“eeeee.. ma non è uguale al libro©” ma quelli ci saranno sempre per i libri famosi. Verrebbe da chiedersi cosa chiedere di più ad un film del genere visto che prende molte scene dei 2 libri e le ripropone paro paro, con un livello di follia inaudito, libertà espressiva assoluta, una trovata visiva continua, personaggi che appariranno 10 minuti totali a schermo pronti a rimanere nella storia e temi che, soprattutto pensando a Cenerentola, inauditi (vi dico solo una parola: Ostriche). Le manie degli adulti prese alla berlina in quanto follie (la puntualità, i riti pomeridiani come il the delle 5, il potere, l’ossessione delle ricorrenze tanto che è meglio festeggiare per 364 giorni il non compleanno che si fa prima). Oppure la follia vera è proprio cioè il
“ fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi” (cit. Albert Einstein) ovvero il correre in tondo per asciugarsi su una spiaggia continuamente colpita da onde. E tanto so che quando in cielo rimane l’ultimo spicchio di luna pensiamo tutti allo Stregatto. Incredibile pensare, quando 20 anni dopo, in piena summer of love, verrà proiettato nell’università in quanto perfetto “trip” la Disney se ne risentirà di questa associazione. Capolavoro, non riesco ad usare altra parola.
Il terzo film è
Peter Pan del 1953. E’ uno dei film della mia infanzia, di quelli che il nastro della cassetta girava per giorni interi senza fermarsi. Rivisto oggi è una avventurona per ragazzi perfetta nel ritmo e nell’ambientazione. Mi ricordo come l’agguato dei pellerossa all’epoca mi incuteva molto timore e di come adorassi l’inizio, con quella atmosfera tra fratelli. Non mi ricordavo tutto questa quasi ossessiva tematica di Peter pan che fa bagnare tutte (persino le sirene!). C’è la presentazione dell’isola all’inizio (ce la mostra molto gentilmente Capitan Uncino) e poi scene ambientate in ogni singolo luogo di essa. Ripeto, fenomenale avventurona per ragazzi. Ah, è ricordiamoci che Capitan Uncino di questo film è l’idea principale che ispirerà Crocodile di One Piece, che il sabbiato aveva persino una bomba a forma di sveglia.
2 anni più tardi abbiamo un altro pezzo da novanta,
Lilli E il vagabondo, lo stesso anno che aprirà Disneyland. Pezzo da novanta, si, ma rivisto oggi presenta cose dubbiose. Intanto tenerissima Lady/Lilli da piccolina ma nella prima mezz’ora di film non succede niente. NIENTE. A parte la presentazione dei comprimari, tra l’altro abbastanza anonimi (del film non ti ricordi certo loro, toh, magari Gilda, cagnetta vamp, tra le numerose conquiste di Biagio). Poi la scena del canile con quel concerto fatto di guaiti (che non funziona per nulla) è una tipica scena di raccordo macchinosa e bruttarella. E l’inquadratura ai cuccioletti in gabbia che piangono, credo che hanno istigato all’odio profondo verso gli accalappiacani più di una generazione, però è una esagerazione anche ridicola, dai.
Che poi se ci pensi la storia principale, oltre alla parte del neonato e del topo più grande al mondo, è di un cane che scopa come un se medesimo finché non trova la cagnetta del cuore ma tutti gli dicono a lei che lui scopa come un se medesimo. Lo so che non si parla mai di storie complesse per i film Disney però siamo ai minimi storici.
Poi ci sono le scene iconiche come quella dello spaghetto e dei gatti siamesi, figuriamoci, che restano nella storia. Però anche lì, sono scene basate in maggior parte su caricature e se degli italiani che cucinano il ragù sporzionato a palle e si aiutano con i gesti per comunicare non credo ci si possa lamentare, la scena dei gatti, è fenomenale, ma siamo persino gradini molto sotto, alla già non proprio in linea con i tempi, dei corvi in Dumbo. Certo l'interpretazione di Peggy Lee nella loro canzone è fenomenale, per quanto oscenamente stereotipata. Peggy Lee, famosissima cantante dell'epoca, che nel film doppia anche la già citata Gilda, la cui canzone è l'unico pezzo che salverei da tutta la parte del canile.
Poi, il parco giochi e gli altri progetti assorbiranno le energie della compagnia che arriverà solo al 1959 con un nuovo film d’animazione, anche se il più debole del decennio:
La Bella Addormentata Nel Bosco, che non avevo mai visto tra l’altro. Non ho molto da dire su questo film. Lo stile grafico (ispirato alla pittura medioevale) si stacca dalle precedenti produzioni , molto più spigoloso ma sarà seminale tanto quanto il tratto classico Disney (e comunque certi sfondi magnifici, come nella foresta). Però la storia è pochissima cosa, fatta da molti scarti di Biancaneve (anche il rapporto con gli animali del bosco quello è) e presenta personaggi anonimi che sanno già di risaputi. Dalla principessa totalmente in balia degli eventi, al principe che, se notate bene, nello scontro finale non fa assolutamente niente (fanno tutto le fatine e il cavallo..) alle 3 fatine che creano gag stanche e poco incisive. C'è Malificent ma anche lì, si parlava prima di character design in Cenerentola, questa è la strega cattiva vestita completamente di nero con 2 corna appuntite sulla testa. Anche se mossa da validissime ragione. Non mi inviti a una festa? Io farò tutto ciò che mi è possibile perché tua figlia muoia. Vogliamo veramente dargli torto? Comunque non un brutto film, solo insignificante. Che magari è anche peggio.
Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti (2010, Apichatpong Weerasethakul)
Film Thailandese, mooooolto particolare ma che quando azzecca l’idea vola.
Vincitore della palma d’oro e primo asiatico a farlo (ciao Corea, bye bye Giappone, ecc..) racconta appunto di Boonmee, vecchietto proprietario terriero malato di insufficienza renale che, nei suoi presunti ultimi giorni di vita, riceve la visita di sua moglie e di suo figlio. Però c’è un problema: La moglie pè ,morta da 20 anni e il figlio è disperso da 15.
Film assurdo che mischia misticismo e realismo con grande naturalezza, con tutta la parte finale che davvero non si spiega (ed è la parte più normale del film, praticamente), più volte durante la visione ho urlato allo schermo
“ma che cazzo fa?” “Ma perché” visto certi situazioni e comportamenti illogici però ha le sue buone idee e cose bellissime (a partire da certi sfondi, quello della cascata è potentissimo). Non so, mi è sembrato un testo teatrale trasposto, ne ha proprio le sembianze ma non voglio saperlo se è effettivamente così. E’ il tipico film che ho visto ma non cerco spiegazioni oltre a quelle che ho intuito (il solito concetto del ciclo continuo c’entra, con tanto di influenze buddiste nei temi). Per me comunque vale di vederlo, esperienza diversa dal solito, per cambiare.
E non fa paura.
Cioè, a parte i primi 2 minuti di film terrorizzanti.