Non è banale. E' vero.
Ma è anche vero che i costi (sociali) ed i benefici economici di un liberalismo a 360 gradi forse non valgono la candela...
Dipende dai soggetti con i quali abbiamo a che fare.
Se ditte di Singapore o Shanghai possono lottare con le ditte italiane per le forniture di materiali in un appalto pubblico, è palese che una gara al ribasso con avversari di tal fatta significa adeguarsi a standard che considerano il lavoratore una merce.
Se i nostri avversari sono tedeschi, francesi, irlandesi o norvegesi, offrono nel 90% dei casi soluzioni modellate in contesti di 'welfare' ben più sviluppati.
O le ditte italiane imparano a confrontarsi con questi concorrenti virtuosi, o diventeremo un paese sempre più autistico e declinante rispetto all'Occidente 'vero'.
Se una ditta italiana offre prezzi tripli rispetto ad una ditta tedesca per lavori svolti nel doppio del tempo, e nel contempo ammazza 5 operai all'anno per incidenti...mi spiace, fallisca. Se non si accetta questo basilare principio, nel giro di qualche hanno i costi saranno quintupli e gli operai morti saranno 15 all'anno.
Siamo all'interno di un mercato comune, dobbiamo iniziare a pensare in ottica transnazionale. Se una ferrovia viene costruita meglio da una ditta straniera, io non penso 'una ditta italiana ha perso un appalto', io penso 'ventimila ditte italiane che avevano bisogno di quella ferrovia ora hanno un beneficio alla loro produttività e una riduzione dei costi'. In questo contesto, le ditta italiane VERAMENTE di livello europeo si vedranno peraltro sbarazzate della concorrenza in corsia preferenziale, stile Lunardi con i trafori.
L'apertura VERA alla concorrenza europea è uno dei pochi modi possibili per spazzare via il lurido fenomeno del voto di scambio, degli appalti politicizzati e di conseguenza per tagliare una delle maggiori fonti di approvvigionamento economico della criminalità organizzata.