Red Dead Redemption 2 arriva con i suoi panorami smisurati e un'ambizione senza precedenti: quella di creare l'open world più immersivo e denso di sempre, intrecciando racconto e interazione, pienezza e senso di libertà. Rockstar Games sceglie di inseguire questa aspirazione sovrumana sfruttando un genere particolare come il western, non certo popolarissimo e per qualcuno difficile da digerire. L'investimento creativo riversato in Red Dead Redemption 2, i sei anni di sviluppo, il monumentale impegno produttivo, sfuggono ad ogni logica commerciale e sovvertono le regole del mercato. È chiaro che Red Dead Redemption 2 esista grazie al successo di GTA V, alle sue vendite inesauribili e ad un comparto online più che fruttuoso dopo cinque anni dal lancio. Ma il coraggio di reinvestire le risorse necessarie a creare un gioco di questo impatto non va sottovalutato, fondamentale per il settore e per i videogiocatori. Quello che fuoriesce dalle fucine di Rockstar è un titolo sostanzialmente perfetto, un prodotto che scuote le fondamenta di un genere e del videogame inteso come forma di narrazione interattiva. Red Dead Redemption 2 è in primo luogo un immenso compendio del west e della sua iconografia, che ragiona con un tono amaro e malinconico sulle origini della società americana e sulla fragilità del mito che la sostiene. Ma il capolavoro di Rockstar va ben oltre. Lo fa perché riesce ad usare il mondo aperto come una cornice, un'immensa scatola in grado di contenere una storia potente e rabbiosa. Sarebbe di per sé impressionante anche solo la forza di questo racconto, che corre per sessanta ore senza l'ombra di un'incertezza. Ancora più incredibile è però il fatto che Red Dead Redemption 2 riesca a superare l'opposizione fra linearità ed estensione, che fino ad oggi sembrava impossibile da scardinare nel mondo vidoeludico. All'interno del suo open world Rockstar studia elaborate soluzioni di regia, alternando sequenze da sparatutto a momenti che sembrano usciti un'avventura interattiva. Oltre alla forza dei colpi di scena, ad un finale che lascia sconquassati e ammutoliti, c'è poi la pienezza del mondo di gioco: uno spazio narrativo vivo e vibrante, con le sue regole e i suoi segreti, che dà l'idea di esistere indipendentemente dal giocatore. In questo universo siamo attori e spettatori, minuscoli uomini perduti nella meraviglia della natura e furiosi pistoleri scolpiti nella leggenda. Siamo tutto e niente, sempre al centro della scena eppure figure infinitesimali, schiacciate dalla complessità di uno sterminato ecosistema. Costruendo questo mondo concreto e autonomo, inarrivabile per coerenza e partecipazione, Rockstar ribadisce quanto siano potenti, unici e preziosi gli strumenti del videogioco. E inaugura così, senza mezzi termini, l'inizio di un'epoca nuova per il videogame, l'alba meravigliosa di una grande rivoluzione.