No, non ero sarcastico, anzi...Considero una benedizione il punto di vista dell'autore di un'opera al di fuori della promozione fine a se stessa o di dichiarazione di facciata, visto che spesso l'ermeneutica del destinatario fa più danni che altro. Ma questo è un altro discorso.
"Illuminante" nel senso che Nolan rischiara un minimo il contenzioso tra chi considera la sua trilogia una forzatura del personaggio e chi invece intravede in essa la funzione vera e propria dell'autore, ossia rileggere una realtà alla luce della sua poetica e fornirne così una visione personale.
Nel senso che Nolan invera ambedue le idee, che in effetti hanno parecchie argomentazioni contro e a favore. Scusandosi con i fan del personaggio ammette di aver interpretato liberamente un caposaldo del personaggio, considerando la media-concettuale della sua produzione letteraria. Magnifico Wis:
"A mio avviso il Batman dei fumetti (che poi bisognerebbe chiarire QUALI) è Batman principalmente per venire a patti con sé stesso. Collateralmente la morale autoimposta è probabilmente quanto di più virtuoso un uomo possa concepire, ma non credo alla base ci sia la volontà di creare un simbolo per Gotham. Non coscientemente, almeno.
Batman è un simbolo di se stesso a se stesso. Per questo tutto ciò che accade da TDK in poi è quanto meno singolare e stride fortemente sia con la maturità del personaggio sia con quanto asserito in BB. E pur vero che Bruce di ritorno dalla trasferta asiatica parla di un simbolo ma al momento si poteva ancora considerarla una posizione ideale del protagonista non messo alla prova dai meccanismi della società però con tutto quello che accade all'inizio di TDK si capisce la mano autoriale di Nolan su Batman. Consolante sapere che quanto vado ripetendo dal 2008 trova conferma in quello che dice l'autore, consapevole di quanto questo atteggiamento non inquadri l'ambiguità del personaggio. E non si tratta di essere nerd del fumetto (qualsiasi cosa voglia dire), è una dimensione nuova e sconosciuta al personaggio in questa forma. Chiunque può essere Batman? No, Batman è figlio della sua storia sciagurata e della sua propensione alla giustizia solitaria e retributiva. Si ferma un attimo prima di uccidere ma vuole uccidere, per non soccombere all'oscurità della sua anima che è l'unica cosa che gli rimane. Scoraggia chiunque percorra le sue orme (il suo rapporto con Robin è fortemente basato sulla censura e spesso non rivela quello che vuole fare) e metà del suo tempo lo passa tra languore e depressione. Il simbolo di Batman non può essere un'ispirazione diretta, ma forse può esserlo alla giustizia. Ma che riconoscibilità può esserci in una figura simile? Questa dimensione non è mai indagata dai tre film.
Però bisogna ammettere che Nolan ha avuto il coraggio di affrontare questo tema (il rapporto micro e macro tra personalità straordinarie e la popolazione) in un modo maturo e convincente. Compresa e accettata l'idea di fondo, i film funzionano in modo circolarmente perfetto, regalando alcune riflessioni non originali in senso stretto ma perfettamente innestate in un contesto di questo tipo, oltre alla consueta perizia registica in relazione a climax ascendente, precisione chirurgica delle inquadrature e attenzione alla recitazione.
Una pietra di paragone per ogni futura produzione fumettistica.