Ho giocato Red Faction: Armageddon dove è tutta una landa deserta, smorta, rossastra e ripetuta all'infinito, eppure nessuno mi è venuto a parlare di poesia. Mi sono venuti a dire esattamente quanto detto sopra: una merda rossastra (e a ragione). Non è che con Ueda si tende a giustificare tutto in nome della "artisticità" dell'autore?
Mi sembra un paragone, per quanto blando e con entrambi i termini negativi.
Oppure parlavi del solo contesto 'poetico', dove però le differenze nella trama e nei simbolismi tra SotC e RF dovrebbero essere evidenti.
ahaha adesso sono io che non ho ben capito cosa intendi
Dato per scontato che non mi piace la ripetitività delle lande di Shadow (e fin qui, credo che tutti l'abbiano capito...no?
) il mio paragone con Red Faction era un ragionare per assurdo: se mi lanciassi nel sostenere che il deserto di Armageddon è poetico, realizzato per dimostrare la solitudine delle superfici marziane, e postassi qualche scatto di un tramonto rosso fuoco preso magari dal rover, con una città sullo sfondo della composizionen, non ci sarebbe "della poesia" dentro?
Probabilmente si. Ma chiunque abbia giocato il titolo sa quanto poco poetico sia.
In Shadow cosa cambia? L'atmosfera generale? Si forse. Ma sempre di distese senza nulla si tratta. A cambiare sono le emozioni che il giocatore riversa dentro: In Shadow perdona "la pochezza" del contorno, e anzi la esalta come scelta artistica, perchè si tratta di Ueda e i suoi giochi sono sempre melanconici e struggenti, e per onor di verità una volta giunti di fronte ai colossi è esattamente questa l'impressione che si ha (ma questo mica l'ho negato!). In Red Faction invece è pochezza in quanto tale, poichè non v'è altro momento che risollevi il nulla delle ambientazioni di contorno.
Non so se mi sono spiegato