Siamo già finiti prima di iniziare, la stampa ne è certa.
Al di là di come venga interpretato il momento specifico del Milan, presumibilmente transitorio, è un dramma sportivo pensare a come questi passaggi di mano fra fondi esteri, lontani dagli interessi e dalle competenze sportive dei club, possano stravolgere di punto e in bianco i progetti e le prospettive.
La sfiga di ritrovarsi una proprietà inadeguata può capitare, a società in balia del fenomeno, a prescindere dai soldi a disposizione. Piazze come Parma e Genoa sono retrocesse velocemente, dal cambio di proprietà.
è il problema, come dicevi tu, del dire oggi SuningOut, senza fra l'altro avere delle basi finanziarie sane alle spalle. Cambi e presumibilmente ti ritrovi in mano a qualcuno quantomeno in grado di affrontare un aumento di capitale, ma quale garanzia c'è che il progetto sportivo sia all'altezza, nel cambiamento ?
Se almeno i progetti "di sostenibilità" finanziaria dei vari club avessero dietro proprietà stabili, identitarie, che tenessero concretamente alla sopravvivenza dei club, sarebbe diverso. Da tifoso sarebbe più facile accettare un ridimensionamento delle spese basato su di un progetto a lungo termine, da attuare nell'interesse del club e non soltanto del proprietario di turno. Lo sarebbe a maggior ragione se fosse un trend generale, invece di essere in competizione con il PSG di turno.
Il messaggio che passa, invece, è che anche i progetti più riusciti puntino soltanto al rendere appetibile il club ad altri fondi, ognuno dei quali si inserisce mettendoci del suo, nel bene o nel male, prima di riuscire a rivendere il club, con l'obiettivo di guadagnarci a sua volta.
è il mercato dei club, quella fonte di guadagno in un contesto calcistico fatto di debiti, dove solo pochi club europei fanno utili, ma comunque sempre su debiti altrui.
Se sei fortunato, magari ti ritrovi qualcuno di passaggio che ti estingua i debiti pregressi (Milan-Elliot), ma se va male...