Questo film ha: un difetto macroscopico, l'inutile lunghezza; due difetti intrinseci: è il sequel - primo odifetto - di un film di culto - secondo difetto -; e un pregio palese: è visivamente sontuoso.
Sono pronto a rivederlo, perché raramente si assiste, si partecipa, a scenografie così possenti e permeanti da indurre una sensazione emotiva; e quando accade, onore al merito. Tuttavia, come opera di intrattenimento è pretenziosa. La lunghezza viene usata male, per dare un tono a una storia dove manca il pathos; e se pure è vero che, concettualmente, la storia riprende e sviluppa il tema della pellicola originaria, lo fa con distacco, senza coinvolgimento. Infatti, si resta più colpiti dalla messa in scena che non dallo sviluppo narrativo.
Le musiche e in generale il comparto audio sono un rispettosissimo omaggio, con una risoluzione sul finale che cita una delle scene più iconiche di sempre, anche usando lo stesso elemento naturale, l'acqua, ma in una forma diversa: se allora vi erano lacrime nella pioggia, qui vi sono fiocchi nella neve. Ma i punti di contatto tra le due opere sono molti altri, anche in altri ambiti oltre quello sonoro; per esempio, dall'arco narrativo e dalla riproposizione di maschere come il creatore visionario si nota quanto la produzione sia stata attenta agli elementi caratterizzanti di allora. Ma si nota anche quanto l'operazione abbia osato poco, con quel poco rimanente che scivola e di disperde in un montaggio slavato, dove lunghezza viene confusa con profondità, e in cui l'estetica vince sulla trama.