Sul candore della luna di Galileo Galilei
Sicuramente di non facile lettura per il linguaggio usato.
Pero' e' incredibile vedere come, solo con un piccolo cannocchiale e il ragionamento, Galileo giunga a conclusioni incredibili.
Altrettanto incredibile e' scoprire, nonostante la mia giovanile passione per l'astronomia, e gli studi scientifici, che "sul candore della luna" ne sapesse piu' Galielo all'epoca che io adesso, prima che leggessi il suo libro.
Infine fa meraviglia, come sempre, la forza del suo "atteggiamento scientifico" e la sua convinzione.
In pratica c'e' piu' razionalita' e ragionamento in lui che nella maggior parte dei miei contemporanei.
Altro che la chiesa che chiede perdono a Galileo, dovrebbero farlo "santo subito".
Ai Bordi Dell'infinito AA.VV.
Colpa mia, ho letto il libro senza prima leggere neanche quello che c'era scritto in copertina.
Pensavo insomma di trovarmi di fronte ad un libro che parlava di De Andre', invece, come chiaramente dichiarato anche in copertina per l'appunto, e' tutt'altro.
Si tratta infatti di "saggi e testimonianze intorno al pensiero di Fabrizio".
Ed alcuni pezzi sono anche interessanti.
Ma francamente la maggior parte degli scritti sono piu' descrizioni di esperienze di vita, le piu' disparate e per carita' anche interessanti, di gente che non solo non ha conosciuto De Andre', ma che in certi momenti quasi si sforza di trovare dei punti di contatto con De Andre', come quei ragazzi che a scuola facevano dei temi e si sforzavano da morire per non andare "fuori tema".
American Psycho di Bret Easton Ellis
Sono passati trent'anni e non e' quasi invecchiato per niente.
Anche le scene violente, malgrado i diversi CSI, Dexter etc etc che dovrebbero averci anestetizzati, risultano invece ancora un discreto pugno nello stomaco.
Forse, per assurdo, la cosa che nel tempo ha perduto piu' effetto e' la continua descrizione di oggetti e relativo brand, e questo perche' ormai siamo tutti completamente "brandizzati".
Rimane solo una domanda. Ma se negli anni 90 gli yuppy erano gia' cosi' "alienati", come possono essere i loro corrispettivi odierni visto che praticamente tutti noi abbiamo piu' gli occhi sul nostro telefonino che sulla realta' che ci circonda?
E comunque rimane attualissimo.
Meno di Zero di Bret Easton Ellis
ora come allora, lo consiglierei a tutti i fans di Beverly Hills 90219 e Melrose Place.
Bianco di Bret Easton Ellis
Che si tratti di un libro molto paraculo lo si capisce da subito, quando critica alcuni attori anni 80-90 intervistati di recente per una sua rubrica di podcast.
La critica e' sulla loro reticenza a citare, nelle interviste, alcuni pettegolezzi (tra l'altro ben noti) su altri colleghi attori.
Nell'atto di criticarli su tale reticenza, l'autore ovviamente la mette in chiaro nella narrazione, di fatto non rispettando le intenzioni degli intervistati.
Quando pero' subito dopo tocca a lui raccontare di quando durante i casting per il film tratto dal suo primo libro, si fece abbindolare da diversi attori che per avere la parte andarono a letto con lui, ecco che non ne fa i nomi.
Quando, dopo la parte passata, arriva al presente, sebbene abbia ragione sulla deriva di certa sinistra (sia essa americana o meno) e sul politically correct, il pippone su Trump non sta ne' in cielno ne' in terra.
Si spera solo il libro sia uscito prima dell'indecorosa uscita di scena del tipo con in testa il gatto isidoro.
Comunque qualcosa di interessante c'e' nel libro.
Per esempio si ha la certezza di quanto autobiografico sia "Less then zero".
Oppure si intuisce che fine avrebbe fatto il protagonista di "American Psycho" ai giorni nostri, e questo non tanto quando e' lui stesso a chiederselo e a tentare di dare diverse risposte.
Piuttosto si intuisce il Patrick Bateman proprio dallo stile di vita attuale dell'autore, cosi' condizionato dai social come per ovvie ragioni il "mostro" di "American Psycho non poteva esserlo.
Si perche' leggendo tra le righe si capisce che l'autore condivide anche con il protagonista di quest'altro romanzo molte passioni anche se non cosi' all'estremo.
Un po come quando, proprio negli anni 80-90, quando era rarissimo un coming out, si comprendeva lo stesso l'orientamento sessuale di chi stava dietro la telecamera.
Oppure mi sbaglio io, e allora e' anche vero che l'incipit di Lolita e' stato scritto in maniera cosi' sublime solo perche' Nabokov amava le farfalle, o era affascinato dalla scoperta della scrittura in lingua inglese.