La bellezza è data dal senso, quale esso sia. Vale a dire la capacità di sperimentare un accordo interno di stupore e riflessione del reale in una forma artistica esteriore che ne sia la sintesi. Non esiste arte senza scopo, non esiste arte senza una morale, se un artista non prova sentimenti e reazioni forti di fronte al materiale fornito dal mondo, anche il luogo più seducente e antico della terra diventa un non-luogo di insensatezza.
Roma è sempre stata il crocevia del senso, è stata un impero, si è trasformata beffardamente nella sede onnipotente della sua nemesi, il papato. E poi, dopo varie epoche, il senso ha addirittura preso le sembianze di una forza perniciosa e violenta come quella del fascismo. E’ una storia fatta di idee radicali, anche se terribili. Prima una potenza basata sulla forza militare che ha messo in ginocchio il mondo, successivamente un potere spirituale e temporale costruito sulla suggestione della salvezza eterna, e infine uno Stato assolutista, capace di censurare gli oppositori nel sangue della contestazione civile. La bellezza è amorale nel senso che non si giudica il contenuto, bello e amorale come lo era Lucifero. Bene e male sottendono alla volontà di agire e di consegnare alla Storia.
Intellettuali, scrittori e artisti si sono legati di volta in volta e progressivamente al senso della loro epoca e tracce sono disseminate lungo le strade. Ma cosa succede se il mondo non è più capace di riflettere la bellezza di quello che circonda, rendendo il tempo un fardello da ingannare con lo stordimento? Le feste a cui partecipa Jep sono concentrati di bellezza senza fine, una bellezza riflettente. Celebrano l’etica corrente, come un colonnato esprime la devozione di un artista nei confronti di quello in cui crede ma stavolta non c’è consapevolezza. Questa appartiene solo a chi avverta, nelle albe, nei tramonti e nelle notti della capitale, il riaffiorare di un’avvenenza antica che torna a parlare dalle pietre e dalle opere, rendendo insensati il discorrere e il vivere. Il tempo non si cura di quello che lo attraversa, tutto si sgretola da solo, senza uno scopo. Monumenti, arte e persone come Jep.
Allora la bellezza sta nel salvarsi la vita, pur praticando una professione moralmente deprecabile per mettere da parte i soldi. E’ un senso. La bellezza sta nella violenza di chi, non volendo produrre arte, si vede costretto a imbrattare tele con la forza della rabbia. Anche questo è un senso. C’è chi sfugge alle domande scomode nonostante la sua posizione lo richieda e c’è chi, nello stesso contesto, si umilia di fronte al mistero della sofferenza umana, percorrendo una scala in salita fino alla radice stessa dalla creaturalità, sempre venata di miseria.
Chi lo dice che la verità è dentro di noi? L'arte non si simula, non s’inganna, non sta nell’impegno politico partecipato, né nella spiritualità egoica di taluni fraintendimenti della mistica orientale. Nel senso, potrebbe giacere schiacciata dalla carne e dal tedio dei giorni ma essa vibra in presenza di qualcosa di altro, di qualcosa di eteronomo, riflette la bellezza e la bruttezza del mondo che non sono date dalla forma ma dal contenuto. E se non esiste il contenuto la forma è destinata a essere afflitta dal tempo che passa, così come la verità, che continuerà a giacere in eterno, imputridendosi.