Sento eccessi d'ingenerosità verso il Real Madrid.
Ai gironi ha dispensato spettacolo per mezzo continente, segnando grappoli di goal, più di chiunque altro.
Agli ottavi ha rifilato un aggregate di 4-0 alla rinata e splendida Roma di Spalletti.
Ai quarti ha regalato un momento di grande epica sportiva, con una remuntada che il Wolfsburg avrebbe concesso a pochissime altre squadre (forse giusto Bayern e Barça), grazie a una performance leggendaria di Cristiano Ronaldo.
Poi ok, gli è andata di culo evitare sia la corazzata bavarese che quella catalana: ma l'altra sera a S. Siro ha avuto il merito di affrontare il castigatore di entrambe con umiltà, ossia con le stesse armi di Simeone (pressing, velocità e gioco aereo). Laddove il palleggio supponente e ostinato di Guardiola e Luis Enrique si era invece incartato come al solito.
Ricordiamoci infine che Zidane ha giocato semifinali e finale praticamente privo del suo trascinatore (un tizio da 17 goal nelle prime 10 gare), che versava in condizioni pessime.
Bottom line: l'Atletico ha giocato una Coppa leggendaria, e a Milano è stato vittima di un torto forse determinante. Ma il Real non è che l'abbia vinta "per caso".