Scooby-Doo Mystery (1995, Argonaut/Sunsoft/Acclaim, Azione/Avventura)
William Hanna e Joseph Barbera sapevano due o tre cose sull'animazione. Firmare assieme centinaia di episodi di Tom e Jerry insegnò loro quattro o cinque cose anche sulla produzione. E produssero, oh se produssero: fecero cartoni come la Ford fece le macchine, col risultato che, fra le schiere del loro esercito animato, molte truppe sembravano intercambiabili anche a noi ragazzini.
Ragazzini peraltro ampiamente coperti dall'offerta della ditta, così come gli adulti col trionfo - più unico che raro - degli Antenati. Mancava il mondo di mezzo, quello con la paura e la voglia di crescere. In una stupefacente operazione di character design, gli adolescenti furono sfamati con quattro ragazzi impiccioni e un alano parlante. Non ce li siamo più tolti di torno.
Scooby-Doo, confessiamocelo, è ripetitivo come i suoi colleghi di prima e di poi, e vi sfido a sfegatare davvero per le produzioni HB... ma l'ambientazione, la regia e la bontà dell'idea hanno reso la serie un patrimonio americano, ben lungi dall'avvizzire. Perché qualcuno che vuole reinterpretare la Mystery Inc., con rispetto o audacia, si trova sempre, e non si può dire lo stesso di Gianni e Pinotto, veri pionieri del genere.
Così, ecco un gioco su ciò che fanno Shaggy e Scooby mentre i loro amici presumibilmente scoprono il significato della pubertà. Capisci che è una trasposizione curata quando i fotogrammi degli eroi in cammino sono gli stessi del cartone.
Così come nel regno animale il predatore insegue la sua preda, la ghenga del camioncino colorato bracca senza sosta un pugno di professionisti, costretti a mascherarsi da mostri per dare luogo alle proprie idee d'impresa, ignorando che - da che mondo è mondo - le località buie e derelitte sono un magnete per fanciulli impiccioni.
Lo impareranno a proprie spese, quando Shaggy e il suo cane, assistiti nel vettovagliamento da Daphne e nella ricognizione da Velma, consegneranno infine tutte le immondizie necessarie al biondo Fred. Costui ne farà una trappola, fatale per i piani del povero professionista. E via a ripetere.
Il dolce cagnolone, col suo padrone sballatissimo, reggono quindi sulle spalle gran parte del peso del gioco. La loro pavida natura fa sì che un contatto troppo prolungato con un semplice ratto li spaventi a morte, cosicché sarete voi a far saltare e correre via il duo, costretto spesso a risparmiare munizioni.
Merita oggi? A volte troppo dittatoriale, come molti giochi d'avventura, altre volte troppo rigido nell'azione. Ma il gioco c'è, fila piuttosto bene, e l'operazione fedeltà al cartone animato è accattivante e coraggiosa, perché svolta in un periodo in cui non se lo guardava nessuno.