I personaggi di Quantum Break hanno la faccia delle persone qualunque. Non sono supereroi, non sono giganti muscolosi alla Kratos o Max Fenig, non sono, in generale, dotati di quell'appeal per cui scatta la curiosità o l'immedesimazione. Nei giochi, generalmente, la maggior parte dei giocatori preferisce impersonare eroi dotati di qualità fuori dalla norma, non da un tizio qualunque che va a trovare suo fratello e si trova invischiato in casini spazio temporali. Così come non era il sogno di tutti impersonare uno scrittore che fuggiva dai suoi incubi come in Alan Wake.
Ammetto che il mio discorso è un po' generalista e tutte le generalizzazioni portano con se un po' di contraddizioni, ma credo che grossomodo il motivo sia quello.
Titoli particolari come questo, per avere davvero successo, devono secondo me colpire in qualche altro modo. Come ad esempio ha fatto Uncharted, un titolo che presenta personaggi tutto sommato umani e ordinari, ma calati in contesti favolistici alla Indiana Jones (e già li) ma che sopratutto si sono distinti in scrittura e sopratutto sfoggio tecnico (aspetto su cui Quantum Break, per quanto bello, non ha fatto). La controprova è che il primo Uncharted non andò granchè bene, ma il secondo, che tecnicamente era portentoso e spaccò più di qualche mascella, fece il botto e convinse molti che avevano ignorato il primo a giocare il secondo.
Aggiungo che il discorso riguarda quei titoli fortemente narrativi o comunque votati a raccontare una storia.
Ovvio che per titoli minori o di generi particolari il discorso non vale...