Io sono vissuto (e vivo ancora) in una famiglia profondamente cattolica, con due zie suore, madre impegnata attivamente in chiesa (prima era anche Ciellina, ma è rimasta profondamente schifata da una serie di cose e li ha mollati). Non sono credente, una condizione che ho maturato nel tempo, e che indica come l'educazione che ho ricevuto mi ha sicuramente condizionato e plasmato in molti modi ma non mi ha reso automaticamente uguale ai miei. Non mi ritengo superiore a un credente, anzi. Spesso mi capita di osservare come la religione sia di aiuto e supporto ai miei, e in questo, quando mi piglia la depressione, li invidio. Però purtroppo proprio non riesco a credere, non ci posso fare niente.
Sono d'accordo con chi dice che spesso l'ateo oltranzista è fastidioso come il credente integralista, sono un po' due facce della stessa medaglia. Credo fermamente che l'essere umano è troppo limitato, troppo stupido per pensare di poter possedere la "verità assoluta", e quindi nei limiti cerco di mantenere un atteggiamento di tolleranza e di apertura mentale. Nei limiti perché poi mi rendo conto che in Italia si tenta di imporre un tipo di visione in luoghi dove invece la visione dovrebbe essere laica. Mi riferisco ovviamente alla scuola, dove sono con quelli che riterrebbero meglio tener fuori l'insegnamento della religione cattolica com'è oggi, a favore magari di storia delle religioni, o educazione civica (di cui penso i ragazzi necessitino come non mai, ultimamente).
Se avessi un figlio, onestamente non so come mi comporterei. Cercherei di insegnargli i valori del rispetto verso il prossimo, e tendenzialmente lo escluderei dalle manifestazioni religiose. Solo che è difficile in un paese dove se lo fai (almeno nel sud Italia, magari al nord il fenomeno è minore) ti guardano tutti male come se avessi la peste. Non è semplice, però penso che i bambini siano meno fessi di quanto si pensi.
Per quanto riguarda il discorso dell'Amico del tizio cattolico e puttaniere: Beh, penso che alla fine dipenda sempre dalla persona. Io ho l'esempio dei miei, che reputo credenti "veri", coerenti con quello in cui credono (poi si può discutere per cento anni della dottrina, per carità), e ci sono indubbiamente quelli che vanno a messa e poi a mignotte. Non reputo il credente uno "stupido", al massimo, in talune situazioni, ipocrita. Ma come posso esserlo anche io tante volte, la cosa più difficile spesso è essere coerenti. Più che altro forse l'ipocrisia del credente (in particolar modo il prelato) è più "fastidiosa" perché viene da una persona che ritiene di avere un etica superiore, proprio in virtù del suo credo, rispetto a una che invece "non crede in niente". Scusate la lungaggine