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« Ultimo post da EGO il Oggi alle 11:54 »
Andato. La katana trivializza la fase 1, l'Egida ammorbidisce il peggio della 2. Ma il vantaggio vero è che, trivializzando la fase 1, riesci a studiare la 2 senza frustrarti troppo.
Iniziando il NG+ scopri che fai sempre male, ma anche che i nemici ti smontano con pochissimi colpi. E non so se ho voglia di rifare tutto.
Ci sono alcune lezioni fondamentali che Lies of P, imitando Souls, può dare a Souls:
- le cutscene, e la narrazione in generale. Niente supercazzole scappellate a ogni dialogo, regia non originale ma di gusto, e un senso dello spettacolo e della storia che From ha smarrito da tempo, preferendo il body horror gratuito e gente che fa cose senza contesto. È come leggere un libro nella tua lingua vs leggere dei geroglifici egizi.
- il combat. Qui siamo proprio su un altro livello. A parte la possibilità di combinare armi, che riduce il numero dei doppioni senza rinunciare alla varietà, il mix tra Souls e Sekiro è decisamente vincente. Niente rotolate a catena aut parry a caso sperando che l'attacco sia parryabile: qui puoi schivare, ma anche parare tutti gli attacchi. Ottimo che si possa recuperare l'energia persa parando (e interessante che possa farlo anche il nemico). Sì, il sistema viene bilanciato da molti attacchi che arrivano con un ritardo ai limiti del trolling, quindi i boss sono decisamente trial and error. D'altra parte, se impari i pattern, è difficile avere sorprese, a differenza di Elden Ring e delle sue combo imprevedibili. In Lies of P i boss sono, per lo più, divertenti, e anche quando sei frustrato intravedi le possibilità di miglioramento.
- quality of life. L'indicatore di Ergo diventa azzurro se ne hai abbastanza per il level up. L'elenco degli Stargazer ti dice dove ci sono delle quest in sospeso da aggiornare. La subquest dei cilindri offre indizi precisi. Si trovano abbastanza pietre per maxare 4 o 5 armi, concedendo un po' di sperimentazione.
Peccato, allora, per cosette tipo: dover tornare all'hotel per livellare, dover scarpinare non poco per raggiungere le stanze dell'organo P e dell'albero degli zecchini.
Il level design è solido. Poche diramazioni, scorciatoie molto convenienti, Stargazer distanziati il giusto. In alcune situazioni si eccede con gli attacchi dei nemici nascosti dietro l'angolino, dietro la cassa, appesi in alto alle pareti; per fortuna non è tutto così. Non è un gioco di grandi esplorazioni, ma dopo le diecimila location degli ultimi Souls e l'eccesso di open world di ogni genere, un gioco più lineare va bene. E comunque di roba da fare, vedere, scoprire ce n'è.
Si è persa l'occasione di battere From per quanto riguarda la musica. Ci sono degli ottimi brani, nel gioco. E allora perché, perché le musiche dei boss sono tutte oooooooohhhhhhh aaaaaaaaahhhhhhh ooooooooohhhhhh pom pom pom OOOOOOOOOHHHHHHHH come nel peggio di Dark Souls 3? È ridicolo, stucchevole. Non riesco a prendere sul serio certe cutscene per colpa della musica.
Peccato, anche, per l'ossessione con i boss bifasici e relativa scena d'intermezzo. Rimpiango i tempi in cui un Lord Gwyn non aveva bisogno di una fase 2 per essere un degno boss finale, in cui Quelaag ti teneva in scacco per ore con una fase e una manciata di attacchi, in cui per alzare la difficoltà bastava metterti contro due boss insieme, e non quattro o cinque. E ci va un'opzione per saltare la scena di intermezzo senza tenere premuto un pulsante. Che palle!
Ci sarebbe tanto da commentare. Per tirare le somme, questo è un 8-8.5, e un gioco che rigiocherei, a differenza di Elden Ring.