Da quello che riesco a capire dall’osservatorio della scuola e dell’università, l’idea dominante è che per diverse ragioni si stiano ricreando situazioni analoghe a quelle verificatesi nei decenni appena precedenti alla caduta dell’Impero Romano.
Mi riferisco specificamente a quella presunzione, non ravvisata dai coevi, che esista un diritto all’identità là dove quest’ultima costituisca un motivo di attrazione e repulsione da parte di coloro che ai confini premono per contestarla o esserne ammessi. La civitas romana era un miraggio per le popolazioni barbariche, poiché per alcuni era la possibilità di essere ammessi a qualcosa di grande e inclusivo mentre per altri era la ragione e l’origine stessa dell’afflizione del loro popolo. Questa che stiamo vivendo è una vera e propria migrazione da non confondere con un’emigrazione come è stata la nostra cento anni fa in America. Le migrazioni sono lente, costanti, prolungate nel tempo in senso decennale, e riguarda il travaso di un vuoto che si riversa in un pieno. Il vuoto del mondo islamico non è numerico ma riguarda determinate libertà, diritti e le contraddizioni di popoli dalla storia ondivaga e irrisolta, mentre il pieno è costituito da mondo occidentale che mai come ora mette in luce tutte le fragilità del suo modello illuminista.
Non è una migrazione innocua e non sarà un travaso senza conseguenze di sangue ed eventi efferati. Il mondo occidentale prova la sua ipotetica capacità di accoglienza sostenibile, così come fece Roma quasi 20 secoli fa. Ma sappiamo com’è finita e qui non accadrà nulla di diverso, la globalizzazione riguarda ogni aspetto del vivere sociale e la trasformazione è in atto. Quelli che lamentano le responsabilità dell’Occidente nei confronti dei paesi con un minor tasso di libertà personale hanno ragione tanto quanto quelli che esigono un adeguato cambiamento dei migranti a quelle che sono le nostre conquiste sociali. Il problema si risolverà da sé quando, a forza di morti e di frizioni, si ristabilirà un equilibrio osmotico tra il numero di persone di diversa etnia e i diritti che da questo si ricavano. Una colossale moschea a pochi passi da San Pietro? Sì, possibile, se la nostra cultura è "superiore" lo deve dimostrare con il principio sacro dell’accoglienza tollerante, e se il nucleo civile del mondo islamico vuole gustare i vantaggi del consumismo occidentale deve saper rinunciare alle sue frange più deteriori, come l’ISIS.
Ma attenzione non sto parlando di integrazione. L’integrazione non esiste, non è mai esistita da quando l’uomo ha memoria storica, esiste però la fusione di civiltà, violenta o invisibile, data da aspetti apparentemente contingenti della società come scuola, esigenze economiche e mescolamento di affetti. La fusione distrugge l’identità e ne crea una nuova, sciocchi noi (come i Romani) a credere nel principio unitario di nazione e a resistere all’idea di assimilazione biunivoca dettata dagli scompensi mondiali.
La religione poi…Metà degli occidentali di fatto non è credente e l’altra metà pratica senza sostanziale consapevolezza, attraverso la frammentazione fideistica che crea una diversa interpretazione della religione in base al soggetto. Le religioni del libro si sono sempre combattute, anche internamente (Bibbia dei LXX contro Bibbia Ebraica) e sempre all’esterno, tipo il Corano contro la Bibbia. Noi abbiamo appreso tanto tempo fa che la Lettera va interpretata con la libertà, nel caso dei musulmani più radicali questa lettura attiene ancora all’indefesso concetto di verità. Se io ho la Verità tutte le altre non lo sono ma si accorgeranno presto che ma Verità del Cristianesimo è ormai smarrita nei rivoli dell’indeterminismo soggettivo e nel relativismo. Come si combatte l’integralismo della loro religione ove presente? Semplice, disinnescandone gli effetti più eclatanti con la controcatechesi del mondo che distrugge l’unità con l’apporto del pensiero, debole oppure organizzato. Diamo a queste persone una certa forma dialettica di pensiero e la Lettera del Corano inizierà a essere interpretata e, di fatto, annullata nell’inoffensivo discorrere mondano. Abbiamo le nostre costituzioni e le nostre carte, facciamo intridere il loro vivere con il nostro vivere con quello che ci caratterizza, la forza delle nostre conquiste sociali di cui sono all’oscuro. Nessuno sopravvivrà in quanto se stesso ma almeno un nuovo contesto sociale può apparire, anche se noi italiani dovessimo rimanere la metà… La resistenza genera violenza e la violenza torna a capo del concetto di identità. Noi non siamo statunitensi, abbiamo nella storia e nella cultura tutte le risposte che desideriamo, l’unica cosa è non avere paura. Nessuno di noi conosce bene il Corano, come loro non conoscono la Bibbia, tanto è sempre e comunque l’ignoranza a nutrire i problemi.