Bah. Sembra la storia delle case discografiche, produttori che piangevano perché (citazione) non avevano piú soldi per infilare la quarta auto di lusso nella propria villa di Malibu.
Il problema é sempre lo stesso, e si chiama ROI (Return of Investment), quell'indice che tanto preme agli azionisti da quando non sono piú proprietari della megacorporazione, ma solo ricconi che rivogliono vedere indietro i soldi il prima possibile.
Un margine del 6% non é basso. Quel margine noi nella nostra economia domestica non lo vediamo neanche col binocolo. E occhio a non confondersi col margine di vendita del prodotto, sono due cose diverse. Un 6% di crescita é un buon margine, che in periodi fortunati puó crescere, ma in periodi di stagna puó anche andare sotto.
Ora, quando si investe in un qualcosa, devi avere della cassa, e del cash flow per ripagare i prestiti. E qui direi che nessuno si puó lamentare, anzi, le vendite vanno bene e denaro fresco confluisce nelle tasche di tutti. Problema: qualcuno é stato tirato dentro a investire per pagare nuovi prodotti (milioni) e acquisizioni (miliardi), con un ROI che probabilmente ritenevano "tollerabile" tra i 2 e i 5 anni. Peccato che spesso questo ROI si trascina piú a lungo, specie con le acquisizioni che hanno fatto ultimamente - e puó solo allungarsi.
Ora, é noto che non ci sono piú i vari Bill e Steve che stringevano i denti (e le chiappe) perché al progetto ci credevano, ci sono dei mister X che delle sorte dell'azienda "fottesega" e "ridatemi il mio investimento prima di subito". Quanti di noi hanno lavorato, o lavorano, in aziende la cui proprietá é finita nelle mani di una qualche SpA e si é trovata in mezzo a crisi che prima non esistevano? Ecco, quella é la chiave. Del resto il vecchio proprietario si accontentava di una Porsche, il nuovo (o i nuovi) non si accontentano e anzi, si lamentano nonostante i fatti dicano che i ricchi diventano sempre piú ricchi.
L'industria musicale ha pagato questo passaggio con il fatto che, oggi come oggi, non esistono piú le star. Niente piú Madonna, Rolling Stones, ecc. troppo costoso tirarli su, e soprattutto occorre qualcuno che ci creda e investa su di loro. Un produttore vero, insomma. Oggi il produttore é scomparso e gli artisti vengono tirati su da un sistema di reality e cazzimazzi e il resto finisce su Patreon. La pornografia ha avuto sorti simili.
Ora tocca all'industria videoludica. Francamente: Nintendo sembra l'unica a cui freghi ancora di fare videogiochi, Sony ci spara le sonarate studiatissime a tavolino (insieme a qualcuno di Hollywood, evidentemente), e in MS sembra che Phil sia l'unico che se la suoni e se la canti da solo senza che nessuno se lo caghi veramente dentro l'azienda, fa quasi tenerezza.
Se mi vengono a dire che un margine del 6% non va bene, il problema é che hanno giocato al tavolo sbagliato, quello degli investimenti a lungo termine che cozzano con l'idea di recuperare in fretta, non é cosí che funziona. L'analisi delle crescite del GamePass, per fare un esempio eclatante, é stata la stronzata piú grossa che si é sentita ultimamente, se non altro perché era un errore giá fatto da Netflix tempo addietro.
Ma la frittata é fatta, ce la possono condire come gli pare, e persino provare a vendere al consumatore che é anche un po' colpa nostra, che li abbiamo costretti a rinunciare al retail, a fare titoloni che non potevano permettersi, ecc. Tutte cazzate. C'é chi ci campa ancora - e bene - qualcuno vuole spiegare a loro come Rockstar é rientrata negli investimenti? E come mai LimitedRun é perfettamente in salute?
Ma non lo capiranno, e infatti quando ridurranno il personale partiranno dallo sviluppo per arrivare a intaccare i distributori, mai e poi mai si sogneranno di toccare i reparti promozionali.
Del resto, come si compone il consiglio d'amministrazione nella maggior parte delle aziende? Prevalentemente, vendite e marketing. Che se la suonano e se la cantano non solo nel mercato videoludico, ma in TUTTI i settori.
Come sappiamo, qualche genio del reparto vendite ha giá suggerito di studiare come usare le IA o outsourcing per ridurre i costi di produzione. Negli altri settori, per fare un paragone, hanno spostato la produzione in Cina o usato IT in India. E la qualitá ne risente, ma -ehi- ci pensa il marketing a vendere la merda, no?
E fanculo a quei vecchi che ancora si impuntano sul single player o esperienze tripla A, quando la maggior parte digerisce prevalentemente il multiplayer con microtransazioni.
E qui il cerchio si chiude - questa storia della crisi é solo una trovata pubblicitaria per farci lentamente digerire che il nostro hobby sta cambiando, cambierá e non ci possiamo fare niente. Che di per sé é comprensibile non fosse che sembrano in dovere di prenderci per il culo con la storia dei fiori e delle api.