Io sono ritornato al vecchiume
Il Cameramen (Edward Sedgwick, 1928)
Continuo a recuperarmi Keaton che mi avete consigliato qui. Se
Palla Nr. 13 è il più famoso, questo è più tranquillo, meno iconico. Infatti la storia è classica classica, tratta di questo ragazzo che si compra una videocamera per diventare un bravo reporter ed entrare nelle grazie di una signorina che lavora per un giornale. Naturalmente è un pasticcione quindi gag a non finire con questa videocamerona in spalla in giro per la città. Secondo voi pur essendo imbranato, riuscirà, grazie alla sua determinazione e bontà d'animo, ad avere un lieto fine?
Film diviso in 3 parti, parte finale tutt'oggi impressionante per il fatto che all'epoca, se volevi fare una scena spettacolare, non avevi niente ad aiutarti ma dovevi creare la scena, mettere decine di comparse e fare le azioni spericolate veramente.
Strada sbarrata (Dead End) - (William Wyler, 1937)
Siamo a New York nei sobborghi, gente povera ma che vive a ridosso di una supervilla costruita perché i proprietari volevano la vista al fiume, quindi si crea questa distinzione tra villa gigantesca e la via accanto abitata da poveri, con i bambini che passano la giornata tra una nuotata e cercando da mangiare.
Naturalmente situazione che porterà a contrasti sempre più marcati.
La storia inizia quando un noto gangster "Faccia D'Angelo" torna in questo quartiere dove aveva passato l'infanzia.
Il film è tutto ambientato in questa via, come se fosse un vero palco ed è una scenografia meravigliosa, estremamente viva e profonda. Filmone.
Ah, più della metà del tempo a schermo si vedono bambini e non sono odiosi incredibilmente, anzi.
The Stuff - Il Gelato Che Uccide (1985, Larry Cohen )
La partenza di base è scema, da film horror-trash anni '50. In pratica c'è un gelato che crea dipendenza. I concorrenti (tipo
la lobby del gelato) incaricano un ex-FBI di indagare sul prodotto e sulla sua composizione chimica. Questo prodotto è veramente pericoloso, quasi una entità viva che è nociva nella maniera più strana per chi la mangia.
Da una idea base del genere il regista tira fuori un film quadratissimo quasi alla Cronenberg, dove ci tiene a rendere plausibile tutte le azioni, dal ritmo micidiale (in un ora e 20 tutto è risolto) e belle scene iconiche.
E' un filmetto ma consigliato se vi stuzzica di vedere come fare un buon film da un soggetto del genere.
Rocco e i suoi Fratelli (1960, Luchino Visconti)
E' su Raiplay. E' uno di quei film che almeno per sentito dire non può non conoscere.
La storia è di questa famiglia della lucania che arriva a Milano e sono la madre vedova e i 5 fratelli, tra cui Rocco, interpretato da Alain DeLoin, forse in certe scene iniziali troppo bello per essere credibile. Anche se dopo ti ci abitui.
Quindi il film narra di come questi fratelli si abituano alla vita a Milano, in un ritmo completamente diverso dalla terra natia (sempre citata, con un misto di nostalgia ed disprezzo).
3 ore di film e non sentirle, da quanto cavolo è coinciso, da come passa da un fratello ad un altro.
A metà film succede un fatto che normalmente lo si trova a 10 minuti dalla fine.
Un film dove anche Milano a volte è bellissima quando non deve essere squallida e con una umidità che passa attraverso lo schermo.
I fratelli sono bravi attori, qualche personaggio di contorno un pò meno.
E se si parla di attori, abbiamo una performance splendida di Annie Girardot (anche se doppiata) dove riesce ad essere sia provocante che schiatta, sia strafottente che fragile, impeccabile davvero.
Unico difetto che gli ho trovato gli ultimi 10 minuti, quelli probabilmente oggi sarebbe stati tagliati perché ridondanti ed inutili.
Il film lo facevi finire quando
La madre apre la porta a Simone, si appoggia a lui e guardano verso la telecamera
ed avremmo avuto un finale capolavoro per un film comunque capolavoro.