Ho finito 'La stagione delle tempeste'.
Cosa posso dire... mentre le ultime pagine si riducevano, già si manifestava la nostalgia, nella consapevolezza che sarebbero state le ultime righe lette sullo stringo.
Le ultime, salvo evoluzioni inattese.
Inattese, ma non saprei quanto opportune.
Non recalcitro (cit) ulteriormente e arrivo dritto al punto: si vede (legge) che la penna del Sap all'atto della stesura era un po'... arrugginita.
Per chi non lo sapesse, il libro è un mezzo spinoff, ambientato più o meno ad un terzo del ciclo narrativo. Scritto ben tredici anni dopo 'La signora del lago' (l'epilogo).
Il primo terzo è brioso, brillante, umoristico, ma ad un certo punto è come se -è la mia impressione, nulla di ufficiale si badi
...- il nostro abbia finito la benzina e, per riempire le pagine residue, recuperato del materiale precedentemente scartato, cucendolo assieme frettolosamente.
Se si vuole, è una sorta di prontuario ristretto di Sapkowski. Ci sono tutte le sue cifre caratteristiche, solo, prive della drammaticità e della possente costruzione originarie.
Lo consiglierei solo per amor di completezza o, appunto, per calmare un attacco nostalgico.
E ora imbocco La strada senza ritorno. Oltre la quale non ci sarà davvero null'altro : (.
Salut