Iniziata!
Finita!
Attinge a piene mani al periodo che racconta, e non solo da un punto di vista estetico. Scenografie e costumi sono perfetti, ma soprattutto è il clima generale a costruire un noir in linea con i cliché degli anni '70; e nonostante ciò, allontanandosi dagli stereotipi e creando una frattura tangibile tra l'approccio binario del pensiero dei poliziotti, e l'apertura alla complessità della neonata squadra di studi criminali.
Il racconto è narrato perlopiù dai dialoghi, dagli scambi non verbali e dai silenzi dei personaggi. Qui, spesso, una risposta anticipata o ritardata segnala un punto di svolta o nella trama o nell'evoluzione dei protagonisti; e poco, quasi nulla, viene demandato ai movimenti di camera o al montaggio. Ciò non toglie che, anche dal punto di vista prettamente tecnico, la messa in scena sia notevolissima, con un'attenzione ai dettagli che mostra tutta la cura profusa nel progetto.
L'elemento di spicco maggiore è la riscrittura delle regole di genere, che non solo vengono messe completamente da parte ma pure ricodificate. Lo spettatore ha lo stesso punto di vista dei protagonisti: conosce la storia delle vittime esclusivamente attraverso le foto, le ricostruzioni e le indagini svolte dagli agenti, e non gode mai di informazioni privilegiate. Evidentemente, il focus è altro. Non riguarda l'azione esplicita - gli atti efferati compiuti - ma l'azione interiore, le tensioni emotive, la psicologia di chi è coinvolto, volente o nolente, in situazioni drammatiche e fino a quel momento, incomprensibili ai più.
Per essere apprezzata nell'interezza va considerata come un lungometraggio, non come una serie. Tra l'altro, anche la numerazione in episodi privi di titoli è una chiara indicazione a vederla in questo modo; una sorta di romanzo su schermo. Una storia di uomini tra criminali.
In un aggettivo, un'opera eccellente.