Siamo al Deus Ex Machina del Deus Ex Machina, esiste cosa più ridicola? Il secondo peraltro completamente avulso da qualunque menzione precedente nel corso della storia.
Non l'ho trovato così ridicolo. Il burattinaio di Gabriel a sua volta si ritrova burattino di una forza più oscura della sua.
Il discorso finale del Negromante non si può guardare per recitazione, spocchia e caratterizzazione naif; mentre ascoltavo i suoi vaneggiamenti e osservavo l'accentuamento grottesco delle sue movenze provavo un misto di indignazione e ilarità.
Addirittura? Nanche in questo frangente ho trovato questo discorso pacchiano, anzi mi sembrava che il Negromante estremamente compiaciuto per il suo inganno perfetto si boriasse giustamente della sua mefitica astuzia.
Il tentativo al limite dell'ilare di rappresentare Gabriel come un cavaliere oscuro e dannato con pulsioni oscure e dannate e dannato da un passato oscuro e dannato: Zobek, il narratore, non fa altro per ogni singolo capitolo. "La scia di sangue", "il suo comportamento violento", "il piacere nell'uccidere", sono tutti pretesti narrativi completamente slegati da ciò che vediamo a schermo, cioè un poveraccio che combatte contro ogni tipo di creatura fantasy senza il minimo desiderio assassino che non vada oltre la propria autoconservazione.
Questo ad una rilettura comprendo sia solo il desiderio di Zobek di sedurlo al lato oscuro. Nel suo percorso viene più volte incoraggiato a liberarsi dei suoi ideali inculcati dall'ordine per poi arrivare alla fine auspicando un alleato piuttosto che un ultimo guerriero della luce da sconfiggere. Del resto la magia dell'ombra corrompe l'animo di chi la usa come attestato dai vari cavalieri periti nel lungo pellegrinaggio e durante il gioco non puoi esimerti dall'usarla, quindi sebbene Gabriel sia spinto dalla catarsi o meglio, dalla speranza di riabbracciare carnalmente Marie usa metodi non ortodossi nel farlo. E dato che chi usa il fuoco per combattere il fuoco prima o poi rimane bruciato Gabriel alla fine trasforma la sua speranza in un'ossessione che non lo abbandonerà per secoli.
Lo descrivono come "dannato per i suoi peccati" quando in ogni scena incriminata è chiaramente estraneo ad ogni tipo di volontarietà. Ma "dannato" per cosa? Non c'è un solo momento in cui sia padrone delle sue azioni.
Nei misfatti più grandi sicuramente no. Tuttavia viene più di una volta avvertito indirettamente della fine che farà colui che si lascia sopraffare dalla potenza della magia dell'ombra. Nessuno che la usi può rimanere indifferente al proprio destino oscuro, direttamente proporzionale all'uso di quella forza che corrompe l'anima e i motivi. Alla fine Gabriel si ritrova ad aver perseguito un nobile scopo, ma con il mezzo sbagliato. Ha tempo di redimersi e infatti le sue parole mentre stringe a se il satan sono sincere e vengono ascoltate da dio, ma la stessa sincerità e volontà di catarsi poi non traspare nella prova finale: il distacco da Marie. Gabriel non riesce a vedere Marie con gli occhi di dio e quindi la sua speranza più viva si trasforma nel suo peccato più grande: non riuscire ad accettare la redenzione a patto di pagare il prezzo delle sue azioni, anche se manipolato. Volta le spalle alla gioia di Marie, infatti gli dice che è stupendo dove sta andando, per il desiderio egoistico di averla per se. Tutto il percorso diventa una celebrazione del perseguimento dei propri interessi, mascherato da catarsi, ma sacrificando un bene maggiore, perfino il benessere eterno dell'oggetto del proprio amore. E' un sentimento non dissimile da quello che domina il satan e che alla fine dominerà anche Gabriel trasformandolo in Dracul. Non ci trovo nulla di sconclusionato: a Zobek non sfugge il lento declino di Gabriel verso l'oscurità poiché consapevole per averla esperita. A Gabriel e a noi si, perché ci illudiamo insieme a lui di fare la cosa giusta nonostante non ci facciamo remore nell'usare i mezzi sbagliati.
il personaggio stesso di Dio,
Come detto sopra viene dipinto come osservatore dell'autodeterminazione delle proprie creature e interventista laddove le sue creature lo cerchino accostandosi a lui. Alienazione, invece, per tutti coloro che gli divengono satan.
la caratterizzazione così Beatricesca di Marie, la terribile caratterizzazione di Satana (giusto Dante's Inferno aveva osato fare di peggio),
Anche queste mi sono piaciute. Mi era piaciuta anche quella di Dante's Inferno. De gustibus...
la completa assenza di drammaticità della scena finale... Non c'è una sola cosa che funzioni dallo svelarsi dell'ultimo signore dell'ombra.
Evidentemente lo abbiamo esperito con predisposizione d'animo differente, perché non mi è mai capitato di avere opinioni così divergenti dalle tue; anche in questo caso il tormento di Gabriel è palpabile ogni volta che scuote la testa e cerca soluzioni per non affrontare il resto della vita senza Marie, almeno per me.
E' il classico gioco che a tratti è capace anche di entusiasmarti, ma alla luce di una spassionato replay e al netto di ogni trasporto emotivo temporaneo, ti rendi conto di quanto sia vano e poco attraente nella somma delle sue parti (e non parlo solo della storia).
E' giusto giocarlo perchè offre scorci notevoli e soluzioni grafiche interessanti, ma se dovessi cercare un appellativo con cui riassumerne la portata non riuscirei ad andare oltre il cinicissimo "dimenticabile".
Ovviamente non sono d'accordo, ne sono rimasto entusiasta. Buon per me!
P.S.: L'unica cosa che non mi spiego è il fatto che se l'ultimo signore dell'ombra è il negromante Zobek, allora per ricevere l'ultima parte della maschera occorreva eliminarlo. L'unica spiegazione è che Zobek non sia l'ultimo signore dell'ombra, ma allora il suo discorso sulla rivalità dei tre signori, in cui si include mi sembra, stona un po. O forse ho capto male io e il Negromante era un altro che ambiva al potere dei tre senza riuscire ad appropriarsene fino all'avvento di Gabriel. In questo caso comunque, perché Zobek è redivivo alla fine?