Mi ha un po' deluso. In certi scambi di battute ho sentito fortissimo lo stridore tra la messa in scena e il lessico usato, spero solo per una qualità bassa dell'adattamento.
la sceneggiatura perde tempo a mostrare le tre versioni che sono francamente inutili ai fini della storia.
Attenzione, per me la genialità di questo film consiste proprio in questo,
il regista non intende farti vedere tre versioni diverse, non esistono versioni, ce n'è solo una (per noi inconoscibile pienamente) che in realtà viene percepita e interpretata in modo diverso in base allo stato d'animo/intenzioni/coscienza/inconscio dei tre protagonisti. Il sottotitolo "la verità" della fase di Marguerite è anche da intendersi come completamento della stessa e non come parola risolutiva.
Prendi la scena del confronto davanti al tavolo tra Le Carrouges e Marguerite una volta che lei le confessa l'accaduto. Nella percezione di lui, atta a mostrarsi comprensivo e amorevole nei confronti della moglie, egli l' abbraccia e la rassicura rispetto alla ricerca della verità, assolvendosi così da ogni mancanza; nella percezione di lei, il marito esplode di rabbia e le chiede con fare sospettoso se lei può avere avuto una parte in termini di provocazione, mostrando quello che in realtà è il suo senso di colpa verso una situazione che è molto più complessa della semplice conta dei fatti.
Non sono fatti ma proiezioni psicologiche, ecco perché è necessario vederle tutte e ripercorrere lo scarto tra il fatto in sé e la sua (ossia "loro") consapevolezza, non ci serve scoprire la verità, dobbiamo capire la complessità e la verità è il suo possibile frutto in caso.
Oppure prendi la scena del banchetto e del balletto nel castello, in cui noi vediamo la medesima scena ma ognuno dei tre convenuti, Le Gris, De Carrouges e Marguerite, si occupa di intercettare le proprie aspettative nel comportamento dell'altro/a, creando un colossale fraintendimento del fatto in sé.
E, attenzione, in una delle scene finali del film vediamo la coppia passare sotto un arco e scorgere Notre Dame come simbolo religioso di verità e coscienza, immagine che coglie in felice de Carrouges che si è ripreso l'onore mentre Marguerite è terrea in volto perché, nonostante abbia avuto salva la vita, in cuor suo sa che le cose stanno diversamente. Le "cose", non i fatti.
E tutto il film è girato così, infatti bisogna vederlo e rivederlo più volte. E questo pone il film (e il regista stesso) in un'ottica particolare e assai criticabile, visto che il senso travalica del tutto le questioni del #metoo e la violenza di genere, ponendo domande scomode e aprendo all'eterogenesi dei fini in prospettiva psicodinamica. Secondo me nessuno s'è accorto della cosa perché lo hanno visto in 4 gatti.
In certi scambi di battute ho sentito fortissimo lo stridore tra la messa in scena e il lessico usato, spero solo per una qualità bassa dell'adattamento.
Ammetto di aver avuto la stessa impressione al cinema e mi sono ripromesso di controllare in lingua originale, una volta che uscirà il blu ray. Più che il linguaggio volgare in sé (perfettamente coerente con l'ambientazione e documentabile oltre lo stile aulico che solitamente attribuiamo a certi periodi) lo stile recitativo di certe battute in italiano sono davvero contemporanee e mi sono suonate strane. Vedremo.
Dei film in costume di Scott, Il Gladiatore rimane superiore.
Approfitto di questo giudizio per estendere e proporre una mia, di opinione. A dispetto di una certa narrazione internettiana catastrofista (che non ti appartiene eh, prendo spunto) Ridley Scott sembra uno che abbia girato Alien e Blade Runner, due capolavori del cinema e poi s'è rincoglionito del tutto.
Secondo me no, Scott ha continuato e continua a girare film eccezionali dal punto di vista visivo, capaci di influenzare i relativi generi per gli anni seguenti. Con "Il Gladiatore", "Le Crociate", "Robin Hood" e "Exodus" (e anche questo "The Last Duel") ha influenzato il film storico e le pellicole d'azione in chiave estetica in modo magistrale. Specificando che lui giri pellicole non meramente storiche ma d'immaginazione sulla storia che è una cosa ben diversa. Per cambiare tipologia, con "Black Hawk Down" (insieme a "Salvate il Soldato Ryan" di Spielberg e le pellicole della Bigelow) ha proprio rifondato il film di guerra e l'ha portato nel nuovo millennio aggiornando le tecnologie con tutti a seguire. E sì, magari in opere come "Prometheus" e "Alien Covenant" avrebbe potuto avvalersi di una scrittura migliore ma anche in quei film ci sono talmente tante intuizioni estetiche e bellezza che, tipo, un Villeneuve a caso c'ha bisogno di 3 film validi per recuperare sul piano formale.
Pure questo TLD, ha veri e proprio quadri in movimento, a volte desunti anche da opere pittoriche vere e proprie il cui gusto e ricercatezza non s'improvvisano. Quindi sì, anch'io gli contesto quelle 3-4 pellicole nel recente passato che mi sarei evitato ma ecco, ad avercene...
La polemica sui cinemarvelloni è un po' fine a se stessa, Scott dovrebbe inoltre sapere che oggi un ragazzo , autonomamente, con difficoltà guarda un film di due ore, non ha la mitologia del cinema, ha caratteristiche cognitive diversissime e bisogna rimodulare la comunicazione. Tre ore a vedersi questo film? Non esiste.
Io li batterei sullo stesso piano, Scott fatti dare Thor!!!!
Visto pure io.
Pellicola poderosa, avvincente, intensa, fino alle battute finali da autentico cardiopalma, non sapevo quale fosse la giustizia degli uomini e quale fosse quella di Dio. Non sapevo per chi patteggiare, non sapevo se dovevo affidarmi pure io al Dio ma quello della pellicola, ed accettare il suo verdetto.
Il Dio Scott, colui che ha avuto l'indubbio merito di aggiornare il genere storico, proponendolo alle nuove generazioni in un'aspetto parecchio più appetibile e con un tipo di epicità moderna che altrove, non si trova - o quasi -
Cmq basterebbe dire che è un film di Ridley Scott.
Serve altro? visivamente magnifico, curatissimo nella fotografia, e nei costumi, storicamente attendibile (stessa squadra vincente, non si cambia) il duello finale è quello dentro di noi, e anche io penso che non vi sia alcuna prospettiva. Jodie Comer poi con quel sorriso indecifrabile ed ambiguo nell’epilogo mi la lasciato pieno di dubbi, e chiude una pellicola davvero magistrale.
Li ha usati i tutti per soddisfare il suo desiderio di maternità ? ha incalzato gli eventi affidandosi solo alla giustizia divina? ha avuto soddisfazione per l’onta subita? Sa che quel bambino è dell’uomo che ama e che era un amore impossibile? È stata vittima degli eventi? Le Gris voleva aver salva la vita in un ultimo disperato appello all’amico? Ha detto il vero negli ultimi istanti di vita?
C’entra qualcosa forse la madre di Carrouges?
Ammetto candidamente di avere un autentico feticcio per Harriet Walter (madre di Enrico VII in The Spanish Princess) mi sono innamorato della sua recitazione sempre arcigna e dei suoi intrighi di corte. Quindi io non riesco a anche a fornire un’ulteriore lettura. L’unico punto di vista che non cambia in tutta questa questa intrigante storia è quello della severa ed aspra madre di Carrouges che non solo sembra piuttosto contrariata dal matrimonio del figlio, ma pare anche non perdonare alla bellissima Marguerite i diversi problemi nel letto coniuguale con il marito. L’unica prospettiva che rimane immutabile, è la sua ma devo rivederlo. Ed inoltre, analizzando gli incastri come un neofita Poirot se ne va proprio quel giorno lasciandola volutamente senza servitù, contravvenendo agli ordini del figlio, e anche quel dialogo che Scott ci fa vedere in cui disquisisce amabilmente di formaggi, la dice lunga, in effetti la vecchia SEMBRA avere un rapporto con la cognata, ma s’inasprisce quando si parla di eredi e dovere coniugale. La suocera sa che qualcosa è successo durante la sua assenza? E quel dialogo così pregno “anche io sono stata stuprata” sembra indicare non recriminare una violenza, ma una necessità, un dovere da compiere, in un modo o...nell’altro. Come facevano i due uomini a sapere che Marguerite fosse sola nella tenuta? E se tutto fosse stato opportunamente architettato per farla rimanere - ad ogni costo - incinta? Cosa che all’epoca era fatta assai spesso, basta vedere il ramo cadetto dei Tudor, o gli York. Arturo che sposò una cattolica spagnola per volere del Papato ma morì prima di diventare re. E così la vedova fu imposta al secondogenito, secondo alcuni già ingravidata
Assieme a Dune il mio MOTY.
Condivido la sensazione, il discorso sui dettagli che cambiano in base alla percezione poteva essere interessante La fuga di lei sulle scale, che nella versione di Le Gris è "preparata" dal suo togliersi le scarpe, mentre in quella di lei vengono perse nella stessa
, ma è poco approfondito, il resto è piuttosto piatto, con personaggi sin troppo già visti (Pier e il Re) nella loro caratterizzazione.
Interpreti bravi e in parte, ma dovendo orientarsi su una storia plausibile, ma almeno graziata da una narrazione più sentita, con lo stesso Driver andrei su "Storia di un matrimonio"...
Credo sia un errore fondamentale pensare che questo film utilizzi la formula di Rashomon.
E' chiaramente detto che la versione di Marguerite non è il suo punto di vista ma semplicemente
"la verità" e che da quel momento diventa implicito che le due versioni precedenti sono il come
vivevano le vicende i due uomini.
Tutti i capitoli si intitolano "La verità di...". E meno male, altrimenti sarebbe il film più sessista della storia, asserendo implicitamente che per una donna si possa dare una versione oggettiva e per gli uomini no.
Il mio comunque era un rilievo tecnico, più che contenutistico. Come i film stile giorno della marmotta, devi essere un drago del montaggio, oppure la sensazione è di aver visto n volte lo stesso film. Io qui ho dovuto fare due belle pause al termine delle prime due "verità" perché avvertivo la fatica della visione. Sensazione acuita dalle tinte troppo scure.
Purtroppo la nottata ha aggravato il giudizio, ci sono punti centrali della vicenda che per me non hanno senso:
1. Già i rapporti tra i due ex-amici sono complicati dalla vicenda causa/possedimenti, che cazzo ti viene in mente di farti la moglie dell'altro. Tanto più che il personaggio non è particolarmente negativo.
2. La versione di Jacques non sta in piedi, foss'anche solo la percezione che ne ha lui. E' 100% stupro con anche un codazzo di aggravanti (inganno, intrusione, coinvolgimento di un complice, premeditazione). Non so voi ma 10 secondi di sesso su un tavolo, da vestiti, tenendo ferma lei al termine di un filotto di reati non è esattamente il mio ideale di sesso consensuale. E ripeto, questa è la versione di lui che difende anche in punto di morte. Impossibiile da prendersi sul serio, cosa che neutralizza il climax del film.
3. Che il protagonista ne esca a tinte via via più fosche ci sta, però tutta la manfrina con la cavalla e lo stupro domestico finale... No, basta, ABBIAMO CAPITO GRAZIE.
Infine, credo che questi film debbano avere il coraggio di liberarsi il più possibile della CG, che comunque si sgama a un chilometro e va a inficiare il senso di immersione storica conseguito altrove con costumi, oggettistica, ecc.
Appena visto.
Per me è stato un tuffo nel XIV secolo, quasi una lezione sul modo di pensare e di ragionare di quei tempi ma senza la pesantezza di un'approccio didascalico. Mi sono veramente ritrovato in quell'epoca, non mi è venuto da fare nessun parallelismo o paragone con la situazione odierna, metoo, sessismo, eccetera.
E quello che mi ha maggiormente stupito è che al momento del duello speravo quasi che vincesse il colpevole, Le Gris, nonostante fosse inequivocabilmente uno stupratore, perché onestamente mi era più simpatico del suo avversario. Sul serio. Incredibile quello che può fare una buona narrazione.
Son d'accordo con chi dice che Scott dovrebbe lasciar perdere gli alieni: che continui a girare film come questo, che ce ne fossero!