Spoiler, non leggere se non si è visto il film.
Questa è la scena con cui si apre il film. Cosa ci ricorda?
Pochi si sono accorti che Scott si è preso la briga di scrivere il seguito di
Blade Runner attraverso
Alien. E non è sempre chiaro come il sottotesto determinante di questo nuovo ciclo sia la religione, intesa come rapporto tra immanente e infinito.
Fondamentalmente,
Prometheus e di
Covenant narrano una storia fatta di creatori e creature e del rapporto negato dei primi nei confronti delle seconde. L’idea alla base è che la ricerca dei propri artefici conduca inevitabilmente all’afflizione delle proiezioni di se stessi verso chi ci ha dato la vita. Proiezioni che vengono negate senza fornire alcuna spiegazione (gli Ingegneri nei confronti dell’uomo) oppure disattese a causa della natura limitata del creatore stesso (le risposte con le quali Weyland liquida uno speranzoso David). Questo ultimo aspetto è ripreso in due parti, il dialogo di David con il marito della dottoressa Shaw in
Prometheus- “
Ti abbiamo creato solo perché ne siamo stati capaci” a cui David risponde laconico “
Immagini la delusione se il suo creatore dovesse risponderle così…” e poi il già citato incipit di
Covenant, in cui David realizza che la sua natura di sintetico lo farà sopravvivere a Weyland, ponendolo su un piano esistenziale diverso.
L’elemento religioso dicevo…Non sarà sfuggito il continuo richiamo alla fede degli esploratori spaziali, sia della dott.ssa Shaw (attraverso il simbolo del crocifisso) e rispetto alla fede del comandante Chris Oram in
Covenant, a cui si aggiungono anche gli indizi delle scene tagliate ed eliminate, in cui altri membri dell’equipaggio della Covenant pregano poiché ebrei. Pensiamo poi al pianeta di
Prometheus Lv-223, da cui relativo passo della Bibbia del Levitico (
Lv appunto) parla della proibizione che devono seguire gli uomini che vogliono avvicinarsi alle cose sacre. proibizione poiché impuri per accostarsi al Santo. E che dire dell’inizio di
Prometheus, in cui l’ingegnere dona se stesso per iniziare la vita sulla Terra? Un chiaro riferimento al mito psicologico indiano, Purusha, il macrantropo, «
uomo primordiale», dal cui smembramento nacquero le varie parti del cosmo e il principio di individuazione. Il mito ha come corollario il principio opposto di reintegrazione dell’uno e del tutto, che è il fine perseguito dai vari sistemi filosofici indiani. Gli atomi sono controllati dall’Essere Supremo che sacrifica se stesso al mondo, tutto il suo sapere e il suo corpo, per donare la vita dal mondo, da cui deriva, per discendenza diretta, l’essere umano.
Ma attenzione, Scott, a questa e da altre pellicole, non ha una buona opinione della religione organizzata, nel senso che, come si evince da due film, essa è il goffo tentativo umano di spiegare l’Assoluto, deformandolo, con l’errore del “finito” che prova a spiegare “l’infinito”, costringendolo in categorie umane. E’ l’errore di
hybris di Weyland (che infatti incontra un fato amaro), ma al contempo, è una necessità umana quello di rapportarsi a Dio, di superare la morte, di spiegare l’ineffabile. Religione come strumento di una creatura abbandonata di rapportarsi a chi l’ha respinta. Questo è il destino della limitazione alle prese con il proprio, invalicabile limite.
Attenzione, David farà la stessa cosa, come viene detto magistralmente nella scena tagliata dell’inizio film (maledetto Scott, hai tagliato una linea di dialogo determinante!), egli è un “falso dio”, non potendo creare la vita naturalmente, decide di crearla artificialmente,
alien, “alieno” come un oggetto che si possiede ma non si capisce, sintetico che crea la deformità attraverso la sua idea distorta di vita. Questa prerogativa di David è alla base del disprezzo che prova per il suo successore, Walter, incapace di creare.
Il cerchio di chiude allegoricamente: la creatura abbandonata cerca un modo per ripristinare la propria derivazione divina, nel senso di rapporto con il creatore. Per farlo deve superare lo scarto, materialmente (il viaggio della Prometheus) e allegoricamente (la religione), così come David vuole superare la propria sinteticità ed eliminare la differenza tra Creatore e Creature dando vita a un organismo ultimativo. Il distacco genera “
mostri”, il culto religioso come l’alien. Rivedere il film per confermare, sta tutto lì, nascosto nelle pieghe del racconto in pure stile simbolico di Ridley Scott, come il
proto alien crocifisso nel laboratorio di David, profeta post-apocalittico nella mesta necropoli.
Con in più la cancellazione della causa: David non ammette che a crearlo possa essere stato un essere così limitato e debole in pensiero e volontà, come l’uomo. Per questo lo vediamo sterminare gli Ingegneri, risalendo di causa in causa, il suo desiderio è di eradicare alla base il principio dell’errore e della sofferenza. Oltre al fatto che, per me, il destino della dott.ssa Shaw non è quello narrato da David, e alla base dell’odio che prova per gli Ingegneri ci deve essere qualcosa legato alla fine di quella persona. Che stando all’antefatto, sembrava praticamente amare e proteggere.
E che dire del fatto che il processo di creazione dei neomorfi ammetta il passaggio attraverso l’uomo? Quello che sembrava qualcosa di distante e alieno (
alien appunto) in realtà è circolarmente legato alla sua origine terrestre, in senso proprio ontologico. Un’ulteriore prova della sovrapposizione tra l’umano e l’ignoto.
Insomma, le opere di Scott sono criticabili quando dipendono psicologicamente dal capostipite (l’astronave, l’equipaggio, la sottrazione ecc., il lato debole del film) e questo è un loro limite. Ma quando si tratta di idee forti e di realizzazione estetica (in questo senso Scott non solo non è peggiorato anzi) i suoi film sono sempre densi di significato ed affascinanti oggetti di studio.