Fumare è una figata.
Il gesto di tenere qualcosa tra le dita e portarla alla bocca in modo costante e ripetuto, come un intercalare, che da il tempo a una discusione, o a un gioco, o alla fruizione di un film; la sensazione del fumo caldo che riempie i polmoni e poi li svuota, misurando il respiro; l'immedesimazione, il trastullo psicologico di imitare mille gesti di mille eroi rudi-vissuti-decadenti a cui ci abitua un secolo di cinema, e qualcuno in più di letteratura.
E qualche decina ancora di ottime argomentazioni.
Purtroppo fumare fa anche schifo, per un sacco di motivi che valgono meno la pena di essere elencati.
Tutta sta nel capire per noi stessi quale dei due aspetti pesa di più, o comincia a pesare di più, prendere l'altro piatto della bilancia e sotterrarlo per sempre. Senza preferenze: è il senso di colpa e la frustrazione che uccide, non il tumore.
Dopo sette anni (di cui cinque tabacco senza filtro, ogni volta che ci penso mi viene male) tutto d'un tratto quest'estate ho deciso che per me il gioco non valeva la candela, e ho trovato un ottimo compromesso: scrocco
un tiro quando sono circondato da fumatori e mi viene voglia, ma mai più di uno a giornata.
Così soddisfo quel poco bisogno di nicotina rimasto, non ho trasformato la cosa in un martirio e ho perso progressivamente la dipendenza: dopo sei mesi mi accorgo di passare anche una settimana senza che il mio corpo richieda quell'unica dose giornaliera concessagli.
Le uniche eccezioni: addirittura una sigaretta intera qualche settimana fa in un momento di particolare bisogno, ma non ho ricominciato; e una meravigliosa fumata al narghilè molto goduta
Naturalmente ho ricominciato a farmi le canne, che avevo smesso tempo prima per altri motivi. Molto di rado comunque, e con più gusto.
Non credo di potermi definire nè un ex-fumatore nè un non-fumatore, ma piuttosto uno stronzo che ha felicemente archiviato l'argomento.
Avanti al prossimo problema^
Gaissel