Questo piccolo grande amore: assieme a Iago (vado sulla fiducia perché non ho avuto la forza di andare a vederlo) il peggior film italiano dell’anno. In teoria avrebbe dovuto essere una versione all’amatriciana di Across the universe, con le canzoni di Baglioni al posto di quelle dei Beatles (come partire col piede sbagliato insomma), ma all’atto pratico, oltre alle litanie der tufello, meravigliosamente didascaliche (nella canzone sia parla di uno che piange e nel film…si vede uno che piange) , si invoca lo sterminio per i ragazzetti che interpretano la storia d’amore più banale e stupida vista di recente. Dialoghi atroci, script al minimi, però 3 milioni di euro li ha portati a casa.
Push: puttanata fantascientifica che fa il verso a Jumper. Lì zompavano di continente in continente, qua spingono cose o hanno altri poteri idioti tipo l’olfatto radar, l’urlo killer e la scorreggia tonante. Sceneggiatura piattissima e senza il minimo colpo di scena, cast poco omogeneo (basta con Chris Evans supereroe!) svogliato e disattento, regia poco ispirata, salvo in un paio di sequenze ben realizzate. Un film di cui nessuno sentiva il bisogno, pubblico in primis. Drammatica Dakota Fanning, quindicenne anoressica ex bambina prodigio che dovrebbe mettersi a magnare di brutto e stare lontana dai set fino alla maggiore età.
I love shopping: appena passabile trasposizione del bestseller della Kinsella. In breve è una sorta di Diavolo vesta Prada in versione povera ma più divertente. Isla Fisher è piuttosto anonima ed il cast di supporto (John Goodman, Joan Cusack, Kristin Scott Thomas, quest’ultima doppiata con un insopportabile accento francese “snob”) sprecato. Qualche idea simpatica c’è, specie nella prima mezz’ora.Certo che visti i tempi che corrono parlare di shopping compulsivo sembra una presa per il culo. Molto anni 80’, ma per una serata con pulzella e cervelli spenti può essere passabile.