Ghost In the Shell (1995, Mamoru Oshii)
Non vi sto a dire che non me l'ero visto mai. Non so come faccio avere certe mancanze, le ho e basta.
Poco da dire perché siamo di fronte a quella perfezione formale che i giapponesi hanno nei migliori dei casi,
sia nella forma che nel contenuto.
Forma, perché è bellissimo, punto. Non sembra un quadro ma sembra vero in certi scorci di città, viene da chiedersi come hanno fatto.
E poi la fisicità dei protagonisti, sintetizzata dallo sforzo supremo effettuato da Motoko nel finale, contro il Fuchikoma.
Ci credo che Tarantino poi l'ha chiamato per la parte anime di Kill Bill...
E poi il contenuto, e che contenuto!
Gli spiegoni giapponesi anche qui non mancano e in tutta la loro "affascinante" cripticità
(magari, anzi SICURO il doppiaggio non aiuta).
Al tempo, provava ad azzeccare cosa sarebbe successo con questa novità, l'internet
(che credo che all'uscita di Blade Runner era praticamente solo immaginabile, in quanto diverrà pubblica
solo nel 1991..) e tutto il suo immenso flusso di informazioni impermeabili al tempo.
E, visto che il trucco "Cyborg o non cyborg?" era già andato, si cercava di analizzare fin da subito
che significa essere un cyborg, essere un essere pre-fabbricato.
Riuscendoci alla grande.