Sto per cominciare a leggere quel libro, inchiesta su gesù, mi interessa moltissimo il tuo parere.
Ho legiucchiato i primissimi capitoli per ora e mi sembrava documentato molto bene.
Mi sembra si parti dall'idea idea che tutto il cristianesimo sia una creazione della chiesa e che il messaggio di gesù sia stato in qualche modo frainteso, forse sopravvalutato.
Cercherò di essere breve, che in 'sti giorni lavoro un botto e non ho tempo per discussioni impegnative:
Premessa del libro: parlare del Gesù storico, non del Gesù filtrato da Vangeli, Chiesa, teologie, confessioni, tradizioni, ecc.
Tesi del libro: è possibile parlare di questo Gesù (nel senso che c'è materiale per farlo) e il Gesù che ne esce non è quello della Chiesa, non ha fondato il cristianesimo, non aveva nessuna intenzione di segnare una differenza dall'ebraismo, e soprattutto non era Dio.
Gli argomenti: studi molto selettivi (ve lo ricordate Hans Kung? E' stato ospite da Ferrara, è quel teologo dissidente svizzero che, incalzato da Socci, ha fatto una figura di merda incredibile), e analisi che per chi non è uno storico, un esegeta e un conoscitore della lingua ebraica suonano molto molto convincenti.
Un esempio su tutti: il Padre Nostro. Che derivi da una preghiera ebraica è cosa nota a tutti i fedeli informati (l'argomento è trattato con dovizia di particolari anche nella Bibbia recentemente pubblicata dal Corriere, che personalmente ho trovato molto ben fatta). I quali però sanno che la differenza cristiana sta tutta in quel "Padre nostro". La figlialità da Dio nella Bibbia era poco presente e solo in relazione a Israele tutto. Israele era figlio di Dio.
Cristo prende la preghiera ebraica e la inserisce in un contesto di relazione che solo lui può inaugurare, perché solo lui è Figlio consustanziale di Dio. Questa inimità esclusiva è espressa dal termine "Abbà", del tutto inedito nella Bibbia. Più vicino al nostro "babbo/papà" che non a "padre". Dalla comunione intima con Cristo poi, siamo tutti eletti Figli, e quindi possiamo pregare dicendo "Padre nostro". Non "Padre mio", in quanto a partire dalla rivelazione cristiana è la comunione con Cristo il viatico a Dio ("Io sono la via", "Io sono la porta dell'ovile", ecc.), e l'appartenenza a una comunità di figli il requisito indispensabile per una vita cristianamente autentica.
Augias/Pesce glissano tranquillamente su tutto questo, propongono la preghiera in italiano sostenendo che anche un ebreo potrebbe recitarla senza doversi convertire. Uno legge e cosa fa? Ci crede.
Io ho preso il libro senza saperne nulla, quindi senza pregiudizio alcuno. Semplicemente, mentre leggevo confrontavo le tesi esposte con quanto sapevo e andavo di volta in volta a confrontare con altre analisi per vedere quali trovavo più convincenti. Risultato: Augias/Pesce perdevano sempre.
Perchè, contrariamente a quanto dichiarato in apertura del testo, sostengo che sia un libro scritto in malafede: semplice, non fa quello che dice.
1)Gli autori partono senza dichiararsi. Non si sa insomma (a meno che non li si conosca già per altre vie) se siano credenti, laici, ecc. Dichiarano semplicemente di voler esporre dei fatti, da cui poi ciascuno in tutta libertà trarrà le proprie conclusioni.
2)Precisano anche che la ricerca storica non obbliga alla fede ma tantomeno la sbugiarda.
3)Infine, si propongono come fonte autorevole, denunciando come normalmente ci sia tanta curiosità da parte laica sulle materie di fede, in ragione della quale il pubblico è molto credulone su qualsiasi testo sull'argomento che non venga dalla Chiesa.
A questo risponderei:
1)per scrivere un libro così, tanto valeva dichiararsi subito schiettamente negazionisti. Gli argomenti sono esposti per mostrare in vistosa contradditorietà la dottrina/storia ufficiale e nel testo aleggia l'ironia. Non è pertanto un libro "trasparente". Le nozioni vengono esposte in maniera motlo parziale e tirando il giudizio del lettore tutto da una parte.
2)Questo vale per la ricerca storica in generale. Quella contenuta nel libro è palesemente mirata a demolire la fede nella chiesa cattolica.
3)Qui si fanno un po' un autogol, perché una volta mangiata la foglia, il lettore si rende conto che il loro testo è proprio uno dei tanti libri negazionisti in circolazione.
Nel merito, le questioni sono ampie e complesse. Capita però a fagiuolo la recente pubblicazione del libro del papa, che si incentra proprio sulla ricerca storica/esegetica della differenza marcata dal Cristo rispetto all'ebraismo e sulle modalità di progressiva rivelazione della sua divinità.
Chi volesse approcciare questi argomenti con onestà intellettuale e spirito di ricerca, potrebbe vivere anche come gioco il confronto tra gli argomenti dei due testi.