Ah il gameboy, la mia console preferita di sempre!
Oggetto dei miei desideri sin dalla prima versione, leggenda portatile tra i miei compagni di scuola delle elementari ( tra l'altro uno dei miei compagnetti aveva sia lui che il game gear, un semidio della classe) in mio possesso solo ai tempi delle medie, in versione verde.
Ricordo ancora vividamente l'offerta sul volantino del Carrefour (all'epoca unico ipermercato di riferimento nella ridente Cosenza), Game Boy di un colore a scelta in bundle con uno sconosciuto, per me, DrMario.
“Evvai, non quella palla di tetris” (che ingenuo...)
Altrettanto vividamente ricordo il breve dialogo con la commessa mentre apriva la vetrinetta:
“Di che colore lo vuoi?”
“Trasparente!”
“C'è solo nero o verde”
“...”
“...”
“...”
“...”
“...Vabbè dai, facciamo verde”
Tra l'altro il bundle era molto casereccio, con un adesivo appiccicato sulla normalissima scatola. Una poracciata partorita dalla Gig?
Fatto sta che mi arrangiai con DrMario per un po', ma presto lo scambio dei giochi con amici/parenti mi permise di apprezzare meglio la consolina; mia compagna di giochi a casa, in cortile con gli amici, a scuola (un pochino dai), nelle gite con i miei.
Il resto era risparmio perenne per comprare nuovi giochi, scelti semplicemente scrutando a lungo lo scaffale del Carrefour e sperando di non incappare in fregature.
Mi pentii solo di aver preso Star Wars, troppo frustrante, ma riuscii a finirlo. Solo una volta.
Adorai Wave Race e Tennis, con i quali giocavo in multiplayer con il mio migliore amico.
Consumai James Bond 007, che mi costrinse a imparare qualche parolina in inglese e a giocare a black jack.
Il canto del cigno e gioco praticamente della mia vita, Pockemon Rosso. Comprato anch'esso senza leggere alcuna recensione e completato solo perché il mio migliore amico prese la versione Blu per mera scelta estetica. Quel gioco fu la nostra droga, specie quando scoprimmo le evoluzioni scambiandoci i Pokemon.
Uscivamo assieme, e parlavamo di pokemon.
Andavo a casa sua, parlavamo di pokemon.
Ci allenavamo in palestra (quella reale), parlavamo di pokemon.
Una volta un tizio nello spogliatoio ci disse “ragazzi scusate se vi interrompo, vi ho sentito parlare di una visita alla centrale elettrica, posso sapere a cosa vi riferite?”
Ci guardammo, lo guardammo...”La centrale elettrica che si trova dentro Pokemon!”
Il gelo.
Organizzammo anche un minitorneo tra amici vari, ma non ci fu nessun vincitore perché nella finale che vedeva me come partecipante l'avversario fu costretto ad andare a casa perché il papà passò a prenderlo. Rimandammo a data da destinarsi, io ancora attendo.
Una volta completato il gioco, niente fu più lo stesso. Saltai il Game Boy color per prendere direttamente l'advance, ma qualcosa era cambiato, io ero cambiato.
Ogni tanto, quando rientro giù in Calabria dai miei, rimetto le pile e infilo la cartuccia di Pokemon Rosso. Non ho mai sovrascritto l'unico salvataggio, è tutto ancora lì. Faccio un giro veloce con la bicicletta, guardo fiero il mio set di Alakazam e ripenso a quel periodo meraviglioso.