Quasi 13 anni insieme. Mi sento spezzato, svuotato, senza direzione, non riesco a mangiare, non dormo, domani vado al lavoro e non so nemmeno se rientro post ferie, cosa farò. Non mi ama più, dice. Non ho avuto il coraggio di fare il grande passo andando a convivere, lei di aspettare è stanca, lei che dice che con 900 euro ce la potevamo fare. Ma ormai non le interessa più. Oggi sono spezzato, non ho più interesse in nulla, non riesco nemmeno a piangere, forse è vero, non ho avuto coraggio, forse sarebbe successo dopo, non lo so, lo scrivo ma forse dovrei cancellare. È come rimanere sveglio, nemmeno risvegliarsi, con una parte di te che non c'è più. La parte più bella, quella che ti svegliavi con lo scopo di rendere felice. Quella che ami, che ti ha reso una persona migliore con la dolcezza, la tenerezza, l'amore, tutto.
Massimo supporto, come da tutti gli altri.
Prendendo spunto, se vuoi, da quello stesso pizzico di (sano) cinismo che ti ha portato a fare la scelta più sensata, ossia rifiutare la convivenza, vado un passo oltre per offrirti un punto di vista che immagino tu stesso abbia in qualche modo già considerato.
Anticipo che sarò indelicato, veniale, ma nel tuo post hai messo un numero. Forse non intenzionalmente, forse un indizio che viene dal tuo stesso subconscio. Un indice di ciò che sapevi da tempo e che ti ha portato a troncare (mentre la sua risposta è stata di riflesso).
E questo, da solo, porta più o meno automaticamente ad una considerazione banale.
Qual è stato (se c'è stato) il suo contributo economico alla causa?
Cadrò nel banale specificando che NON DEVI rispondere, non in questa sede.
Ma certamente _devi_ farlo nella tua testa, per capire cosa fare.
Se la risposta è che lo sforzo è stato solo ed esclusivamente a senso unico (il tuo), passa oltre e non guardarti indietro (la faccio facile...). E a quel punto credo che Giobbi ci abbia preso...
Se da lei non è venuta solo una richiesta, ma anche una spalla su cui appoggiarsi... allora,
al tempo, fai di tutto per ricucire.