Black Swan incontra NonSoloModa?Siamo pronti :yes:Scimmione...
Il film su The Legend of Zelda che aspettavamo tutti
Il film su The Legend of Zelda che aspettavamo tutti
No, paura non è un sentimento che suscita questo filmOttimo :yes:
Sai babaz credo che Refn sia uno di quei registi che vedi per non farti domaniA San Patrignano piace questo elemento.
Che arrivi gratis sulla mia card della 3 :yes:
Arrivato!
Questa settimana vado.
:yes:
Figatona... hai l'hardware necessario per farlo andare come si deve?
devo mettere l'impianto audio a palla o spararmelo in cuffia di notte?
Non era un commento banale come può sembrare, caro... mi riferivo al setup necessario per goderne come al cinema, visto il tipo di film.
Quando lo vedrai ti sarà chiaro.
Dalle parti di Black Swan, non so se in meglio o peggio. Siamo lì inutili e pretenziosi entrambi.
Dalle parti di Black Swan, non so se in meglio o peggio. Siamo lì inutili e pretenziosi entrambi.
:no: :no: :no:
Black Swan l'ho trovato molto meno figo di quanto mi avevano detto (forse avevo troppo hype, lo ammetto, pensavo ad una roba che "mamma mia mi esplode il cervello")
Finalmente, con enorme ritardo, l'ho visto e...
...l'ho trovato semplicemente ridicolo.
Chi mi conosce sa quanto io straveda per Refn ma in TND ho trovato solo vuoto pneumatico immerso in una ricerca dell'inquadratura fine a se stessa, in un tema trattato in maniera che definire superficiale è già fargli un complimento e con un uso sistematico della simbologia didascalico e infantile.
Bocciato su tutta la linea tranne che per fotografia e colonna sonora, tutto il resto è completamente vuoto.
Peccato, non mi sarei mai aspettato un buco nell'acqua così ampio da parte del, forse, miglior regista della sua generazione.
Finalmente, con enorme ritardo, l'ho visto e...
...l'ho trovato semplicemente ridicolo.
Chi mi conosce sa quanto io straveda per Refn ma in TND ho trovato solo vuoto pneumatico immerso in una ricerca dell'inquadratura fine a se stessa, in un tema trattato in maniera che definire superficiale è già fargli un complimento e con un uso sistematico della simbologia didascalico e infantile.
Bocciato su tutta la linea tranne che per fotografia e colonna sonora, tutto il resto è completamente vuoto.
Peccato, non mi sarei mai aspettato un buco nell'acqua così ampio da parte del, forse, miglior regista della sua generazione.
Uhm... Al di là dell'incredibile gusto di Refn per luci, colori e prospettive, a cui aggiungo una colonna sonora splendida, il film mi ha lasciato poco. Non mi ha convinto nemmeno la recitazione, in molte scene.A me era piaciuto molto ma sono sicuro che rivedendolo perderebbe gran parte del suo fascino iniziale.... Visivamente superbo sì ma con molti limiti che intaccano, diciamo così, la sua "longevità.
E tutto è eccessivamente didascalico, indeciso se abbracciare o meno il surrealismo tipico dei film di Refn.
Lo fa poco, e secondo me è dove perde vigore. Avrebbe potuto essere il più Lynchiano dei suoi film, ma perde forza progressivamente fino al finale, inatteso ma, a mio avviso, decisamente poco riuscito.
Ma qualsiasi definizione se ne voglia dare, rimane un'opera più vicina all'arte, al divertissement d'autore, che non a un prodotto d'intrattenimento. E quindi, da valutare con criteri altri.
Avevo perso The Neon Demon al cinema, e dopo averlo visto a casa un po' ne sono dispiaciuto. Perché essendo fortemente basato sull'estetica, è un film che andrebbe goduto in un ambiente che ne valorizzi al massimo i colori, i suoni, i bianchi, le musiche, i contrasti, i silenzi, i neri, le assenze.
Pazienza.
In ogni caso, finalmente l'ho visto. E potrei provarlo a vendere come un capolavoro, se non fosse che mi rendo conto sia un'opera estremamente divisiva, totalmente asservita a una concezione artistica forte, personalissima, e pertanto sicuramente opinabile.
La storia, ridotta al minimo, potrebbe essere raccontata in un cortometraggio. Eppure, il regista ne fa un'opera di due ore. Due ore che sembreranno tanto più lunghe quanto più si ascolterà il proprio orologio interno anziché ci si perda nella sontuosità di una narrazione così dilatata da sembrare eterea.
Il montaggio infatti si rifiuta di usare accelerazioni o rallentamenti, tutto focalizzato com'è a tenere sempre e solamente a fuoco le sorprendenti costruzioni della fotografia, gli strepitosi intrecci tra musiche e scene, i definitivi passaggi negli atti che non permettono allo spettatore né di tornare indietro con la memoria, a cercare il perché si sia arrivati a quel punto, né di immaginarsi il possibile sviluppo, per svicolare da una situazione sì attesa ma risolta comunque diversamente da come si sarebbe ipotizzato.
La tensione del montaggio è tutta qui. Nell'ancorare la visione al presente, nel non concedere spazi altri che non siano propri del film. O si è dentro, e lo si vive come un'esperienza al limite dell'arte performativa; o si è fuori, e allora qualsiasi critica sensata è pure legittima, e altranto pure al di là del merito.
Idealmente diviso in tre atti, mostra ben presto di essere interessato poco alle vicissitudini dell'iniziale protagonista e di voler invece mostrare la disumanità di un ambiente che ha la sua ragione d'essere nel piacere effimero della bellezza naturale, nella ricerca spasmodica e delirante di una bellezza artificiale, nella violenza come unico mezzo per la sopravvivenza. Per arrivare a questo obiettivo, la narrazione fa un uso minimalissimo dei dialoghi mentre privilegia scene oniriche, simboliche, dalla struttura asettica, riflettendo così visivamente la freddezza emotiva dei personaggi coprotagonisti. E seppure la fotografia sia a dir poco curatissima, anche nelle scene più cruente la regia mantiene sempre il timone ed evita di rendere pulp dei momenti che, decontestualizzati e raccontati a ignari, creerebbero perlomeno un senso di disagio, se non di netto fastidio. Invece, no; qui assecondano sempre la visione generale: fare una critica ferocissima al mondo della moda, usando il suo stesso linguaggio.
Promosso come horror, in realtà potrebbe essere sbrigativamente descritto come un film sui vampiri d'oggi, con le architetture gotiche sostituite dalle superfici di acciaio su cui riflettono luci stroboscopiche, e con gli organici cori di archi inghiottiti da cupe sonorità sinstetiche. Ma qualsiasi definizione se ne voglia dare, rimane un'opera più vicina all'arte, al divertissement d'autore, che non a un prodotto d'intrattleienimento. E quindi, da valutare con criteri altri.