Ho finito Klonoa 2, a una ventina d’anni da quando lo finii su PS2. Non so se avrò le energie per farlo al 100%: è proprio in questa sfida che il gameplay di Klonoa, da ottimo, si fa improvvisamente ottuso, con il range inesistente dell’attacco accoppiato alle collisioni troppo precise (sì, sembra una bestemmia, ma garantisco che sarete d’accordo con me) e a un’inerzia che non sempre convince. Dover ripetere l’intero livello se sbagli una sezione con il raddoppiatore di gemme è micidiale, specialmente nei lunghissimi livelli più avanzati del gioco. Le vite reperibili sono troppo poche per permettersi di morire e riprovare dall’ultimo checkpoint.
E poi, be’, c’è l’imbarazzante fatto che Klonoa 1 è nettamente il gioco migliore dei due.
20 anni fa la sfida era tra un grezzo gioco low-poly a bassa risoluzione su PS1 e un sequel in spettacolare cel-shading su PS2, e il balzo tecnico faceva sorvolare sul design generale. Ma oggi la superiorità sonora, narrativa, registica e di level design di Klonoa 1 è immediatamente evidente. Door to Phantomile è una gemma di gioco, lo è sempre stato, ed è bene continuare a tramandarlo nel tempo.