Mi ha deluso un pò, mi aspettavo molto dalla famigerata prima parte intimista, e invece mi ritrovo con una serie di eventi telegrafici che poco dicono e poco approfondiscono, non aggiungendo assolutamente niente a quanto già detto in passato sul personaggio, e paradossalmente ho preferito proprio la seconda parte, dove la potenza visiva di Snyder viene fuori dando spessore se non al personaggio, quantomeno alla sua fisicità.
Speravo che finalmente qualcuno avesse il coraggio di rimettere in discussione le, secondo me, ridicole premesse di tutti i Superman che l'abbiano preceduto, ovvero il fatto che un Dio immortale possa ispirare gli uomini a migliorare e compiere grandi imprese, quando è sempre attraverso i loro avatar mortali che si compie il difficilissimo trait d'union tra i due mondi, mentre al Dio immortale si chiede solo di agire al posto nostro, esattamente quello che fa Superman per campare. Anche qui Superman viene educato da un padre ad essere un esempio per gli uomini, senza mai esserlo non rischiando di fatto nulla nel fare quello che fa, e dall'altro a nascondersi da una umanità "piccola, stupida e cattiva, a cui non bisogna ricordare che i titani camminano in mezzo a loro" (citazione purtroppo mancante, nelle parole e negli eventi). Mi sarei aspettato una riflessione potente e coraggiosa, un Superman che si accorge di non essere di alcun esempio, che le persone di lui ricordano solo che i loro cari muoiono, mentre lui sopravvive sempre, e che allora forse, in qualche modo, bisogna morire, o fare finta di morire... e poi rinascere per poter creare davvero una ispirazione per il mondo.
Forse sbaglio a farmi il soggetto cucito addosso alle mie aspettative, ma sinceramente quella che ho visto a schermo è una sontuosa rappresentazione audiovisiva (si, la colonna sonora mi è piaciuta), a cui manca totalmente l'ossatura di sostegno, la sceneggiatura, un pò come certi trailer di Halo. La componente intimista e di scoperta di sè di fatto non esiste, Kal'El girovaga senza meta nè scopo per una manciata di minuti fino a quando non scopre, per puro caso, le sue origini, nel mezzo nessuna domanda, nessuna riflessione a parte dei flashback visti e rivisti e triti e ritriti (con alcune inquadrature su dondoli e giochi francamente inutili nella loro autoreferenzialità), nessuna reazione del mondo alla sua presenza reale o immaginata, la storia si concentra tanto su una intimità pallida e quasi catatonica(sia nei contenuti che nel modo di metterla in scena) da dimenticarsi dell'importanza degli esseri umani e del loro punto di vista di fronte a questo essere.
Purtroppo forse solo Miller è riuscito a restituirci un Superman "importante", e lo ha fatto proprio parlando di Batman e degli uomini in generale...
Lois Lane insopportabile con quegli occhi continuamente arrossati e lacrimanti anche quando ride, e Zodd è un avversario talmente stereotipato che da risultare l'unico quantomeno coerente col risultato finale, che ho trovato piacevole, ma assolutamente deludente considerando le premesse e, volendo, il materiale a cui attingere per creare un film su Superman che ne mettesse a nudo le contraddizioni e le debolezze proprio nei parallelismi con quella figura religiosa, che qui ci si limita a citare debolmente con la stessa fiaccia facilità con cui si piazza una cisterna sullo sfondo con la scritta LexCorp...("S" che vuol dire "Speranza" in questo senso è il massimo della tristezza, considerando la genesi escatologica completamente differente)
Snyder continua a piacermi, ma per funzionare bene bisogna dargli in mano una sceneggiatura con le palle, e Goyer è capace di tutto fuorchè di questo.