Nel lungo ed interminabile mese (sigh) che mi ha separato dalle piattaforme streaming non ho fatto che progettare la visione di HoD non appena sarei riuscito a dedicarmici e alla fin fine, l'ora è giunta. Finalmente direi. Mi mancavano sul serio dialoghi lunghi e ben costruiti, draghi e scopate clandestine a tutto spiano. Mi mancava quella cosa che si chiama
"gravitas del racconto" mi mancavano il dio pathos, sorella serietà, monarca dramma, sentivo l'assenza di personaggi memorabili, e chiaramente un po' di sangue e merda per condire il tutto, non lo disprezzo di certo.
Sopra ogni cosa, mi mancava una bella serie fantasy con polpa, e sapete quando fa centro un serie fantasy?
È semplice. Quando si addentra così bene dentro le spire del racconto da farti dimenticare che si tratta defacto, di una serie fantasy, te ne accorgi giusto quando spunta una testa di drago dalla cornice, o quando un personaggio del racconto dice
"ah ma noi abbiamo i draghi"«Come i drag? ah sì, è vero che ci sono i draghi...mi ero scordato...»
Si dirà "è lenta" - "è troppo prolissa" - si diranno cose, come sempre.
Io direi piuttosto fatta bene, non lenta o prolissa, fatta bene.
Oh, come mi mancavano i lunghi silenzi, la fotografia curata, gli spicchi di luce che irrompono dai cascami delle tende, sguardi indagatori che scrutano le anime, vili menzogne raccontate con l'innocenza di una puttana di un bordello, che spergiura che tu sia il primo cliente.
Mi piace, anzi adoro letteralmente che la serie sia tutta incentrata su una "questione famigliare, che si concentri tutta sul ramo principale e su quello che potremmo chiamare ramo cadetto, perché c'è così tanto da dire sugli ingarbugliati intrecci di questa famiglia, un groviglio di amori, scappatelle, promesse di matrimonio, disparità e dissidi, da riempire 20 stagioni. E l'impianto funziona egregiamente, con il suo ritmo, lento e compassato, ed i suoi guizzi improvvisi, che ti fanno risuonare i bei tempi del vecchio GOT.
C'è qualche rammarico solo quando parlano di aspetti vecchi per noi spettatori, che poi, paradossalmente per i protagonisti di questa vicenda sofferta sono il futuro.
Quando parlano della profezia di Azor Ahai (Il principe che fu promesso) o di una minaccia che arriva
"con il freddo e la morte" stringe un po' il cuore, sai esattamente a cosa si riferiscono...avrei voluto vederla quella "roba" da questo team di lavoro, non quello di D&D.
Anche perché abbiamo visto che razza di merda sia il futuro della serie, grazie naturalmente a quei due dementi, loro e il loro fantoccio di Re.
È onestamente un peccato pensare che questo non possa essere (in qualche modo) un sequel, perché meriterebbe senza alcun dubbio l'immeritato successo della S7 e della S8, non fosse altro che per dignità acquisita ed aver dimostrato di saper scrivere le cose. Una piccola nota di disappunto è la poca empatia dei personaggi sulle prime e la totale (o quasi) mancanza di battute rozze ma fondamentalmente simpatiche (un guascone alla Thérion manca sul serio, qualcuno che insomma alleggerisca il racconto).
Mancano anche alcune peculiarità significative dei diversi personaggi, perché a parte le albine chiome, alcuni personaggi sono un po' pirandelliani, in cerca di autore, non c'è poi moltissima differenza su cosa dicono o come lo dicono ed è un peccato, forse colpa del recast di metà serie, per motivi strettamente cronologici. Ci avevano visto bene i maligni a dire che sarebbe stata una storia con una Daeneris
more of the same ma con più draghi. Peccato che abbiano usato questa idea due showrunner incapaci, meritava HoD di "usare" questa idea, non loro. E anche oggi ho infamato D&D.
Unpopular opinion: Il ramo cadetto dei Velaryon con attori di colore per me è un po' ridicolo, e siamo sempre al solito punto. Non è inclusività, non è rappresentazione, non è politica, è piuttosto ridicolo che Hollywood continui nella sua infruttuosa, assurda, guerra, per me le politiche d'identità, ora sono diventate una vera religione per le major. Io sarò sempre un eretico pronto a bruciare sul rogo dei progressiti ma secondo me questo blackwash è un po' forzato. Anche gli attori di colore sembrano stranamente fuori ruolo...come se non gli appartenesse, come se non lo sentissero.
In definitiva è quasi shakespeariana, teatrale, lunghi silenzi, niente oscene americanate, personaggi straordinariamente aderenti, attori dentro la parte, musiche ispirate, un botto di draghi, ogni scena è ben scritta e ha ragione di essere ed esistere.
Promossa?
no, no, no,
letteralmente da divorare, da far vedere a quelli che pensano che il fantasy non possa essere
"serio"